Avere una grande dotazione finanziaria e la flessibilità per spenderla non è garanzia di successo immediato, come dimostrano i tentativi in corso da cinque anni per dare un futuro alla città dell’Ilva
- Per quasi cinque anni ha sonnecchiato, accumulando risorse e progetti ma con una capacità di spesa vicina a zero. Negli ultimi mesi, complici il passaggio sotto la presidenza del Consiglio e una struttura più agile e, si è rivitalizzato.
- L’obiettivo del Cis, ossia Contratto istituzionale di sviluppo, è riconvertire l’economia di Taranto spezzando il cordone ombelicale con la grande industria.
- E’ la prova generale di come potrebbe funzionare il piano Next Generation Eu nel resto d’Italia.
Per quasi cinque anni ha sonnecchiato, accumulando risorse e progetti ma con una capacità di spesa vicina a zero. Negli ultimi mesi, complici il passaggio sotto la presidenza del Consiglio e una struttura più agile e, si è rivitalizzato in vista di un obiettivo ambizioso: riconvertire l’economia di Taranto spezzando il cordone ombelicale con la grande industria.
L’acronimo è Cis, ossia Contratto istituzionale di sviluppo: è una sorta di contenitore con diversi macrointerventi per riqualificare e sviluppare la sofferente area ionica.
Si guarda soprattutto a due direttrici per reimpostare il futuro di una città da anni oppressa da Ilva e simili: da una parte il turismo che lega green e blue economy, dall'altra la salute, quanto mai attuale in questa fase. E’ la prova generale di come potrebbe funzionare il piano Next Generation Eu nel resto d’Italia.
Ci sono i cantieri già partiti come il nuovo ospedale San Cataldo che dovrà assistere una popolazione che da anni in lotta contro inquinamento e malattie. O come il corso di laurea in medicina e chirurgia che ha debuttato a Taranto qualche settimana fa. Per il riscatto turistico si punta invece sul mare: con un acquario green - progetto da 50 milioni di euro legato ai Giochi del Mediterraneo che si terranno in Puglia nel 2026 - e la costruzione degli yacht di lusso da parte di Ferretti si proverà a staccare la città dalla mammella siderurgica. L’asticella è alta, e l'impresa si è impantanata in ritardi e burocrazia quando a Taranto sarebbe servito ben altro tempismo.
I soldi non bastano
Eppure, quando viene siglato il 30 dicembre 2015, tutti si aspettano dal Cis una svolta repentina. Ci sono due operazioni apparentemente lontane tra loro ma in realtà ben connesse. Un bando internazionale propone l'Ilva a un nuovo partner privato. Parallelamente si avvia un nuovo percorso economico per Taranto. Il Cis dell’area di Taranto nasce sotto l’egida di Claudio De Vincenti, esponente di spicco dei governi Letta, Renzi e Gentiloni a trazione Pd. Prevede 33 interventi e una dotazione finanziaria iniziale di 863,8 milioni di euro. Solo che non ha funzionato.
Ilva va in mano ad ArcelorMittal e oggi sappiamo com'è andata, fino alla nuova partecipazione dello Stato con soldi pubblici per non far scappare i franco-indiani. Il Cis zoppica su tempi e organizzazione: 15 diverse stazioni appaltanti, 16 differenti fonti di finanziamento, solo 10 dei 40 intervisti portati a termine (pari al 7,7 per cento della dotazione finanziaria), e due terzi dei fondi non ancora utilizzati.
Nel passaggio dal governo Gentiloni all'era Conte (1 giugno 2018) lo stallo rimane. Il governo gialloverde prima e quello giallorosso poi guardano con diffidenza a quel Contratto, soprattutto per la farraginosità.
Luigi Di Maio, nella veste di vicepremier e ministro dello Sviluppo economico, fa due sortite a Taranto per riprenderne le fila, ma senza esiti apprezzabili: tutto sembra su un binario morto, pure per l’infografica del sito ufficiale aggiornata a marzo 2018.
Fino al 31 dicembre 2019, cioè in quattro anni, mentre la dotazione finanziaria cresceva fino a un miliardo di euro, sono stati spesi solo 327 milioni di euro, praticamente un terzo della cifra. Nel semestre giugno - dicembre 2019 solo 13 interventi sui 30 ancora in corso evidenziano un avanzamento di spesa, pari a 14,3 milioni di euro in tutto. Altro che svolta per la città ferita dalle ciminiere dell’Ilva.
«Ci sono ancora da spendere 680 milioni di euro su interventi già in esecuzione o in progettazione», denuncia il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il tarantino Mario Turco, il 5 marzo di quest’anno, «di questo passo per arrivare al traguardo occorrerebbero oltre dieci anni». Ma proprio quel giorno il Cis passa sotto l’ombrello della presidenza del Consiglio dopo la parentesi dello Sviluppo economico. Il senatore eletto nelle liste dei 5 Stelle da allora coordina il lavori. Il soggetto attuatore del Cis è Invitalia che a Taranto è entrata anche nella società che gestirà l’Ilva. In pratica, un piede in due scarpe: si finanzia la siderurgia allungandogli la vita e si mettono in piedi progetti e spezzare la dipendenza della comunità dall’acciaio.
I simboli della rinascita
La fase 2 del Cis può guarda dunque al turismo e alla sanità. L’Acquario Green di Taranto prevede la creazione di un Osservatorio sul Mar Piccolo per la tutela della biodiversità, la ricerca universitaria, la valorizzazione della mitilicoltura locale e la riabilitazione di specie marine protette. Oltre ai fini scientifici, l'acquario vuole essere la leva turistica per i Giochi del Mediterraneo 2026 che si svolgeranno a Taranto.
Il costo complessivo è di 50 milioni di euro, la progettazione è stata già avviata e dovrà terminare entro la fine del 2021, l’affidamento dei lavori entro il terzo trimestre 2022 e la conclusione dei lavori entro il 2025. Per la riqualificazione del mare sono in corso anche la bonifica e la messa in sicurezza dell’ex yard Belleli, l'area del porto di Taranto che un tempo ospitava l'azienda che costruiva piattaforme petrolifere. Al suo posto sbarcherà a Taranto il gruppo Ferretti di Forlì: costruirà o suoi yacht di lusso con un investimento di oltre 120 milioni di euro, di cui 35 pubblici, e con 400 assunzioni dirette.
Il Cis ha poi approvato l’attivazione del corso di laurea in Medicina nel palazzo che era la sede locale della Banca d’Italia. Al plafond da 8 milioni di euro per l’acquisto dell’immobile e i primi allestimenti si aggiungono 3,2 milioni per interventi di restauro e 2 milioni per attrezzare i laboratori scientifici e didattici.
La sede è stata inaugurata lo scorso ottobre dal premier Conte. L’obiettivo a medio termine è il raggiungimento dell'autonomia formale dell'Università di Taranto. Infine, è partito anche il cantiere per la costruzione del nuovo ospedale con 715 posti letto, 70 ambulatori, 28 sale di diagnostica e 19 sale operatorie. Un'opera da 122,4 milioni di euro finanziata dal Cis: i lavori sono inziati a fine ottobre con tempi di consegna dichiarati di 399 giorni, lavorando anche di notte: per consentire agli operai di concludere l’opera entro la fine dell’anno prossimo, un’ordinanza del Comune permette di lavorare ventiquattro ore su ventiquattro in deroga al divieto di fare rumore durante la notte. E questa sembra per ora l'accelerazione più concreta dell’elefantiaco Cis di Taranto.
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