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L’Eliseo ha fatto sapere che non accoglierà i 3000 migranti dall’Italia e ha attaccato la gestione di Meloni. Salvini anticipa le nuove misure: multe e sequestri per le ong.
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Tajani ha parlato di «toni esagerati» da parte della Francia che «ha un problema con noi» e spiegato che «abbiamo posto un problema politico, non contro Francia e Germania».
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La presidente del Consiglio, per ora, sta adottando la strategia della rincorsa a Salvini, che rischia di essere però fallimentare dal punto di vista dei rapporti europei, da cui l’Italia dipende non solo per le questioni migratorie ma anche per quelle legate al Pnrr.
La Francia non ha intenzione di abbassare il livello dello scontro sui migranti, né la tensione politica con l’Italia. Il rifiuto italiano di accogliere la nave Ocean Viking, poi sbarcata nel porto di Tolone, e le dichiarazioni successive del governo Meloni hanno, infatti, fatto saltare tutti i tavoli diplomatici tra Parigi e Roma.
Il portavoce del governo, Olivier Véran, ha detto che la Francia «non accoglierà 3.000 persone» attualmente sul territorio, «di cui 500 entro la fine dell'anno», come previsto nel quadro del meccanismo di solidarietà europea. La ragione di questa deliberata violazione degli obblighi è che «l'Italia non mantiene l'impegno fondamentale nel meccanismo di solidarietà europea», ovvero quello di far sbarcare nei suoi porti i migranti, dunque anche la Francia non manterrà la promessa presa e addirittura chiede sanzioni.
Non solo, al confine italo francese di Ventimiglia stanno continuando i rigidi controlli a tappetto dei francesi, per bloccare l’ingresso dei migranti, con 500 uomini ai punti di frontiera e gendarmi che controllano i mezzi in transito, provocando lunghe code per attraversare il confine.
La presa di posizione durissima però non è solo pratica ma anche politica. Véran, infatti, ha aggiunto che «Giorgia Meloni è la grande perdente in questa situazione».
La risposta italiana
In attesa del consiglio dei ministri degli Esteri, per la prima volta da quando la crisi con Parigi è cominciata, ha preso la parola il titolare della Farnesina, Antonio Tajani. A mezz’ora in più, il ministro ha parlato di «toni esagerati» da parte della Francia che «ha un problema con noi» e spiegato che «abbiamo posto un problema politico, non contro Francia e Germania». L'Italia «non può essere l'unico luogo di arrivo» e «quest'anno sono arrivati 90 mila Migranti in Italia», ha spiegato, chiedendo un «piano Marshall per l'Africa e una strategia a breve, medio e lungo termine». Nessun problema, «nè con la Francia, nè con l’Europa», però.
Anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che gestisce il dicastero direttamente titolare della gestione dei porti, ha provato ad abbassare la tensione, parlando di «fratellanza antica e la necessarietà di un percorso comune» con i francesi. Anche se, «andiamo avanti nell'interesse dei cittadini».
Con Giorgia Meloni impegnata al G20 di Bali dove incrocerà anche Emmanuel Macron, però, i toni del dibattito politico sono lasciati a Matteo Salvini.
Il titolare delle Infrastrutture continua a fare il controcanto alla presidente del Consiglio sul tema migratorio, incurante dei tentativi di abbassare i toni di Tajani. Ieri ha anticipato via Twitter il «pugno duro del governo sugli sbarchi» con una stretta in vista sulle ong attraverso «multe, sequestri e più controlli». Dovrebbero essere questi, quindi i nuovi provvedimenti sull’immigrazione che Meloni aveva annunciato senza però entrare nel merito.
Salvini, però, spinge in una direzione ben precisa: toni belligeranti nei confronti degli altri paesi Ue, ripresa dei decreti Sicurezza e l’obiettivo di avere strumenti per bloccare le navi delle organizzazioni umanitarie. Tra le indiscrezioni, inoltre, circola anche quella della possibilità per il Viminale di limitare o vietare la sosta delle navi per motivi di sicurezza. Insomma, un recupero della politica dei porti chiusi del 2019 e la volontà di incidere soprattutto sull’attività delle ong.
Del resto, proprio in questa direzione andava anche la dichiarazione congiunta che Piantedosi ha firmato con Malta, Cipro e Grecia, che chiedeva il rispetto delle leggi internazionli da parte delle Ong e che «tutti gli Stati di bandiera si assumano le loro responsabilità».
L’isolamento
Il rischio per il governo Meloni, però, è quello dell’isolamento rispetto all’Europa. Non a caso, la presidente della commissione Esteri Stefania Craxi ha ricordato che «In politica estera è sempre meglio abbassare i toni, usarla per fare polemica è sempre una cosa sbagliata». Questa è anche la linea di Forza Italia che, pur considerando spropositata la reazione francese, sta lavorando perchè il governo Meloni ricucia lo strappo.
Per una dichiarazione di Forza Italia che tenta di spegnere l’incendio, però, ne arriva una della Lega di segno opposto. La presidente del Consiglio, per ora, sta adottando la strategia della rincorsa a Salvini, che rischia di essere però fallimentare dal punto di vista dei rapporti europei, da cui l’Italia dipende non solo per le questioni migratorie ma anche per quelle legate al Pnrr.
Il risultato è quello di un governo che, nelle sue prime due settimane, ha una comunicazione non univoca, scivola in errori diplomatici come la nota di palazzo Chigi prima delle dichiarazioni ufficiali dell’Eliseo sullo sbarco della Ocean Vicking e fomenta una divisione tra paesi mediterranei e Nord Europa.
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