Dopo la sconfitta elettorale e in attesa del riposizionamento del Pd, l’ex campo largo cerca di organizzarsi in vista delle regionali nel Lazio, ma sul tavolo resta la questione – secondo Conte all’origine della crisi di governo – del termovalorizzatore di Roma
Mentre il Partito democratico cerca di risolvere i suoi problemi interni dando avvio al congresso che dovrebbe mettere a fuoco identità e obiettivi del partito, all’orizzonte inizia a stagliarsi il traguardo delle elezioni regionali nel Lazio. In attesa delle mosse del Pd ci sono sia M5s sia Terzo polo.
La giunta uscente giallorossa è in difficoltà dopo la spaccatura a livello nazionale e, nonostante il lavoro dei pontieri, non è chiaro se almeno in Regione si potrà conservare l’alleanza, che in questo momento include anche esponenti del Terzo polo.
Il nodo irrisolto
A indicare l’elefante nella stanza è Carlo Calenda, che cita l’argomento all’origine dello strappo tra i giallorossi: il termovalorizzatore che sarà costruito a Roma prima del Giubileo del 2025. Secondo il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, è stata proprio la norma che stanziava i fondi e affidava al sindaco di Roma i poteri necessari per costruire l’impianto la provocazione che ha fatto venir giù tutto. «Il Pd ci ha messo due dita negli occhi» diceva all’indomani delle elezioni.
Oggi, le opposizioni devono decidere se correre unite contro una destra che rischia di strappare loro anche il governo del Lazio. L’assessora alla Transizione ecologica Roberta Lombardi, volto storico del Movimento laziale e plenipotenziaria dei rapporti sul territorio col Pd, dice che l’argomento non è più di sua competenza, liquidando le critiche di Calenda: «Ritengo che il tema del termovalorizzatore sia pretestuoso, tutti i provvedimenti approvati in consiglio e in giunta sono stati votati all’unanimità. Evocare un tema divisivo, fuori dalla nostra portata perché la norma nazionale ha esautorato la Regione, non è un indice di un approccio costruttivo» spiega in un’intervista al Corriere della Sera.
Contemporaneamente, sul Tempo Roberto Gualtieri racconta il progresso del progetto: «Tutto procede secondo la tabella di marcia. Ho presentato il piano rifiuti che è stato sottoposto alla Valutazione ambientale strategica» spiega il sindaco. «Vogliamo iniziare i lavori per la costruzione del termovalorizzatore entro la fine dell’anno prossimo». Per allora, alla Pisana sarà in carica già un’altra giunta. Il colore è incerto, ma di sicuro c’è l’opposizione dei Cinque stelle in Campidoglio.
Candidatura complicata
La costruzione del termovalorizzatore sulla carta è anche in contraddizione col piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti, steso insieme da Pd e M5s. Era questa una delle argomentazioni portanti dei grillini per scagliarsi contro la costruzione dell’impianto, e adesso c’è da capire in che termini la questione sarà posta in un eventuale accordo di alleanza.
L’altra questione in ballo è quella della candidatura. Mentre il Pd sta valutando chi sia l’uomo più adatto tra il vicepresidente Daniele Leodori e l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato (che ieri ha avuto un incontro con il segretario), Lombardi spiega che è prematuro parlarne, «ma semmai dovessero verificarsi le condizioni per un campo largo progressista dovrà essere una candidatura unitaria e inclusiva di tutte le componenti della coalizione». Una possibilità che tuttavia le sembra uno «scenario improbabile». Figurarsi avere la certezza che i nomi tra cui sta scegliendo il Pd possano andare a genio ai Cinque stelle laziali.
Anche perché resta sul tavolo l’offerta di Calenda al Pd, che chiede di sconfessare l’accordo con i Cinque stelle per andare avanti con un’alleanza come quella rotta prima delle elezioni con Enrico Letta.
© Riproduzione riservata