La maggioranza ha presentato un emendamento che sopprime articolo per articolo tutto il disegno di legge. L’accusa di Rizzetto (FdI): «Non ha copertura». Il ministro degli Esteri: «Serve un salario ricco, perché non siamo nell’Unione Sovietica in cui tutti avevano lo stesso stipendio», e mostra la sua rinuncia a parte degli emolumenti. In Commissione Pd, M5s, Avs fanno slittare il voto
La battaglia sul salario minimo è cominciata. Il disegno di legge presentato dalle opposizioni che fissa la retribuzione ad almeno 9 euro l’ora è in discussione in commissione Lavoro. La maggioranza ha presentato un emendamento che lo elimina articolo per articolo, oggi è partito il voto delle proposte di modifica, e i parlamentari di opposizione hanno deciso di rinviare il più possibile il voto. I commissari presenti si stanno alternando in interventi con l'intento di far slittare il più possibile il via libera dell'emendamento stesso, che è stato rinviato a mercoledì.
Fratelli d’Italia non vuole cedere: «Ci sono delle parti di questa proposta di legge unificata che, obiettivamente, non possono convincere. Molto banalmente, questa è una proposta che non ha alcuna copertura finanziaria, quindi, se e qualora non fossimo noi a cercare di porre un rimedio, molto banalmente sarà la commissione Bilancio che darà un input negativo rispetto a questa proposta», ha detto il presidente della commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto (FdI), a margine della discussione degli emendamenti.
Il capogruppo in commissione Lavoro del Pd, Arturo Scotto, ha chiesto alla maggioranza di ritirare l’emendamento: «Il problema fondamentale di questo paese non è l'immigrazione, ma l'emigrazione di centinaia di migliaia di giovani che rifiutano i salari da fame e scelgono di andare all'estero o si rifiutano di lavorare per 700 euro al mese».
Per Scotto «è un dovere civico per il parlamento intervenire a difesa delle lavoratrici e dei lavoratori poveri e sfruttati. Il parlamento si prenda uno spazio di libertà rispetto al governo. Occorre uno scatto. E lo scatto è il ritiro dell'emendamento soppressivo e, dopo una discussione franca, l'approvazione della legge sul salario minimo legale. Nessuno e nessuna può lavorare sotto i nove euro, altrimenti è incitazione allo sfruttamento».
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è finito al centro delle polemiche per aver commentato: «Serve un salario ricco, perché non siamo nell’Unione Sovietica in cui tutti avevano lo stesso stipendio». Nel pomeriggio è arrivato pure il tweet: «Per i lavoratori si lotta non con la retorica, ma con i fatti concreti. Ecco la lettera con la quale ho rinunciato a 468mila€ di indennità transitoria da commissario europeo per lasciarli ai cittadini in difficoltà a causa della crisi economica».
Il primo round
Indipendentemente da come andrà a finire in commissione, il testo verrà riproposto integralmente in Aula il prossimo 28 luglio e anche allora la minoranza ha promesso che continuerà a difendere il testo.
© Riproduzione riservata