- Negli ultimi giorni, Lega e Movimento 5 stelle si trovano sempre più spesso alleati nell’opposizione alle restrizioni anti Covid del governo. I due partiti sono contro l’introduzione dell’obbligo di super green pass sul luogo di lavoro, ma tanti sono ostili anche all’idea di un obbligo vaccinale.
- Non è la prima volta che i due partiti si ritrovano fianco a fianco, anche dopo la fine del governo gialloverde. Anche sulle manovre in vista del Quirinale i contatti tra i due esponenti più pragmatici dei movimenti, Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti, non mancano.
- Nell’ambito di un accordo quadro che leghi il destino di palazzo Chigi a quello del Colle, infatti, prende quota in area leghista l’ipotesi di lavoro di Giorgetti come presidente del Consiglio a tempo e Draghi al Quirinale.
Tra Movimento 5 stelle e Lega si registra un nuovo avvicinamento. I due partiti si sono trovati fianco a fianco nelle proprie battaglie soprattutto negli ultimi giorni: su questioni come il super green pass e l’eventuale introduzione di un obbligo vaccinale parti consistenti dei gruppi parlamentari si trovano dalla stessa parte.
Non è poi un segreto che, in vista delle elezioni del presidente della Repubblica, i contatti tra i leader delle ali più pragmatiche dei due partiti, Giancarlo Giorgetti da un lato e Luigi Di Maio dall’altro, vadano avanti da settimane ormai, a volte con la partecipazione del leader di Italia viva Matteo Renzi.
La strada per un compromesso del Movimento 5 stelle con il Centro e il Centrodestra, insomma, è tutt’altro che sbarrata. Alcune frange della Lega auspicano poi che l’accordo quadro su cui si trovi l’intesa preveda che, dopo che Mario Draghi imboccherà la via del Colle, a palazzo Chigi si insedi proprio Giorgetti, con una soluzione di compromesso che traghetti i parlamentari a fine legislatura con la benedizione del nuovo presidente della Repubblica, con cui l’intesa è ottima.
Non è un caso che Giorgetti non perda occasione di spiegare ai suoi fedelissimi che, nel contesto di una maggioranza così divisa al proprio interno, il suo lavoro al ministero dello Sviluppo economico è difficile e procede con lentezza: un modo indiretto per rendersi disponibile anche ad altri incarichi, qualora l’elezione di Draghi al Quirinale, e la conseguente riorganizzazione del governo, dovesse andare in porto.
Chi lo conosce bene vede ulteriori segnali del fatto che il ministro si sta mettendo in gioco. Come per esempio il colloquio avvenuto in aula, davanti a tutti, tra il riservato Giorgetti e il presidente della commissione Esteri Piero Fassino. Nella Lega c’è poi chi scommette sul rientro nel Pd di Massimo D’Alema, memore della sua citazione storica: «La Lega c’entra moltissimo con la sinistra, non è una bestemmia».
I tormenti a Cinque stelle
Dopo che anche una leader interna come Virginia Raggi si è esposta contro l’obbligo vaccinale, è probabile che l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato del Movimento 5 stelle per definire la linea darà ulteriore prova dell’intesa che sta tornando tra i due partiti. «D’altra parte, se abbiamo firmato un contratto di governo insieme, i punti d’intesa c’erano», dice un deputato leghista.
In effetti, il Movimento è diviso anche sull’opportunità di mandare in Dad i bambini non vaccinati. Sul tema degli obblighi vaccinali diretti o indiretti il leader dei Cinque stelle Giuseppe Conte finora non ha voluto prendere posizione, rinviando la decisione alla riunione di oggi che si preannuncia complicata.
Se poi servisse un’ulteriore conferma del fatto che qualcosa nei Cinque stelle si sta muovendo, basta guardare alle parole del vicepresidente Michele Gubitosa, che qualche giorno prima di Natale non ha esitato ad aprire anche a una figura di destra come candidato per il Colle. Ma Giorgetti conosce il Movimento e sa che non c’è da fidarsi delle sue anime divergenti e contraddittorie.
Mentre la trattativa per l’accordo con la Lega corre sotterranea, infatti, il presidente Conte ha finalmente indicato come suo nome per il Quirinale Silvana Sciarra, giudice della Corte costituzionale, il capodelegazione dei ministri Cinque stelle Stefano Patuanelli auspica che Draghi rimanga a palazzo Chigi e Gubitosa sostiene che «Draghi premier è un vantaggio».
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