Il centro di controllo in Puglia sarà accorpato con quello di Roma, i parlamentari della maggioranza protestano contro il loro governo. E Fitto è costretto a rimangiarsi una sua vecchia battaglia
Un altro sgarbo del governo al sud con la cancellazione del centro di controllo (Acc) dell’Enav, la società per l’assistenza e il controllo aereo, a Brindisi: l’ennesimo dopo le forzature sull’autonomia differenziata e la mancanza di investimenti a favore del Mezzogiorno. Con una beffa ulteriore: sono arrivati fondi europei per lo sviluppo degli aeroporti nel meridione.
Ma i progetti vengono spostati altrove. L’operazione ha aperto una crepa a destra con i parlamentari della maggioranza che hanno protestato contro il governo. Bocciando sonoramente la decisione assunta. Insomma, uno scontro tra la destra in parlamento e quella al governo.
Fitto in retromarcia
Alla Camera è stata infatti presentata un’interpellanza in cui viene dichiarata «l’insoddisfazione» di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega verso le decisioni assunte dai capi dei loro partiti, oggi alla guida di vari ministeri.
Il dito è puntato in particolare verso i ministri Giancarlo Giorgetti, a capo del Mef maggiore azionista dell’Enav, Matteo Salvini, che da titolare dei Trasporti è competente per materia, e Raffaele Fitto, che è ministro del Sue e ha un ulteriore interesse territoriale: la Puglia è la sua roccaforte elettorale. La storia inizia negli anni scorsi, con il piano industriale dell’Enav per il periodo 2018-2022, che prevedeva il dimezzamento degli Acc, i centri di controllo appunto. Le sedi di Padova e Brindisi saranno rispettivamente accorpate a quelle di Milano e Roma.
Una decisione che scatenò la reazione Fitto, nel ruolo di europarlamentare, che aveva denunciato lo «smantellamento» della struttura a Brindisi con tanto di invito al governo «a fare pressioni sull’Enav perché rivedesse il Piano industriale». Poi ci sono state le elezioni anticipate, al governo è andato lo stesso Fitto e la società controllata dal Mef ha confermato lo stesso piano industriale. Senza che Palazzo Chigi battesse ciglio.
Di fronte a un affronto di queste dimensioni, il centrodestra pugliese non ha potuto fare ancora finta di niente: ha chiesto al governo di prendere una posizione. Da qui nasce l’interpellanza a Montecitorio sottoscritta da Mauro D’Attis, Andrea Caroppo e Vito Di Palma, deputati di Forza Italia, condivisa con Saverio Congedo, Giovanni Maiorano e Dario Iaia di FdI, e Salvatore Di Mattina della Lega.
Investimenti dirottati
E non solo. C’è un ulteriore cortocircuito che potrebbe portare la vicenda davanti alla Corte dei conti. L’Enav, secondo quanto riferito dall’atto depositato alla Camera, ha ricevuto «circa 34 milioni di euro, dei quali 25,5 provenienti dall'Unione europea e altri 8,5 dal fondo di rotazione», proprio per la sua presenza al Sud. Destinata a ridimensionarsi. «Se tu utilizzi i fondi europei e, poi, l’investimento lo sposti da un'altra parte, mi devi dare le spiegazioni e, probabilmente, le devi dare a qualcun altro», hanno messo nero su bianco i parlamentari del centrodestra.
La sottosegretaria all’Economia, Sandra Savino, ha comunque cercato di motivare la scelta del governo: «Il centro di controllo d’area di Brindisi sarà riqualificato in un hub per la gestione delle torri digitali di controllo da remoto, dal quale si gestiranno i movimenti di 13 aeroporti del Centro-Sud Italia». Prefigurando addirittura un incremento degli investimenti per un intervento che, nei fatti, avvierà un downgrade del centro di Brindisi. I lavoratori dovranno valutare l’opzione della mobilità volontaria o comunque accettare un altro ruolo.
Dunque, il trasferimento da Brindisi a Roma sembra inevitabile perché il personale dei centri di controllo ha una qualifica diversa rispetto a chi, invece, deve supervisionare e gestire le torri da remoto. C’è poi un aspetto che emerge da alcune indiscrezioni, che confermerebbe la tendenza nordista del governo: a Brindisi si vuole procedere subito al cambio di destinazione dell’Acc, a Padova invece si prevede una maggiore gradualità.
La chiosa dei parlamentari pugliesi di destra rende l’idea delle conseguenze: «Invece di determinare sviluppo, sembra che stiamo favorendo un’operazione finanziaria di una società governata dal ministero dell’Economia».
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