In un’intervista rilasciata al Corriere il neo segretario del Pd, Enrico Letta, torna sulla questione della parità di genere. Garantisce che la scelta di due donne a capo dei gruppi parlamentari è «solo il primo passo» all’interno del partito e propone le «università democratiche» come metodo di reclutamento
Due donne a capo di Camera e senato per rappresentare i gruppi parlamentari del Partito democratico. Sono state scelte Simona Malpezzi a Palazzo Madama e Debora Serracchiani a Montecitorio. Un risultato frutto della determinazione di Enrico Letta che in un’intervista rilasciata al Corriere ha detto: «La situazione del Partito democratico che ho trovato è incrostata di un maschilismo e per romperlo c’è bisogno di gesti forti. Io faccio il rompighiaccio».
Un gesto necessario secondo il neo segretario del Pd visto che gli ultimi tre congressi dei dem hanno avuto ben nove uomini candidati alla segreteria. C’era bisogno di un gesto di rottura netto, ma garantisce che questo è soltanto «il primo passo» verso un obiettivo che è «quello di garantire la parità e la presenza delle donne».
Le quote rosa
Per quanto riguarda le quote rosa Letta dice che «sono una soluzione brutta» ma non ci sono tante altre alternative. «La questione chiave è quella dei vertici – afferma al Corriere – quando si arriva a competere per una posizione apicale c’è sempre un uomo. Non è soltanto questione di politica».
Tuttavia spiega: «Una vera parità ai vertici è possibile se cresce un universo di persone di sesso femminile che stanno già vicine a quelle responsabilità. È per questo che chi critica le quote rose nei consigli di amministrazione sbaglia. Prima di quella legge, le donne che facevano parte dei cda erano una, due per cda e normalmente erano la figlia o la moglie del presidente dell’impresa. Invece oggi nel nostro paese si è creato un grande insieme di donne che facendo esperienza sono in grado di diventare amministratori delegati e presidenti delle stesse imprese».
Correnti e reclutamento
Per quanto riguarda le correnti è convinto che siano legittime «le aree culturali» e «le differenze di pensiero ed è anche legittimo che si organizzino». Ciò che è sbagliato, spiega, «è che questo finisca per sclerotizzarsi, in un’organizzazione eccessivamente dominata dalle correnti che occupano tutti gli spazi della vita di un partito».
Sui nuovi metodi di reclutamento Letta afferma di volersi basare su competenze e meritocrazia, ammette, però, che non si può avere «un parlamento tutto composto esclusivamente da professori universitari» e propone «di far nascere le università democratiche, un luogo dove si fa formazione e da dove escono persone che le cose essenziali le sanno». Non solo nuovi metodi di reclutamento, ma anche abolizione delle liste bloccate, «sono da sempre per l’introduzione di meccanismi che diano al cittadino la possibilità di scelta» conclude Letta.
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