Che rapporto c’è tra chi scrive e chi legge? Davvero i libri ci cambiano la vita? E perché il corpo non è più centrale? All’evento di Domani a Roma il dialogo tra i due scrittori, dal ruolo dell’intelligenza artificiale alla “fine” del campo letterario. Gamberale: «Sono un’autostoppista della cultura che usa i libri per salvarsi la vita». Siti: «Ma i romanzi sono una cosa e i manuali di self-help un’altra»
«Mi colpisce il rapporto che Chiara ha con i lettori, lei pensa che possano aiutarti e che tu possa aiutare loro. Che ci siano possibilità di scambio tra chi scrive e chi legge. Io invece non riesco a capire come i lettori di oggi, che non sono preparati a capire il presente, possano aiutarti in qualcosa», ha detto Walter Siti nell’incontro con Chiara Gamberale all’evento di Domani a Roma, in scena il 6 novembre al Tempio di Adriano.
«È perché abbiamo due percorsi diversi, io sono un’autostoppista della cultura. Ho cominciato a scrivere con incoscienza e la letteratura la uso anche per salvarmi la vita», gli ha risposto la scrittrice e conduttrice radiofonica, in libreria con Dimmi di te (Einaudi). «E qui c’è lo scambio tra lettori e scrittori: io guardo gli altri come se mi potessero salvare la vita, come se conoscessero il segreto. Ai lettori chiedo “voglimi bene” e poi “dimmi il segreto”».
«Io ai firmacopie tengo sempre gli occhi bassi, temo che mi chiedano qualcosa a cui non so rispondere. Mi imbarazzano e ho paura di entrare in empatia», ha ribattuto Siti nel panel dedicato a “I lettori, i corpi, le storie”. «Oggi tutti cercano di scrivere difficile e non puoi pretendere che siano i lettori a darti una mano: servirebbero gli scrittori del passato e i lettori del futuro. Anni fa mi dicevo “o faccio questo libro o mi ammazzo”, ora sono meno coinvolto in ciò che scrivo, perché i romanzi sono una cosa e i manuali di self-help un’altra».
Corpi virtuali
«Che fine faranno i corpi umani per come li abbiamo conosciuti finora?», ha chiesto ai due scrittori Beppe Cottafavi, curatore della sezione Idee di Domani e del mensile Finzioni. «Il corpo fisico diventerà integrato con le macchine, la sua era è praticamente finita. Ci saranno corpi “aumentati” diversi da quelli di oggi: non avranno bisogno di forza fisica, che ci sarà fornita dall’esterno», ha suggerito Siti. «Certo è che storicamente il corpo è stato al centro dell’universo e in futuro non sarà più così».
Per lo scrittore premio Strega, in libreria con C’era una volta il corpo (Feltrinelli), «in giro si vedono corpi che sembrano finti e pronti, naturalmente predisposti a essere fotografati. E con l’intelligenza artificiale si sta facendo un passo in più, verso corpi virtuali che non corrispondono a persone fisiche. Eppure iniziano a essere “veri”, ci sono persone che si innamorano di entità non reali: chissà se anch’io finirò per provare per corpi artificiali ciò che provo per quelli reali».
«Non penso, sei troppo sensibile!», lo ha interrotto Gamberale. «A me sembra che l’ossessione per i corpi, che soprattutto i giovani avevano fino a qualche tempo fa, ora sia venuta meno. Resta l’interesse per come si appare ma il corpo è come svuotato, non se ne parla a 360 gradi. Nel podcast Gli slegati ho intervistato una ragazza di 17 anni per cui il corpo “non serve”: non le interessa per nulla, sessualità compresa. Le ho chiesto come si abbandona e mi ha risposto “attraverso il cibo”».
Senza spazio
Verso la fine dell’incontro, parlando di letteratura e del valore delle storie, Siti si è chiesto cosa sia rimasto del campo letterario: «L’ho sempre immaginato come un recinto che racchiude la letteratura, un posto dove gli altri sono finzione. Oggi però è saltata la distinzione tra i generi e l’editoria è cambiata; l’accademia non dà giudizi di valore sulle opere e il giornalismo culturale intervista gli autori sulla loro vita privata. C’è ancora una letteratura che si riconosce come tale? Io mi sento abitante di un campo che forse non esiste più».
© Riproduzione riservata