In nome della lotta agli sbarchi di migranti l’Italia ha deciso di mediare a favore del governo tunisino con il Fondo monetario internazionale, che ha bloccato i prestiti al paese preoccupato dalla profonda involuzione anti democratica della nazione impressa dal presidente Kais Saied e che riguarda anche la questione migratoria.

A proposito dei flussi migratori in arrivo in Tunisia dall’Africa subsahariana, Saied aveva dichiarato l’esistenza di un complotto ai danni del paese e parlato di un mirabolante «piano di sostituzione etnica».

La mediazione italiana

Di fronte a queste dichiarazioni, a cui erano seguite episodi di violenza nei confronti dei migranti, che si sommano alla riforma costituzionale autoritaria eagli arresti degli oppositori, l’Fmi aveva deciso di non elargire i soldi. Ora però l’Italia vuole agevolare un accordo. 

«La stabilità della Tunisia è fondamentale per Italia, è il Paese nordafricano più vicino. Ho parlato con la responsabile dell'Fmi e ho messo sul tavolo la questione tunisina», ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Loro dicono 'o ci sono le riforme o noi non diamo i soldi'. I tunisini dicono che senza soldi non possono fare riforme. Io ho proposto di dare i soldi a tranche, se dopo la prima vanno avanti con le riforme si dà la seconda tranche» e così via, ha spiegato Tajani.  

Barche in pericolo al largo di Lampedusa

APN

Intanto dopo che il governo ha promulgato il decreto contro le organizzazioni non governative, la nave della ong Louis Michel, finanziata dall'artista Banksy, è stata messa in stato di fermo nel porto di Lampedusa per le violazioni del nuovo decreto: «Ci impediscono di lasciare il porto e prestare soccorsi in mare», fanno sapere dall’organizzazione non governativa. 

La nota della Guardia costiera

La Guardia costiera ha fatto sapere in una nota che «dopo aver effettuato il primo intervento di soccorso in acque libiche, la nave Louise Michel contravveniva all'impartita disposizione di raggiungere il porto di Trapani, dirigendosi invece verso altri tre barconi sui quali, peraltro, sotto il coordinamento Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, stavano già dirigendo in soccorso i mezzi della Guardia Costiera italiana. È questo il motivo che, ai sensi del cosiddetti decreto ong, ha portato al fermo della nave Louise Michel da parte dell'autorità marittima di Lampedusa».

Secondo la Guardia costiera le navi delle ong hanno anche ostacolato i soccorsi: «Le continue chiamate dei mezzi aerei ong hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione del Centro nazionale di coordinamento dei soccorsi, sovrapponendosi e duplicando le segnalazioni dei già presenti assetti aerei dello stato. E ancora a proposito della denuncia della Ocean Viking a proposito degli spari della Guardia costiera libica da una motovedetta regalata dall’Italia, la denuncia non è stata riportata al paese di bandiera, «come previsto dalle norme, bensì al Centro di coordinamento italiano, finendo anche questo col sovraccaricare il Centro in momenti particolarmente intensi di soccorsi in atto».

Ieri la nave Louis Michel veva soccorso, assieme alle motovedette di capitaneria di porto e guardia di finanza, alcuni barchini nel Mediterraneo sui quali viaggiavano diversi migranti provenienti dalla Tunisia. Secondo la legge avrebbe dovuto chiedere l’assegnazione del porto di sbarco. 

«24 ore fa le autorità Italiane hanno comunicato alla #LouiseMichel che la nave, dopo aver soccorso e sbarcato 180 persone, era bloccata  Nessun atto formale e motivato è stato ancora notificato. Al largo di #Lampedusa ci sono diverse barche in pericolo che chiedono aiuto», hanno scritto in un post in rete dall’organizzazione. 

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