La deputata correva per guidare il partito in Trentino. I probiviri l’hanno sospesa per 15 giorni dal partito e dietro ci sarebbe lo zampino di Urzì, l’attuale commissario che fa riferimento a Donzelli. Ambrosi, invece, è appoggiata dal ministro Urso
Altro che Fratelli d’Italia, quelli del partito di Giorgia Meloni sono sempre più fratelli coltelli. Questa volta, a ricevere una pugnalata nella schiena è stata la deputata Alessia Ambrosi, quarantunenne trentina in forte ascesa, ex esponente della Lega passata a FdI nel 2021, aggressiva e ambiziosa quanto basta per diventare un volto riconoscibile anche a livello nazionale. E tanto da essere anche – tra tutti i congressi locali in corso – l’unica candidata donna in Italia per la carica di presidente del partito locale.
Peccato che le manovre interne della fazione di FdI che fa capo al duo Giovanni Donzelli-Francesco Lollobrigida abbiano fermato la sua corsa. Due giorni fa Ambrosi ha rotto gli indugi e presentato la candidatura con il massimo delle sottoscrizioni richieste (120 firme semplici e 12 qualificate), ieri il collegio dei probiviri del partito l’ha sospesa per 15 giorni. Una condanna lieve, vista l’accusa apparentemente grave di non aver rispettato la linea del partito, ma sufficiente a impedirle di partecipare alla competizione.
La decisione è arrivata come un fulmine a ciel sereno su Ambrosi, che altrimenti sarebbe stata, senza difficoltà, la vincitrice del congresso. Dal suo gruppo era emersa una certa tranquillità rispetto alla chiusura senza conseguenze del procedimento interno. Invece la “condanna”, inaspettata, le costerà la carica di presidente di FdI trentino e rischia anche di aprire una insanabile faida a livello locale. «Neanche in Russia si è mai visto un sabotaggio del genere», è il commento più ripetuto dai sostenitori della deputata. E le linee sono roventi anche alla sede nazionale di via della Scrofa.
Secondo fonti interne Ambrosi è stata boicottata dal suo grande antagonista locale: il commissario provinciale attualmente in carica, il deputato bolzanino Alessandro Urzì, che è anche il suo grande accusatore davanti al tribunalino di FdI.
Urzì ha gestito la burrascosa campagna elettorale alle provinciali dello scorso ottobre in cui una parte di FdI puntava a candidare un proprio nome al posto dell’uscente leghista Maurizio Fugatti e ha coordinato la successiva formazione della giunta Fugatti, insieme a quella che poi è diventata la vicepresidente della provincia, Francesca Gerosa.
Le sue decisioni – anche per le modalità con cui sono state prese – hanno profondamento diviso il partito locale, con Ambrosi in aperto disaccordo. Anche per questo la deputata si è decisa a correre al congresso con il sostegno dell’altro senatore trentino, Andrea De Bertoldi.
Ora, con lo stop forzato, si apre la strada per la candidatura di Alessandro Iurlaro, uomo di Urzì e responsabile organizzativo locale, il quale ha aspettato a sciogliere le riserve ma che ora dovrebbe ufficializzare la sua discesa in campo per il congresso del 17 febbraio.
Fratelli coltelli
La dinamica, solo apparentemente locale, nasconde i riflessi di ciò che sta accadendo in vari territori dentro Fratelli d’Italia. L’esplosione elettorale del 2022 e l’aumento degli eletti hanno creato feroci contrapposizioni interne.
Nel Lazio, ad esempio, è andata in scena la contesa tra la corrente di Fabio Rampelli e quella capitanata dal ministro e cognato di Giorgia Meloni, Francesco Lollobrigida.
Anche il nord est è alle prese con uno scontro simile. A uno dei due poli c’è sempre Lollobrigida, dall’altro il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha nel Veneto la sua roccaforte ma vanta un forte radicamento a livello territoriale in tutto il Triveneto.
Nella contesa trentina, Urzì ha fatto leva proprio sul suo saldo rapporto con l’uomo macchina del partito, vicino a Lollobrigida, Giovanni Donzelli. Ambrosi invece ha come riferimento Urso, che del partito trentino è stato commissario nel 2018. Il ministro è stato a Trento a inizio febbraio e in quell’occasione l’ha di fatto incoronata come candidata, tracciando un identikit del segretario locale ideale: «Una persona conosciuta e che si sia misurata col consenso, da scegliere preferibilmente tra gli eletti». La bocciatura di Iurlaro, espressione della filiera che fa capo a Donzelli-Lollobrigida, non è piaciuta a Roma.
Uno scontro simile sembra profilarsi anche in Veneto, regione che FdI vorrebbe guidare dopo la fine dell’èra di Luca Zaia. La divisione interna vede da una parte il senatore bellunese Luca De Carlo, vicinissimo a Lollobrigida, che via stampa ha già fatto filtrare l’ipotesi della sua candidatura.
Per il gruppo legato a Urso, invece, il nome papabile è quello di Elena Donazzan, fresca di vittoria all’ultima stagione congressuale di FdI e che a sua volta non ha nascosto di sentirsi pronta al grande salto.
Lo sgambetto ad Ambrosi, però, segna un punto di non ritorno nel conflitto interno. L’utilizzo dell’arma impropria dei probiviri romani ha sabotato l’unica candidata donna a un congresso locale nel partito di Meloni e la mossa farà esplodere gli animi già tesissimi nel partito trentino.
Secondo fonti locali non è impossibile che il congresso venga bloccato dagli iscritti che in maggioranza si erano già schierati per Ambrosi. Lei, poi, potrebbe decidere di ricorrere al Tar contro la decisione.
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