- L’ipotesi della proroga dello stato d’emergenza prende forza: il governo sarebbe pronto ad estenderlo fino al 31 marzo.
- Il nuovo decreto sancirebbe la proroga del comitato tecnico scientifico, del commissario Francesco Paolo Figliuolo e della cabina di regia a cui partecipano i presidenti, nonché la possibilità di intervenire con i Dpcm.
- Salvini non dice più no al decreto ma sente tutti gli altri segretari di partito per il Colle. Letta dice si all’emergenza ma “fonti del nazareno” ricordando che si deciderà il nome per il Quirinale dopo la legge di bilancio. Mattarella si congeda da papa Francesco il 16 dicembre.
L’ipotesi della proroga dello stato d’emergenza prende forza: il governo sarebbe pronto ad estenderlo fino al 31 marzo. Una scelta che potrebbe allontanare dal Quirinale e bloccare a palazzo Chigi Mario Draghi, l’unico che finora si è guardato bene dal confermare o dallo smentire sia l’una sia l’altra alternativa. La decisione sulla gestione della pandemia potrebbe approdare già domani sul tavolo del consiglio dei ministri, chiamato a varare innanzitutto un nuovo decreto per estendere la cornice normativa all’interno della quale dichiarare lo stato di eccezione per contrastare la pandemia. L’ipotesi sarebbe di spingere la validità del decreto in questione fino a giugno 2022, infatti attualmente non si potrebbe superare il 31 gennaio.
Le regioni, che stanno facendo i conti con l’aumento dei contagi e dell’occupazione dei posti in terapia intensiva, mentre incombe la variante Omicron, sono già pronte ad accettare il nuovo decreto che sancirebbe la proroga del comitato tecnico scientifico, del commissario Francesco Paolo Figliuolo e della cabina di regia a cui partecipano i presidenti, nonché la possibilità per il presidente del Consiglio di intervenire con i Dpcm. Il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, anzi caldeggia la scelta e ha avvertito il leghista Massimiliano Fedriga, attuale presidente della conferenza delle Regioni, che per linea politica dovrebbe essere contrario: «Ha sempre rappresentato al meglio la conferenza».
Salute e Quirinale
Draghi ha dialogato a turno con tutti i leader degli schieramenti. Al termine in una brevissima nota ha riportato che «sono stati affrontati temi legati alla gestione della pandemia e alla situazione economica». Ieri è stata la volta del presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, e di quello di Noi con l’Italia Maurizio Lupi.
Che la cosa abbia dei risvolti sulla partita del Quirinale lo ha confermato per contrarietà Giuseppe Conte, che di solito assume toni perentori quando la situazione è più incerta: «È assolutamente improprio proiettare l’ombra del Quirinale sulla decisione di prorogare o meno lo stato di emergenza», ha detto all’uscita dell’incontro con Draghi.
E ancora: «È una decisione che va assunta in base a criteri oggettivi, sulle evidenze fornite dagli esperti del Cts e delle autorità sanitarie». Il parallelismo della fine dell’emergenza e Draghi libero di ascendere al Colle secondo lui sono «distorte e pericolose».
Il ministro leghista Giancarlo Giorgetti, che è intervenuto alla presentazione del libro del pentastellato Vincenzo Spadafora Senza riserve, non si è curato della pericolosità della cosa lasciando tutto in ballo. «Faccio fatica a immaginare Draghi che a inizio febbraio non sia né a palazzo Chigi né al Quirinale. Quello sarebbe un problema», e non ha dato alcuna risposta risolutiva: «Questa equazione si risolve quando Draghi dirà qualcosa. Credo sia difficile non stia da nessuna parte».
Intanto il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha smesso di dire no alla proroga dello stato di emergenza e ha pensato bene che fosse invece arrivata l’ora di sentire tutti per parlare dell’elezione del presidente della Repubblica: «Si è portato avanti con il lavoro», hanno fatto sapere dalla Lega, e ha proposto agli altri segretari di partito un confronto da organizzare subito dopo l’approvazione della legge di Bilancio.
Salvini garantisce che la Lega e il centrodestra hanno un ruolo chiave in vista della scelta dell’inquilino del Quirinale. Si è confrontato con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Ha visto Giovanni Toti (non insieme a Luigi Brugnaro, che ha sentito a parte). Ma poi ha contattato Giuseppe Conte, Enrico Letta e Matteo Renzi. Si è sentito con i centristi Luigi Brugnaro, Carlo Calenda, Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi: «Messaggio cordiale (con risposta positiva) anche con Roberto Speranza». Qualunque cosa voglia dire positiva. Letta ha fatto ribadire dalle “fonti del Nazareno” che non si parla di nomi fino alla legge di Bilancio, ma che dopo sarà pronto al confronto.
Intanto ha detto nel corso di un evento al Senato che è «maturo il momento nel quale il governo annunci la proroga dello stato di emergenza». In attesa del prossimo Consiglio dei ministri che faccia chiarezza sulle intenzioni di Draghi torna l’ipotesi di Mattarella bis. Lo stesso presidente della Repubblica avverte il pericolo, e anche ieri è trapelato l’ennesimo messaggio a suocera perché nuora intenda: la visita di congedo del presidente della Repubblica da papa Francesco è stata fissata per giovedì 16 dicembre. Ha confermato la Santa Sede.
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