Le minoranze hanno evitato la gazzarra sui 40 milioni di euro a disposizione. E hanno potenziato i fondi contro la violenza sulle donne. La destra della prima donna premier ha invece elargito risorse per micro-interventi
Se il salario minimo è stata una battaglia simbolica, che ha unito le opposizioni, nonostante la certezza dell’ostilità del governo, la manovra economica, che è stata approvata al Senato, ha segnato un passo in avanti con l’impegno comune contro la violenza di genere.
Un modello per cercare future intese sui temi, come spesso hanno detto dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, e dal presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. Ed è un modus operandi che rappresenta una delle poche note positive di una sessione di bilancio, fatta di forzature della destra e di spartizione delle solite mancette. I 40 milioni di euro (il cosiddetto fondino), a disposizione delle minoranze parlamentari per la legge di Bilancio, sono stati investiti su un unico punto: il contrasto alla violenza di genere.
A differenza della destra, guidata dalla prima donna premier, Giorgia Meloni, che ha fatto la guerra fino all’ultimo centesimo per micro interventi. Dall’Alleanza verdi-sinistra fino all’ex Terzo polo di Azione e Italia viva, includendo ovviamente Pd e Movimento 5 stelle è stata scongiurata la gazzarra delle misure da fare ad hoc per territori e associazioni di categoria. Le forze politiche hanno individuato una macro-area su cui convergere.
Segnale anti-violenza
Così è arrivato pure un segnale di unità all’opinione pubblica dopo la mobilitazione scattata, nelle piazze e sui media, sull’onda dell’indignazione per il femminicidio di Giulia Cecchettin. Le risorse, nel dettaglio, andranno a potenziare dei fondi già istituiti, facilitando l’applicazione delle norme e aggirando il rischio di incagliamento nei decreti attuativi: 10 milioni di euro all’anno (dal 2024 al 2026) sono destinati al reddito di libertà per favorire l’emancipazione delle donne vittime di violenza, altri 20 milioni sono previsti per la costruzione di case-rifugio, 5 milioni sono impiegati per il potenziamento dei centri antiviolenza. Un’altra novità è quella degli sgravi per le aziende che assumono donne disoccupate vittime di violenza e gli investimenti (in totale di 3 milioni) per la formazione degli operatori di giustizia di fronte alle denunce di violenze.
«Abbiamo scelto di destinare questo tesoretto interamente sul contrasto alla violenza sulle donne. Ce lo impone la drammatica quotidianità del nostro Paese e ce lo hanno chiesto, a gran voce, le piazze del 25 novembre», dice a Domani la deputata e vicepresidente del Pd, Chiara Gribaudo. Quindi, aggiunge la parlamentare dem, «c’è un dato politico da non sottovalutare: sono gli unici fondi effettivamente previsti contro la violenza sulle donne presenti nella legge di Bilancio».
Destra pro-mancette
E infatti i soldi su questo capitolo potevano essere più che raddoppiati, se solo i parlamentari del centrodestra avessero seguito l’esempio delle opposizioni. La destra, in parlamento, aveva un plafond di 60 milioni di euro. Finiti tuttavia nel solito diluvio di interventi settoriali e territoriali. Spiccano i 100mila euro dati alla fondazione Gazzetta amministrativa della Repubblica italiana, dell’ex candidato sindaco di Roma Enrico Michetti, come già raccontato da Domani. Ma altri 500mila euro all’anno, fino al 2026, sono andati alla fondazione per la sussidiarietà di Giorgio Vittadini, già presidente della compagnia delle opere, il braccio operativo di comunione e liberazione.
La maggioranza ha quindi destinato 18 milioni di euro per la società Sport e Salute, presieduta da Marco Mezzaroma. Lo scopo? «L’acquisto, la riqualificazione e l’allestimento» di un laboratorio antidoping. Cifre più piccole, ma significative per l’impatto, sono state messe in conto negli ordini del giorno che impegnano il governo a reperire 100mila euro, in totale, per sostenere nel biennio 2024-2025 l’assocazione nazionale grano salus, fondata dall’ex senatore di Forza Italia, Saverio De Bonis, e 350mila per riqualificazione dell’ufficio turistico del comune di Bolsena (Viterbo).
Risorse per ministri
Nella manovra abbondano stanziamento pensati su misura per alcuni ministri. Matteo Salvini ha portato a casa i 35 milioni di euro per il potenziamento e lo sviluppo del porto Civitavecchia e delle relative infrastrutture di viabilità, altri 9 milioni sono pronti per i lavori sul viadotto Sente-Longo, in provincia di Isernia. Un’infrastruttura che il leader della Lega aveva esplicitamente detto di voler sostenere. Così come sono giunti 50 milioni di euro annui, per il prossimo triennio, per la ferrovia centrale umbra. Un milione di euro è finito poi al tecnopolo di Taranto, nella regione d’elezione del ministro Raffaele Fitto, chiamato a dare un segnale su un progetto che procede a rilento.
C’è poi il mezzo milione di euro concesso al comune di Trento, capitale europea 2024 del volontariato. Sempre 500mila euro restano nella stessa città, finendo alla Cooperfidi Trento per il finanziamento del fondo di rotazione immobiliare, legato al riscatto di beni immobili. Un elenco lungo, tipico di ogni manovra. Altro che legge di Bilancio esemplare nel metodo e nei tempi. Ne sanno qualcosa alla Camera, dove il via libera arriverà solo il 29 dicembre.
© Riproduzione riservata