- L’anno scorso era saltato per il Covid. Stavolta il Pride si riprende la capitale. E Roma torna a colorarsi: bandiere, striscioni, ma soprattutto mascherine arcobaleno.
- Il 2021 è anche l’anno delle polemiche sul ddl Zan, per la posizione del Vaticano che ne ha chiesto la modifica, e della legge approvata in Ungheria che vieta «l’incoraggiamento» all’omosessualità
- Perciò gli slogan degli striscioni ufficiali di questo Pride vanno dal tradizionale «Orgoglio» a «Per la laicità dello stato aboliamo il concordato»
È il Pride della mascherina. Due anni dopo l’ultima volta, torna la sfilata per i diritti Lgbt+ per le vie di Roma. L’anno scorso, per via delle restrizioni per il Covid, non si era potuto tenere. Oggi invece le strade della Capitale tornano a colorarsi: bandiere, striscioni, cartelloni, magliette, ma soprattutto mascherine arcobaleno, che sembrano quasi d’obbligo. Colorati o meno, tutti indossano i dispositivi di protezione per stare insieme in sicurezza.
Ddl Zan e Ungheria
Se l’ultima volta, nel 2019, era un Pride particolare - in ricordo dei moti di Stone Hill di cinquant’anni prima - quest’anno il clima in cui si tiene la manifestazione caratterizzato dalle polemiche che circondano il Ddl Zan, dalla posizione del Vaticano che si è mosso per chiederne la modifica, ma anche dalla legge approvata in Ungheria che vieta “l’incoraggiamento” dell’omosessualità.
E questi sono i temi che ritornano sempre nelle voci delle tante persone (soprattutto giovani e giovanissimi, qualche famiglia con i bambini) che si sono riunite in un clima di festa a piazza Vittorio, a pochi passi dalla stazione Termini, in attesa del corteo che arriverà fino a piazza della Repubblica. Un tragitto ridotto rispetto agli scorsi anni, ma l’entusiasmo è sempre lo stesso.
«Una legge giusta»
«Per me è una legge di buon senso, non capisco perché ci sia tante persone contro. Chi si oppone grida alla libertà minacciata, ma libertà di che? Di offendere, di insultare, di produrre ferite fisiche o psicologiche contro un’altra persona? Sinceramente non capisco». Martina, 19 anni, è a piazza Vittorio con un gruppo di amiche e amici. È fuorisede a Roma per il primo anno di università, così come le ragazze e i ragazzi che sono con lei. Tra cui c’è Michele, anche lui giovanissimo: «Io sono cresciuto con l’insegnamento di rispettare tutti, ognuno è libero di essere e fare ciò che vuole. Nel 2021 non dovrebbe esserci il bisogno di una legge. Ma non viviamo in un mondo ideale, quindi credo sia importante che venga approvata».
L’appuntamento per il corteo è alle 17, ma già dalle 16 i giardini di piazza Vittorio iniziano a riempirsi: un gruppo di ragazzi, bandierine arcobaleno in mano, si mettono sul prato a lanciare dei cori: «Ddl Zan, Ddl Zan», scandiscono spesso, tra un «Omofobi di merda», «Libertà» e «Vaticano Vaffanculo». C’è chi gira per la piazza con una croce su cui è scritto «Ama il prossimo tuo come te stesso», un ragazzo invece è un Gesù avvolto solo da una bandiera arcobaleno. Sotto un albero ci sono Giuseppe e Francesco: «Ora che pure Alessandra Mussolini si è schierata dalla parte giusta della barricata (ride, ndr), cosa aspettano i vari Salvini e Meloni a fare una cosa giusta su questa legge?», dice uno. «Il problema è che la Mussolini non sposta neanche un voto», gli risponde l’altro. «Quello che non si dice, ma che il dibattito su questa legge giusta rende molto evidente, è che l’Italia è molto più a destra di quello che forse in molti credevamo», dice Carlo, tacco alto e trucco fitto.
No Vat
Che in molti al Pride siano contro le posizioni sugli Lgbt+ espresse dal Vaticano, non è una novità. Certo è che le uscite degli ultimi giorni, con la nota diplomatica della Segreteria di Stato vaticana che ha chiesto la revisione di alcuni punti del Ddl Zan dicendo che violerebbero il Concordato tra i due paesi, ha dato un motivo in più di discussione e di protesta. «Lo stato italiano è una Repubblica laica e aconfessionale», recita un cartello in piazza. Qualcuno invece gira con delle bandiere “No Vat”. «Sono quasi dieci anni che ci raccontano la favola di un papa Francesco moderno, rivoluzionario, aperto alla trasformazione della Chiesa: ma chi racconta questa tavoletta ogni volta viene smentito dai fatti», racconta Mario, uomo sulla sessantina, vestito con una palandrana bianca che ricorda una tonaca papale.
Intanto il giardino continua a riempirsi, sono quasi le cinque, così come le strade che lo costeggiano. C’è la Rete degli Studenti Medi, che mette la musica e fa ballare, la Cgil, l’Anpi, il Circolo Mario Mieli, posizionato nel punto da cui partirà il corteo, e le tante, tantissime, associazioni che ogni anno partecipano al Pride. «Orgoglio e ostentazione» e «Per la laicità dello Stato aboliamo il concordato» sono gli slogan presenti sugli striscioni ufficiali del Roma Pride.
Europa poco arcobaleno
Sono da poco passate le cinque, il corteo ancora non è partito. Ci sono ragazzi non solo da Roma o da altre città dell’Italia, ma anche da oltreconfine. Marcel ha una bandiera dell’Ungheria, viene da lì: «La legge approvata da Orban è ridicola. Ma mi preoccupa la posizione dell’Europa, dovrebbe fare molto ma molto di più: certe volte le dichiarazioni non bastano». Un gruppo di ragazze parla in inglese, viene dagli Stati Uniti ma studiano nella Capitale: quando gli chiedo se conoscono le polemiche degli ultimi giorni, rispondono: «Non vi lamentate, i vostri politici sono sempre meglio di Trump». Poi Martha («Il mio nome è con la “h”», tiene a specificare) conclude: «Il Pride è bellissimo, permette di divertirsi e manifestare per una causa giusta: la libertà e il rispetto di tutti».
© Riproduzione riservata