- Si auspicava una comunicazione trasparente sul nuovo decreto, per spiegare come esso si collochi in una strategia più ampia, nonché sul decreto precedente, che ha annullato la quarantena per i vaccinati “contatti stretti” asintomatici. La comunicazione non c’è stata.
- L’obbligo vaccinale per gli over 50 richiederà settimane per essere implementato, e il controllo del suo adempimento mediante super “green pass” nei luoghi di lavoro inizierà solo il 15 febbraio. Quanto previsto rischia di essere tardivo, al fine di contenere l’ondata in corso.
- Servirà attendere il testo definitivo del decreto legge per verificare come sarà regolamentata la procedura dei controlli e delle sanzioni per i non lavoratori over 50 che violino l’obbligo vaccinale.
Il governo ha sancito per gli over 50 l’obbligo di vaccinazione, nonché di super “green pass” nei luoghi di lavoro.
Chi supera tale soglia anagrafica, e non è vaccinato, sarà in una sorta di lockdown: non solo non potrà accedere a luoghi di svago, ma non potrà nemmeno andare a lavorare, perché dal 15 febbraio gli sarà precluso pure questo. Il decreto legge – sia pure ancora in bozza – presenta alcune criticità.
Mancanza di comunicazione
A fronte di un decreto che avrà un impatto rilevante sulla vita delle persone, si auspicava una comunicazione ampia ed esaustiva. Ci si aspettava che ne sarebbero stati esposti con trasparenza gli obiettivi, spiegando altresì come il provvedimento dell’Epifania si collochi nell’eventuale strategia più generale del governo.
Si attendevano chiarimenti anche sul cambio di rotta operato dal decreto precedente – su cui pure era mancata qualsivoglia spiegazione – con il venir meno della quarantena per i vaccinati “contatti stretti” asintomatici di positivi, che restano liberi di andare in giro.
Invece, non c’è stata una conferenza stampa né un discorso esplicativo del presidente del Consiglio. Tre ministri – Roberto Speranza, Renato Brunetta e Patrizio Bianchi – sono stati intervistati all’uscita di palazzo Chigi, e quella è stata l’unica comunicazione istituzionale.
Idoneità delle misure adottate
Rappresentanti del governo avrebbero dovuto chiarire, tra le altre cose, perché le decisioni adottate il 5 gennaio non fossero state prese nelle settimane precedenti, in occasione dei decreti deliberati il 14, 24 e 29 dicembre.
Omicron è comparsa ormai un paio di mesi or sono, e gli effetti erano noti, data l’esperienza di altri paesi. Se è vero che il virus detta legge, il legislatore avrebbe dovuto prendere atto dell’evoluzione del virus attraverso quanto accadeva altrove, varando misure in tempo utile per contenere la nuova ondata.
L’obbligo vaccinale appena deciso richiederà settimane per essere implementato – i non vaccinati sono ancora molti – e il controllo del suo adempimento mediante super “green pass” nei luoghi di lavoro inizierà solo il 15 febbraio.
Insomma l’obbligo, e quanto necessario per attuarlo, rischia di essere tardivo al fine di contenere l’ondata in corso, anche se quest’ultima è forse servita a far accettare l’obbligo pure ai politici più ostili.
Tuttavia, tale ritardo potrebbe tradursi in una minore idoneità della misura nel contrastare Omicron rispetto a quanto avrebbe potuto essere con un’adozione più tempestiva. E l’idoneità, insieme alla necessarietà e all’adeguatezza, è una delle caratteristiche essenziali di ogni provvedimento limitativo di libertà e diritti.
Obbligo vaccinale e super “green pass”
Il nuovo decreto prevede per gli over 50 sia l’obbligo vaccinale sia l’obbligo di “green pass” rafforzato nei luoghi di lavoro, come accennato. Si tratta di due obblighi formalmente distinti – il primo entra in vigore dalla pubblicazione del nuovo decreto nella Gazzetta Ufficiale, mentre il secondo dal 15 febbraio – ma strettamente intrecciati per i lavoratori over 50, nel settore pubblico e in quello privato.
Infatti, l’assolvimento dell’obbligo vaccinale sarà verificato dai datori di lavoro mediante il controllo del super “green pass”. Tale intreccio rischia di non essere ben compreso, considerata la rilevata assenza di un’adeguata comunicazione.
Va evidenziato che con l’ultimo decreto entra in azienda un obbligo vaccinale connesso non ai rischi derivanti dalla mansione svolta, come quelli vigenti, ma al limite di età, e questa è una novità.
Il testo del decreto definitivo chiarirà se il mancato adempimento dell’obbligo vaccinale comporterà conseguenze ulteriori rispetto a quelle connesse all’attività lavorativa, cioè la sospensione dall’attività stessa e dallo stipendio, trattandosi di un obbligo più generale che vale pure per coloro i quali non lavorano.
Anche con riguardo a questi ultimi servirà attendere il testo definitivo del decreto legge al fine di verificare come sarà regolamentata la procedura dei controlli e delle eventuali sanzioni. È un profilo problematico, che necessita di essere disciplinato con la massima chiarezza e puntualità.
Con l’imposizione dell’obbligo vaccinale agli over 50, per questi ultimi opererà la legge relativa all’indennizzo per i danni permanenti da vaccinazioni obbligatorie, senza necessità di ulteriori previsioni. Uno dei principali argomenti usati dai No-vax è stato finalmente eliminato, almeno per la fascia di età considerata.
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