Telefonata tra la segretaria del Pd e la premier. Passa all’unanimità il ddl sulla violenza sulle donne. Mattarella ribadisce la necessità di «fare rete». E i leghisti restano soli a difendere Valditara
Il femminicidio di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa con «disumanità», come ha scritto la gip, dal suo ex fidanzato Filippo Turetta, ha scosso le coscienze del paese e della politica. Ieri è stata ufficializzata una (quasi) alleanza tra la prima presidente del Consiglio donna, Giorgia Meloni, e la prima segretaria del Pd, Elly Schelin, contro la violenza di genere.
Non sarà facile unire Fratelli d’Italia, il partito che teme «le drag queen nelle scuole» (come ha detto il capogruppo Lucio Malan) e si batte contro l’interruzione di gravidanza (Fratelli d’Italia), e quello che ha portato in parlamento il ddl Zan contro l’odio omotransfobico e che punta a difendere con ogni mezzo l’aborto. Intanto però c’è stata una telefonata.
Schlein ne ha parlato esplicitamente: «Mi sono rivolta alla prima presidente del Consiglio donna perché spero che sul terreno della prevenzione alla violenza di genere possiamo mettere da parte lo scontro aspro che caratterizza la dialettica parlamentare tra maggioranza e opposizione e provare a far fare un passo in avanti urgente al paese».
In passato, l’avvio della commissione sui femminicidi era stato approvato all’unanimità, ma da allora le questioni di genere sono state affrontate su binari separati.
A suggellare questa apertura l’approvazione all’unanimità del disegno di legge contro la violenza sulle donne al Senato. Una replica del voto alla Camera ma con un’aggiunta: il via libera da parte di governo e maggioranza a un ordine del giorno del Pd che chiede di calendarizzare in tempi rapidi le proposte di legge che insistono sulla prevenzione.
Il Partito democratico ne ha già depositata una che tratta proprio di educazione all’affettività e al rispetto delle differenze. A Schlein per ora va bene così: «È un segnale che apprezziamo. Bisogna cercare un terreno comune su questo tema e noi abbiamo dato la nostra disponibilità in questa direzione».
La parole di Mattarella
In serata sono arrivate anche le parole di Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica ha ricevuto al Quirinale le donne del Women Economic Forum: «Nell’ambito dell’Unione europea la strategia per la parità di genere in vigore pone l’accento su tre azioni chiave. Richiamo soprattutto quella sullo stop alla violenza sulle donne, ignobile fenomeno tuttora tristemente presente». Sabato, ha ricordato, ne ricorrerà la Giornata internazionale. «A queste si affiancano quelle sulle pari possibilità per il raggiungimento di posizioni di vertice nel mondo del lavoro e in politica e quella per la adozione di una prospettiva di genere in tutte le politiche europee».
Le parole del presidente sono state rivolte alla delegazione ma, come spesso accade, si prestano a un’interpretazione più ampia: «Il vostro trovarvi insieme, costituendo una rete, un network, testimonia la presa di coscienza di come l’elemento femminile rappresenti una grande energia».
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha ricordato il presidente, ha previsto interventi, sia sul terreno degli investimenti, sia della promozione di norme giuridiche. Per questo, ha aggiunto Mattarella ricordando i dati scoraggianti dell’Italia sul fronte della parità, «è decisivo che il Piano trovi compiuta attuazione».
Valditara isolato
Mentre le due opposte leader sono pronte a confrontarsi sul terreno dell’educazione, resta fuori dal tavolo la Lega che finora ha proposto come suo cavallo di battaglia la castrazione chimica per violentatori e pedofili. Anche il ministro dell’Istruzione leghista Giuseppe Valditara rischia di restare isolato. Ieri ha presentato il progetto “Educare alle relazioni”, per andare contro «i residui di cultura maschilista e machista che ancora inquinano il nostro paese», ma allo stesso tempo si è speso in tutti i modi per difendere il suo consulente Alessandro Amadori, assunto a 80mila euro all’anno. Come ha rivelato Domani, il professore ama affermare, e scrivere, che «anche le donne sono diavoli».
Da passate notizie, finora mai smentite, Valditara gli aveva affidato il coordinamento del progetto. Adesso – solo dopo che è scoppiato il caso – il ministro continua a ripetere che non è così, anche se non sembra volersi privare del suo consulente che, dal canto suo, non ha nessuna intenzione di dimettersi. Oltre al gelo degli altri ministri sulla difesa a oltranza del professore, è arrivata la fragorosa sconfessione del capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti: «Penso di poter dire che i consulenti sono tutti utili e graditi ma nessuno è indispensabile. Non mi sono mai permesso di piegare la mia convinzione a quella di un consulente. Le decisioni vanno prese con libertà di pensiero intellettuale e politica».
Alla presentazione del nuovo progetto del ministero c’erano anche la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Insieme hanno firmato un protocollo di collaborazione, ma non hanno risposto a domande su Amadori. La ministra ha solo aggiunto: «Ho detto quello che penso sul patriarcato e sulla libertà femminile». L’unica a difendere Valditara è stata la deputata della Lega Simonetta Matone, finita anche lei al centro delle polemiche nei giorni scorsi per le sue dichiarazioni a Domenica In sui femminicidi («i maschi disturbati non hanno mai mamme normali»).
© Riproduzione riservata