A quanto risulta a Domani, oltre all’interessamento dei fondi americani, alla raffineria arrivano telefonate da tutto il mondo per l’acquisto dell’impianto in pericolo per l’embargo, ma nessuna proposta è attualmente attendibile. Nel 2021 l’Isab ha fatturato poco meno di 4 miliardi di euro
L’embargo del petrolio russo parte il 5 dicembre, ma i tempi tecnici perché la raffineria Isab di Priolo Gargallo, in Sicilia, continui a lavorare sono molto più ridotti. Dall’acquisto del greggio all’arrivo del carico infatti si va dai 15 giorni a un mese, e ad oggi la raffineria non ha ottenuto il credito dalle banche per potersi approvvigionare di materia prima non russa, nonostante la “comfort letter” dell’esecutivo che ha messo in chiaro che l’impianto non è sottoposto a sanzioni. Per questo ha cominciato a farsi strada l’ipotesi di garanzie dello stato tramite Sace, la società per azioni controllata dallo stato. Le garanzie andrebbero agli istituti di credito per sbloccare l’impasse.
Il Wall Street Journal
Subito dopo l’insediamento del governo retto da Giorgia Meloni, il 28 ottobre i ministri Giancarlo Giorgetti e Adolfo Urso, «al termine di un approfondito colloquio», a quanto hanno riferito, hanno preso atto della decisione tecnica del comitato di sicurezza finanziaria del Mef di garantire sulla reputazione dell’impianto attraverso la “comfort letter”: «Un importante passo avanti per poter realizzare tutte le condizioni per un favorevole esito della vicenda della raffineria di Priolo».
Il testo, ha fatto sapere la raffineria, ha chiarito come Isab, Lukoil Italia, Litasco e la controllante OAO Lukoil non siano oggetto di misure restrittive da parte dell’Unione europea.
«Nel ringraziare vivamente il governo per l'attenzione prioritaria che ha voluto dedicare alla questione, assieme alla prefettura, a tutta la deputazione parlamentare del siracusano, ai sindaci e a tutte le parti sociali, ci auguriamo che possa così prendere avvio un processo di piena normalizzazione delle nostre attività a beneficio dello sviluppo economico e sociale del territorio e della regione Sicilia». Da allora però le acque non si sono mosse, e il 31 ottobre Urso ha detto a Radio24 che è possibile un intervento tramite Sace.
Il giornale economico americano Wall Street Journal l’1 novembre ha ricordato che l’impianto attualmente si serve quasi interamente del greggio di Mosca, un tema che nelle scorse settimane aveva sollevato molte polemiche e che secondo il giornale costituirebbe un’elusione dell’embargo americano.
Nessuna violazione
Sia Confindustria Siracusa sia i membri dell’esecutivo hanno ribadito come i prodotti raffinati, pur provenendo da greggio russo, siano italiani: «La Isab di Priolo non ha eluso il sistema sanzionatorio che entra in vigore dal 5 dicembre», ha detto il ministro delle Imprese, Urso. E ha proseguito: «Siamo al lavoro per garantire la continuità delle attività produttive, così importanti sul piano nazionale e per l’economia siciliana in sintonia con il ministero dell’Economia e la regione siciliana». La settimana prossima, martedì 8 novembre, è in programma un incontro con il presidente della regione, il forzista Renato Schifani.
Schifani ha incontrato il 3 mattina il direttore generale della Isab Lukoil, Eugene Maniakhine (nominato a settembre), e il vice Claudio Geraci: «Ho già avviato un'interlocuzione con il governo nazionale perché si possa avere un'attenzione particolare che consenta di arrivare in tempi brevi a una soluzione positiva per l'impianto siracusano e per le migliaia di lavoratori tra azienda e indotto che vi operano», ha detto il presidente.
Gli interessi
L’impianto conta mille dipendenti e di quasi 2mila lavoratori dell'indotto, a cui si aggiungono gli impianti chimici collegati, tra cui Eni Versalis, la mobilitazione del porto di Augusta e infine anche la produzione di energia elettrica. «La mia attenzione sulla vicenda, che riguarda non soltanto un’intera provincia ma anche tutta la nostra regione, è massima e anche quella del governo nazionale», ha concluso il presidente Schifani.
Attorno all’impianto, che nel 2021 ha fatturato poco meno 4 miliardi, hanno cominciato ad agitarsi più interessi. Il Financial Times ha raccontato a settembre che si sarebbero mossi Crossbridge Energy Partner, società facente capo a Postlane Capital Partner, per avalutare l’acquisto. Oltre ai fondi americani, ci sarebbero stati contatti con Vitol, il più grande trader internazionale di petrolio, e con la norvegese Equinor.
A quanto risulta a Domani finora sono arrivate parecchie proposte d’acquisto direttamente alla raffineria, dall’Italia al Burkina Faso, ma nessuna è stata formalizzata in maniera chiara o presa in considerazione dalla società. L’ultima commissione di greggio russo che può effettuare legalmente la raffineria, come ha riportato il Sole24Ore, è il 7 novembre.
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