Per provare a disinnescare le critiche, i vertici minacciano le dimissioni in caso di sconfessione della linea dell’ex premier. Resta l’incognita Grillo: difficile che impugni l’esito della votazione, ma per il suo staff potrebbe presentarsi all’assemblea
«“Infondere paura come forma di controllo”, lo dicevano già i Linea 77». Il commento è di un ex parlamentare che segue ancora da vicino le vicende del Movimento 5 stelle. Il riferimento è alla drammatizzazione dei toni nelle ultime ore che precedono l’inizio della fase finale dell’assemblea costituente del partito. Oggi gli iscritti possono iniziare a votare sui quesiti che sono stati formulati intorno ai dodici temi individuati come priorità nelle prime fasi del processo, mentre sabato e domenica andrà in scena la due giorni conclusiva con una serie di tavoli tematici e, soprattutto, l’intervento di Giuseppe Conte.
Che si è messo in discussione anche in prima persona, promettendo di prendere atto della decisione della base ed eventualmente trarne le conseguenze. «Si tratta quasi di una minaccia: se non si vota secondo le aspettative, se ne va», spiegano. Ad avvertire che lasceranno i propri posti sono anche gli altri dirigenti legati a Conte, uno su tutti il vicepresidente Michele Gubitosa: «Se la nostra linea dovesse essere sconfessata, allora sarebbe difficile portare avanti il nostro lavoro». Effettivamente sarebbe difficile rimanere da leader sconfessati, dopo anni di dichiarazioni sulla natura progressista del Movimento e la necessità di cercare – con tutti i distinguo del caso – l’alleanza con il Pd.
Peraltro, l’apparentamento con i dem rappresenta anche una buona assicurazione per i parlamentari: in una prospettiva in cui non è certo che tutti gli eletti riescano a conquistare un altro mandato, una coabitazione con il Pd sui territori può offrire tanti incarichi di vario livello a cui accedere grazie alle alleanze. C’è poi l’incognita Beppe Grillo: non è certo come si muoverà nel fine settimana il garante, che giusto martedì aveva lanciato l’ennesima frecciata all’indirizzo di Conte via social. Il suo staff non si pronuncia sui programmi del comico, ma assicura che «non ha certo bisogno di un invito» per partecipare all’evento al palazzo dei Congressi all’Eur.
Minacce e screzi
Resta il fatto che, molto più che i temi di merito, a surriscaldare la fase finale di un processo lunghissimo (forse troppo, secondo qualche esponente di partito) saranno le alleanze e il posizionamento, oltre che – in misura minore – la discussione sul ruolo del garante. L’assemblea è passata prima per la scelta delle priorità, poi per gli incontri deliberativi tra gli iscritti in cui, sulla falsariga delle guide stese dalla società Avventura urbana, sono stati formulati i quesiti, e successivamente per le Agorà, spazi di discussione online appannaggio della base.
L’aumento della tensione dipende dall’onda di dissenso nei confronti della linea trattativista e progressista di Conte. Per disinnescarla, è il ragionamento, bisogna minacciare un’opzione nucleare. Anche i continui richiami alla partecipazione dei vertici vanno in questa direzione: se il numero dei partecipanti rimanesse sotto al quorum, la validità della votazione potrebbe essere messa in discussione. Anche se è improbabile che Grillo, ormai piuttosto disinteressato alle vicende della sua creatura – e ostile alle beghe giudiziarie e ai costi che comportano – impugni il voto.
Ma la tensione sale. Fosse anche soltanto per le dichiarazioni in chiaro di alcuni esponenti di punta, una su tutti Chiara Appendino, che, trovando una sponda anche in alcuni editoriali di giornali d’area, spingono per tornare all’equidistanza tra destra e sinistra, ben lontani dal Pd. «Una fronda solipsistica che ci rilegherebbe in una splendida solitudine. Ma perché l’isolamento dovrebbe farci crescere?», si chiede la senatrice Alessandra Maiorino. «Mi sembra una posizione dannosa e irresponsabile, che volta le spalle al paese». In questo contesto, dal suo punto di vista, ai risultati delle regionali è stato attribuito un peso eccessivo: «In realtà erano totalmente in linea con altre nostre performance paragonabili, raggiunte sia correndo da soli che in coalizione». Ma anche sposare appieno la narrazione di via di Campo Marzio sul presunto ruolo determinante dei Cinque stelle nelle ultime regionali alla maggior parte dei parlamentari appare eccessivo.
Resta da vedere se la base risponderà alla chiamata di Conte e dei suoi. E c’è chi già pronostica un risultato di misura,
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