- Il tribunale di Napoli ha sospeso ieri le due delibere con cui lo scorso agosto il Movimento 5 stelle ha introdotto il suo nuovo statuto e scelto Conte come nuovo presidente.
- Il problema principale individuato dai giudici è l’esclusione dalla votazione di oltre un terzo degli attivisti, quelli iscritti da meno di sei mesi, e il conseguente mancato raggiungimento del quorum.
- A questo punto, l’unico in grado di dettare la linea è Beppe Grillo, che ha ancora in mano il potere di convocare un’assemblea.
Il Movimento 5 stelle, già dilaniato dallo scontro interno tra i due leader Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, deve affrontare ulteriori grane giudiziarie, che i vertici sperano di risolvere con un voto a fine mese.
Il tribunale di Napoli ha sospeso ieri le due delibere con cui lo scorso agosto il Movimento 5 stelle ha introdotto il suo nuovo statuto e scelto Conte come nuovo presidente. I due provvedimenti sono stati sospesi in via cautelare per «gravi vizi nel processo decisionale». Oltre alla sospensione di Conte, la decisione si applica anche a tutte le nomine, come quelle dei vicepresidenti e quelle dei comitati tematici, e le decisioni effettuate dal presidente dal suo insediamento a oggi.
Il problema principale individuato dai giudici è l’esclusione dalla votazione di oltre un terzo degli attivisti, quelli iscritti da meno di sei mesi, e il conseguente mancato raggiungimento del quorum. Secondo il merito della decisione, la delibera «risulta adottata sulla base di un’assemblea formata da soli 113.894 iscritti (quelli da più di sei mesi) in luogo dei 195.387 associati iscritti a quella data».
La decisione dei giudici è arrivata nell’ambito di un ricorso di un gruppo di attivisti napoletani del Movimento difesi dall’avvocato Lorenzo Borrè, a sua volta ex iscritto e da tempo difensore di chi ha pendenze con i Cinque stelle.
Le reazioni
Di fronte al rischio di vedere «decapitato», come dice Borrè, lo stato maggiore del Movimento, i vertici contiani hanno tentato di difendere il nuovo assetto costruito con molta fatica negli ultimi mesi. La soluzione individuata da Conte e i suoi è quella di sfruttare la votazione indetta per il 23 febbraio per votare le modifiche statutarie necessarie per far ottenere al partito il 2 per mille, anche per far votare di nuovo presidente e statuto agli iscritti.
«Il Movimento aveva già in programma, proprio in questi giorni, la convocazione di un’assemblea per sottoporre al voto degli iscritti alcune modifiche statutarie in adesione ai rilievi della Commissione di garanzia per gli statuti e la trasparenza dei partiti politici. Sarà questa l’occasione per proporre agli iscritti – anche con meno di sei mesi di anzianità – la ratifica delle delibere sospese in via provvisoria», comunicano fonti Cinque stelle a metà pomeriggio, dopo una riunione riservata tra Conte, l’ex reggente Vito Crimi e gli altri vertici.
Una prospettiva irrealistica secondo le previsioni dei ricorsisti e dei dimaiani: essendo Conte sospeso, non avrebbe infatti nessun diritto di convocare la votazione. «Conte persevera nell’errore. Il collega non ha più poteri decisionali e non può dettare soluzioni, almeno non con maggiori facoltà di un qualsiasi altro associato» dice Borrè in serata.
A questo punto, l’unico in grado di dettare la linea è Beppe Grillo, che ha ancora in mano il potere di convocare un’assemblea.
La decisione ha provocato sconcerto e ironia nelle chat interne, ma anche un respiro di sollievo in quelle dei dimaiani. I seguaci del ministro degli Esteri negli ultimi giorni hanno dovuto far fronte ad attacchi sempre più forti da parte dei contiani, ma la decisione del tribunale gli fa guadagnare tempo. Un entusiasmo che non è sfuggito ai parlamentari contiani, che si sono sfogati nelle chat: «Mi sembra che una parte del partito stia godendo», scrivono, facendo riferimento alle conseguenze positive che la notizia potrebbe avere sulla contesa interna tra il presidente e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
I due sono in lite da quando, durante la settimana in cui è stato rieletto Sergio Mattarella, Di Maio ha preso pubblicamente posizione contro le decisioni del capo: Conte lo accusa di sabotaggio e gli ha chiesto di rendere conto di «comportamenti gravi» davanti agli iscritti e alla comunità. Sabato scorso, Di Maio si è dimesso dalla carica di presidente del Comitato di garanzia che ricopriva. Adesso c’è anche la possibilità che si ritorni al vecchio statuto, quello del 2017. A inizio 2021, dopo gli Stati generali, gli iscritti avevano votato per dire addio alla figura del capo politico, sostituito da un comitato direttivo di cinque membri. Sono in molti a chiedere che Grillo indichi la votazione, come aveva già fatto a fine giugno, quando, in lite con Conte, aveva cercato di sbarrargli la strada.
Ancora Rousseau
A gongolare sono anche gli attivisti: «Oggi il Tribunale di Napoli, accogliendo il reclamo per la sospensione dell’efficacia delle delibere che hanno modificato lo statuto e incoronato come candidato unico alla presidenza del M5s Giuseppe Conte, ripristina il principio della necessità della partecipazione di tutti gli iscritti nell'adozione delle scelte fondamentali del nostro MoVimento», hanno detto. Ma la vittoria più inaspettata è quella della Casaleggio associati, tagliata fuori dall’universo a Cinque stelle l’estate scorsa dopo uno scontro durissimo. Ora, Rousseau potrebbe tornare a essere l’unica piattaforma legittimata per le votazioni. «Come molti ricorderanno, per mesi abbiamo sollecitato i dirigenti che si erano autoproclamati tali a capo del MoVimento a seguire la legge e ad adempiere alle decisioni degli iscritti», si legge in serata sul Blog delle stelle.
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