A causa delle divisioni interne al partito, i Cinque stelle arrivano in difficoltà al voto per eleggere il nuovo presidente della commissione Esteri al Senato, dopo l’uscita di Vito Petrocelli. A sostenere il loro candidato, Ettore Licheri, c’è solo il Pd, mentre il centrodestra fiuta una possibilità di riscatto nella candidatura di Stefania Craxi.
Il Movimento 5 stelle rischia di perdere la presidenza della commissione Esteri del Senato. L’incarico spetterebbe al Movimento 5 stelle, tenendo conto della consueta spartizione parlamentare delle presidenze all’interno della maggioranza, ma le cose potrebbero non andare come da prassi. Il candidato dei Cinque stelle Ettore Licheri, ex capogruppo a palazzo Madama, chiamato a rimpiazzare il senatore Vito Petrocelli, rischia di raccogliere su di sé soltanto i voti dell’alleanza giallorossa, e nemmeno tutti.
Il voto di domani
Il voto segreto, in programma per domattina alle 9, potrebbe certificare l’ennesima spaccatura della maggioranza. Crescono infatti le speranze del centrodestra di sfilare l’incarico a Licheri puntando sul nome di Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia, finora vicepresidente della commissione.
Conti alla mano, il centrodestra “classico”, formato da Lega, Forza Italia, Cambiamo e Fratelli d’Italia arriverebbe a otto voti: non è detto però che non si associno anche altri senatori. Oltre a Italia viva, che ha un voto, della commissione fanno parte anche Emanuele Dessì del Pci, Fabio Di Micco del gruppo misto e Pier Ferdinando Casini. Così come non è detto che tutti e 22 i membri siano presenti: difficile che partecipi per esempio il senatore a vita Mario Monti.
Giallorossi incerti
I giallorossi insieme raccolgono otto voti, ma non è detto che votino compatti per Licheri. C’è insoddisfazione soprattutto nella componente vicina a Luigi Di Maio: il nome dell’ex capogruppo è visto come una forzatura, esterno al mondo della commissione Esteri e scelto senza tener conto degli equilibri interni tra fedelissimi di Di Maio e parlamentari più vicini al presidente Giuseppe Conte.
Eppure, l’alternativa per mantenere sicuramente la presidenza c’era. La commissione non avrebbe infatti avuto difficoltà a convergere su Simona Nocerino, senatrice Cinque stelle con una certa esperienza nel merito e posizioni meno drastiche di Petrocelli o Gianluca Ferrara, primo candidato designato dal Movimento.
Inoltre, con Nocerino si sarebbe potuto puntare sulla carta di una presidenza femminile, che la commissione Esteri non ha mai avuto finora. «Avrebbero avuto già i numeri, se avessero candidato lei» dice un senatore del centrodestra membro della commissione.
Ma Nocerino è fuori dall’orbita di Conte e viene attribuita ai dimaiani. Così, pur di piazzare un suo uomo alla guida della terza commissione di palazzo Madama, il presidente del Movimento ha forzato la mano, affiancandole nella delegazione grillina di fedelissimi. Oltre agli uscenti Nocerino, Ferrara e Paola Taverna, ci saranno anche per l’appunto Licheri e Mariolina Castellone, la capogruppo al Senato. Quattro su cinque, dunque, contiani di ferro.
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