In due interviste rilasciate al Corriere le capogruppo parlamentari tornano a parlare di correnti di partito e del loro mandato che sarà «declinato al femminile» per Simona Malpezzi, e all’insegna «della centralità del parlamento» per Debora Serracchiani
In due interviste rilasciate al Corriere le neo capogruppo di Camera e senato, rispettivamente Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, tornano a parlare delle correnti interne al partito e del processo decisionale che le ha portate alle loro nuove cariche. Un cambiamento fortemente voluto dal nuovo Segretario del Partito democratico Enrico Letta.
Le correnti
Per quanto riguarda le correnti interne che hanno diviso il Partito democratico Simona Malpezzi dice: «In un grande partito plurale che ambisce a rappresentare tutte le istanze della società, avere diverse aree di pensiero non solo è inevitabile ma anche necessario. E se queste aree sono luoghi veri di discussione e confronto il Pd può essere solo più forte».
Debora Serracchiani, che ha vinto il confronto con l’ex ministra delle pubblica istruzione Marianna Madia, afferma invece che i 66 voti in suo favore «non si possono sovrapporre alle cosiddette correnti: dimostrano che c’è libertà all’interno del gruppo».
Lo scontro
Si è trattato di «uno scontro tra due donne al quale non siamo abituati» dice Malpezzi. «Mi auguro che da cambiamenti così significativi possa emergere una nuova soggettività delle donne del Pd che hanno la competenza e l’autorevolezza per concorrere a ruoli di vertici senza che questo susciti sorpresa».
Per quanto riguarda la competizione dai toni accessi con Marianna Madia, Serracchiani lo considera «un passo avanti perché vuol dire che c’è un partito che non si spaventa del confronto». I momenti di tensione «sono normali in una competizione» dice, e aggiunge: «Quando due uomini si confrontano, anche aspramente, si parla di scontro, se lo fanno due donne diventa una rissa. Forse è tempo di cambiare approccio e linguaggio».
Cooptazione
Simona Malpezzi bolla le polemiche di chi dice che in fin dei conti i loro nuovi incarichi siano stati cooptati dagli uomini del partito come un “chiacchiericcio” maschilista: «Le donne del Pd sono autonome, hanno una storia personale nelle istituzioni e nella politica che merita lo stesso rispetto di quella dei colleghi uomini. Se ci fosse stato un uomo al posto nostro non ci sarebbe stata alcuna polemica rispetto alla cooptazione. Un certo linguaggio si usa solo con le donne».
I rapporti con il parlamento e il governo
Non sarà un mandato neutro «ma declinato al femminile» quello di Malpezzi e caratterizzato da un rapporto con l’esecutivo «di piena e leale collaborazione, soprattutto, in ragione del momento drammatico che vive il paese che richiede unità».
Debora Serracchiani pone invece l’accento sul ritorno di una centralità del parlamento, troppo “by passato” dai dpcm che sono stati firmati nell’ultimo anno per via della pandemia. «I legislatori devono partecipare a questo percorso nuovo e straordinario rappresentato dal piano nazionale di ripresa e resilienza» ciò significa «aumentare gli spazi nei quali il parlamento può svolgere appieno le sue funzioni, incrementare l’apporto delle forze politiche al lavoro del governo e ovviamente rispettare l’autonomia delle Camere». Per quanto riguarda il rapporto con il partito di Salvini all’interno del governo «sarà complicato nella misura in cui la Lega pensa di fare il partito di governo e di lotta» ma «i nostri rapporti saranno tanto più facili quanto più saranno trasparenti e leali rispetto all’agenda di governo Draghi».
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