- «Pronto, buongiorno, scusi il disturbo, sono Mario e la chiamo dal comitato elettorale del Partito democratico…». Inizia così uno dei tre brevi manualetti che dovrebbero servire alla carica dei «100mila volontari del Pd» per l’ultimo miglio della campagna elettorale.
- Le telefonate a casa, almeno venti persone «incluso i parenti che senti solo a Natale» per ognuno, non sono ancora partite, il D day è fissato per il 23 settembre e gli elenchi dovrebbero essere tratti dai contatti delle primarie democratiche.
- Esiste una piattaforma online per accettare di partecipare alla militanza elettorale e la sfera di intervento è divisa in due: c’è il volontario «digitale», che si limita alla propaganda sui social, e c’è il cosiddetto «volontario fisico», che si sporca le mani con le cassette della posta e a mettere le bandiere sotto i palchi elettorali.
«Pronto, buongiorno, scusi il disturbo, sono Mario e la chiamo dal comitato elettorale del Partito democratico…». Inizia così uno dei tre brevi manualetti che dovrebbero servire alla carica dei «100mila volontari del Pd» per l’ultimo miglio della campagna elettorale. Le telefonate a casa, almeno venti persone «incluso i parenti che senti solo a Natale» per ognuno, non sono ancora partite, il D day è fissato per il 23 settembre e gli elenchi dovrebbero essere tratti dai contatti delle primarie democratiche.
Così si spiega perché poco si sia visto finora della campagna «porta a porta, casa per casa» annunciata dal segretario Enrico Letta all’inizio di agosto insieme agli «occhi da tigre» dei suoi esecutori.
I vademecum del perfetto volontario, disponibili solo agli iniziati a questa pratica, sono tre. C’è quello sulle telefonate, appunto, e poi un altro si chiama «I 10 passi», non è l’omonimo percorso per uscire dalla dipendenza da alcol ma in effetti riguarda anche i bar: è una lista di consigli su come organizzarsi per convincere il maggior numero di elettori, tra cui ad esempio invitare qualche indeciso a prendere un caffè.
E infine c’è il terzo breviario, quello con le risposte standardizzate a domande o contestazioni che si reputano più frequenti. E qui si evince l’idea della campagna dei vertici del partito. Cinque risposte prefissate, all’inizio del testo, riguardano il caro bollette, incluso il credito d’imposta per le imprese, poi il bonus inflazione che riguarda quasi lo stesso tema, seguono altre risposte, nell’ordine, su scuola, sport, finti stage, flat tax e per finire sul governo della destra.
A questo proposito si tralascia il refrain lettiano sui rischi per la democrazia di un possibile governo Meloni ma si consiglia di insistere sui risultati negativi del governo Berlusconi nel quale Giorgia Meloni è stata ministra delle Politiche giovanili, governo «nel quale la disoccupazione dei giovani è passata dal 21,4 al 31,6 per cento». Questo sul piano dei contenuti.
Volontari digitali e fisici
Sul piano dell’organizzazione, secondo la coordinatrice nazionale dei volontari del Pd, la segretaria metropolitana di Milano Silvia Roggiani, incaricata dal segretario Letta di «coinvolgere i giovani», l’obiettivo prefissato dei centomila è più che raggiunto, però contando anche gli iscritti che hanno accettato di partecipare a volantinaggi e iniziative con i candidati.
In effetti esiste una piattaforma online per accettare di partecipare alla militanza elettorale e la sfera di intervento è divisa in due: c’è il volontario «digitale», che si limita alla propaganda sui social, e c’è il cosiddetto «volontario fisico», che si sporca le mani con le cassette della posta e a mettere le bandiere sotto i palchi elettorali. Roggiani afferma che sono metà e metà e che stima siano in tutto 100mila «sulla base del tesseramento dell’anno scorso che censiva, mi pare, 400mila iscritti» per 5mila circoli.
La coordinatrice spiega che i manuali «li abbiamo scritti sulla base delle esperienze di BellaCiaoMilano che ha portato all’elezione del sindaco Sala nel 2015 e delle maglie gialle che si sono mobilitate a Verona per Tommasi». Ma la tradizione dei breviari del militante a ben vedere è molto più vecchia.
«Quando il bambino era bambino mangiava pane e mela», recitava Carmelo Bene e quando il partito era partito la rete capillare delle sezioni forniva librettini di qualche decina di pagine con gli «insegnamenti al voto» e recuperava auto private per trasportare anziani e non deambulanti al seggio.
A Roma il coordinatore dei volontari si chiama Ludovico Di Traglia, ha 25 anni e dice di avere a disposizione un piccolo esercito di 1.200 persone, «tra volontari digitali e fisici». «Gli iscritti - spiega - sono coinvolti di default, poi ci sono le persone che si sono rese disponibili vista la situazione, in parte sono ex iscritti e votanti senza tessera, l’età media è 32 anni». Ammette però che si tratta di una media del pollo: di sedicenni ce ne sono soltanto una ventina e la maggior parte ha più di 50-60 anni.
Poi c’è Demos, il partito alleato che fa riferimento alla Comunità di Sant’Egidio, che dà una grossa mano per mettere in piedi qua e là i gazebo con il materiale di convincimento e cercare di approcciare gli elettori confusi.
Sono state anche inaugurate, alla presenza dei maggiorenti più illustri, dallo stesso Letta a Zingaretti e Gualtieri a Roma, due Case del Volontario, una nella capitale – appunto – e l’altra a Milano. Flavio Conio, coordinatore dei volontari nel municipio VIII di Roma, spiega però che la Casa del Volontario a Portonaccio serve essenzialmente come magazzino dei materiali e per ospitare i computer in grado di stampare grafiche come quelle dei manifesti con la scritta “Scegli”.
Alla fine è tutta qui la “tigrosa” macchina da guerra messa in campo per battere la destra e recuperare 20 punti di distacco nei sondaggi, più il micro staff del Nazareno, grande come le dita di una mano.
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