La marcia della Pace Perugia-Assisi è partita dopo un minuto di silenzio per l’Ucraina e si è snodata per i chilometri che separano le due città tra le richieste di pace da parte dei partecipanti, si parla di 25 mila persone. Mentre prosegue la guerra in Ucraina, il coordinatore della marcia, Flavio Lotti ha ribadito: «Non ci sono nemici, non abbiamo nemici, l'unico nemico è la guerra e tutti quelli che la alimentano, anche con la vendita delle armi».

Papa Francesco ha chiesto di ascoltare chi sta manifestando: «Saluto e ringrazio i partecipanti alla Marcia straodinaria Perugia-Assisi per la pace e la fraternità, che si svolge oggi, come pure quanti vi hanno aderito dando vita ad analoghe manifestazioni in altre città d'Italia», ha detto dopo la recita del Regina Caeli, e si è rivolto ai capi politici: «I leader politici, per favore, ascoltino la voce della gente che vuole la pace, non un’escalation del conflitto».

Nella lunga fila di bandiere arcobaleno della pace, chi c’è sta lanciando il suo messaggio sulla crisi Ucraina, ognuno con sfumature diverse. Tra le partecipazioni anche un pezzo del Pd, i sindacati, i Verdi e la Sinistra.

La guerra è una follia

«Fermatevi, la guerra e' un follia» è il messaggio del corteo. Per la seconda volta nella sua storia la Marcia Perugia Assisi ha avuto un'edizione straordinaria, era successo nel 1999 per la guerra in Kosovo. A quell'occasione risale il manifesto, al centro di polemiche, che la Marcia: «Proiettili da est, armi da ovest. La pace dov’è?». Flavio Lotti, Coordinatore del Comitato promotore della Marcia PerugiAssisi, con una grande bandiera ucraina, ha ribadito: «Lo facciamo per loro, per i deboli che non sono riusciti ad andarsene, per le vittime di tutte le guerre». Per Lotti è una «Buona Marcia alla faccia dei signori della guerra». Alla manifestazione hanno aderito centinaia di associazioni, amministrazioni locali, scuole e università: oltre 650. Le adesioni organizzate registrate sulla piattaforma della Marcia, sono state 10mila.

Landini

Tra i primi è intervenuto Maurizio Landini, il segretario della Cgil, tra i fautori di una manifestazione per la pace in Ucraina qualche settimana fa: «Bisogna riconquistare la pace e fermare questa guerra assurda voluta da Putin che sta creando disastri, e bloccare il rischio concreto che la guerra torni ad essere lo strumento di regolazione dei rapporti tra le persone». Per i sindacati è una regressione: «Noi non possiamo accettarla». La strada è quella del negoziato: «Quindi c’è bisogno di cessare questo conflitto e di prendere parola scendendo in campo e c'è bisogno che anche l'Europa giochi un ruolo determinante proprio per affermare la pace e costringere Putin ad un negoziato».

I Verdi e Sinistra Italiana

Nel lungo corteo, il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha pubblicato una sua foto. Il comunicato diramato all’avvio è condiviso con Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde. 

«L’unica soluzione è la strada della diplomazia - scrivono - 
L’Europa e le potenze internazionali devono costringere Putin a sedersi ad un tavolo  negoziale che salvaguardi l’indipendenza dell’Ucraina».
Ancora una volta dicono no alle armi: «Smettano di alimentare l’escalation con le armi che chiamano altre armi. Questo è l’unico modo per fermare la guerra, e per salvare la vita dei civili ucraini, che come in tutte le guerre sono le prime vittime dell’orrore».

Inoltre fanno riferimento alle forniture di gas e petrolio che ci legano alla Russia: «Costruire una strategia energetica basata sulle rinnovabili significa infine - concludono Bonelli e Fratoianni - costruire un modo in pace perché le fonti fossili generano solo guerre e conflitti oltre che ad essere le responsabili del cambiamento climatico».

Liberi e Uguali ha dato la sua lettura: «Il nemico più grande non è Putin ma la guerra» ha detto Daniele Ognibene, capogruppo di LeU in consiglio regionale del Lazio, che ha partecipato alla Marcia della Pace come delegato del consiglio regionale. «La guerra resta il più potente acceleratore di disuguaglianze sociali e per questo ribadiamo il no all'invio di armi e al riarmo».

«A tutti quelli che ancora ci domandano da che parte stiamo – ha specificato Lotti -, diciamo: “Noi stiamo con Papa Francesco”».

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