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La primogenita e la compagna di Berlusconi sono diventate un tandem, che ha ben funzionato con la svolta governista del partito.
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Fascina, cresciuta nella bolla Fininvest, ha dimostrato di conoscere le regole del gioco politico. In vista di un futuro che guarda a FdI.
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La figlia, infatti, regge la struttura dell’azienda e detta la linea, tenendo il filo diretto con il livello maggiore del governo e quindi direttamente con Giorgia Meloni
C’era sempre lei, vicino a Silvio Berlusconi. Durante il primo ricovero al San Raffaele e anche ora, accanto ai figli nel momento del dolore. Era lei a presidiare la porta della stanza e a gestire gli accessi, in accordo con quella che è a tutti gli effetti la matriarca: la primogenita Marina.
La figlia regge la struttura dell’azienda e detta la linea, tenendo il filo diretto con il livello maggiore del governo e quindi direttamente con Giorgia Meloni; la compagna è diventata la garante del partito e ha fatto prevalere la componente considerata meloniana, in accordo con il coordinatore Antonio Tajani, sfilando la guida al gruppo guidato da Licia Ronzulli e più gravitante nell’ottica della Lega.
Le due, accomunate dalla volontà di tutelare Berlusconi fino alla fine, sono diventate un tandem rodato e a dimostrarlo è stato proprio il successo della svolta governista del partito.
L’operazione, infatti, sarebbe stata pianificata da Marina attraverso abboccamenti con palazzo Chigi ma eseguita da Fascina, che ha dato prova di saper gestire la dinamica politica interna. Con la forza dell’investitura del Cavaliere e della sua famiglia, ma anche con una certa dose di carisma personale.
Chi è
Fascina, di cui si continua a conoscere poco più che l’aspetto fisico e per nulla la voce, è da tempo l’ombra del compagno a tutti gli incontri pubblici e privati, politici e non. Nelle foto di rito di tutti i vertici, si intravede sempre la sua chioma bionda alla destra del Cavaliere: silenziosa ma non sorda né disattenta.
Del resto, nei suoi ormai sei anni di parlamento (è stata eletta per la seconda volta alle elezioni di settembre, in un collegio blindato in Sicilia) ha consolidato una rete di fedelissimi che ha collocato al governo nella tornata di nomine e poi alla guida locale del partito, nel colpo di mano che ha sottratto la macchina organizzativa a Ronzulli. Dall’amico d’infanzia Tullio Ferrante, oggi sottosegretario alle Infrastrutture e ora anche responsabile nazionale delle adesioni, fino al nuovo coordinatore lombardo (posto sottratto a Ronzulli) Alessandro Sorte.
La svolta
Chi l’ha sottovalutata non ricorda che Fascina è cresciuta nella bolla Fininvest ben prima di diventare la compagna del Cavaliere. La strada che l’ha portata ad Arcore, infatti, passa per il Milan, di cui è stata parte dell’ufficio stampa, incontrando Adriano Galliani. È questo il canale che la fa avvicinare alla cerchia ristretta di Berlusconi e il mondo in cui si è formata non solo politicamente.
Solo dopo è diventata una sorta di assistente della stessa Licia Ronzulli che ora ha di fatto destituito: grazie a questo legame già nel 2019 si era stabilita a villa San Martino. «Per ragioni di lavoro», era stata costretta ad ammettere a Novella 2000 la fidanzata di allora, Francesca Pascale. Ragioni poi diventate sentimentali, appena un anno dopo.
Da allora non si è mai allontanata dal fianco di Berlusconi, con il placet della stessa Marina. La quale non ha impedito il suo salto di qualità rispetto alle donne che in passato hanno affiancato il Cavaliere: il fatto di sommare sia un ruolo politico che uno sentimentale. Prima, le due cose dovevano rimanere separate: Maria Rosaria Rossi poi Licia Ronzulli hanno ricoperto il ruolo di referente politica, Francesca Pascale quello della fidanzata.
A permettere a Fascina il controllo del nuovo assetto del partito, tuttavia, è stata proprio la non ostilità di Marina, sommata all’accondiscendenza di Antonio Tajani, che ha trovato in lei una utile sponda per controllare i gruppi parlamentari dal momento che lui copre il fronte del governo. L’interrogativo a cui ancora nessuno di loro vuole pensare, però, riguarda il dopo. E oggi si è fatto drammaticamente impellente. Tutti, infatti, sanno che l’8 per cento che Forza Italia ha miracolosamente conservato è stato dovuto solo alla sua presenza.
«Nessuna delle componenti di Forza Italia ha voti propri, nè quella meloniana di Tajani e Fascina che ha prevalso, nè quella salviniana di Ronzulli», ragiona un ex azzurro, «quindi in qualsiasi partito si sposteranno non saranno ben accetti: occuperanno posti senza portare consenso».
La sfida per la sopravvivenza del partito – e in quale forma essa maturerà – però, è qualcosa che riguarda solo collateralmente Fascina: lei è stata inglobata nella dinamica della famiglia Berlusconi e la politica è solo corollario di questo.
Davanti ci sono ancora quattro anni in parlamento e la svolta governista voluta da Marina, che guarda alla politica in ottica aziendale ed è attenta alla redazione dei contratti, avrebbe una postilla da poter attivare: l’assimilazione almeno di una parte di FI nei ranghi di Fratelli d’Italia.
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