- Quella del nazifascismo è stata «un’esperienza terribile; che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la pacifica convivenza tra i popoli» ha detto il presidente parlando alle associazioni combattentistiche al Quirinale in vista del 25 aprile.
- Mentre si discute del valore della resistenza, il parallelismo tra Italia e Ucraina si snoda nel discorso del presidente della Repubblica che lancia l’allarme sull’estensione dell’aggressione.
- Dopo la festa della Liberazione, si prepara ad andare al Consiglio d’Europa. Se per l’Ucraina serviranno sacrifici andranno fatti: «La solidarietà, che va espressa e praticata nei confronti dell’Ucraina, deve essere ferma e coesa. È possibile che questo comporti alcuni sacrifici», ha infatti ammesso.
Il nazifascismo è stata «un’esperienza terribile; che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la pacifica convivenza tra i popoli». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato al Quirinale una rappresentanza delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma in vista della settantasettesima ricorrenza del giorno della Liberazione dal nazifascismo, il 25 aprile. Mattarella ha ricordato il valore della Resistenza e lanciato il suo messaggio sull’Ucraina invasa «senza giustificazione» dalla Russia.
La Resistenza
Ormai occupa una piccola parte delle cronache, ma il titolare della carica più alta dello stato non ha mancato di segnalare che la riunione arriva «dopo gli anni più acuti della pandemia»: «torniamo a celebrare qui, nel palazzo del Quirinale» ha detto in apertura dell’evento. Il prossimo lunedì - 25 aprile appunto - dopo aver reso omaggio ai caduti all’Altare della Patria, si recherà ad Acerra, città segnata dai combattimenti e dalle rappresaglie delle truppe naziste: «Da Acerra, idealmente, abbracceremo tutti gli altri luoghi che videro l’eroismo, la sofferenza e, troppo spesso, la morte di quanti si sacrificarono per consegnarci un paese libero e democratico».
L’importanza di opporsi all’oppressore è stata più volte citata da Mattarella: «Ricordiamo la rivolta in armi contro l’oppressore. Rivolta che fu morale, anzitutto - come ha ricordato il Presidente Buscemi - e poi difesa strenua del nostro popolo dalla violenza che veniva scatenata contro di esso».
Il presidente della Repubblica ha ringraziato il presidente della Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane: «La ringrazio molto, Presidente Betti, delle sue parole. Una data in cui il popolo e le Forze Alleate liberarono la nostra Patria dal giogo imposto dal nazifascismo. Un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista».
La guerra
Mentre si discute del valore della resistenza, il riferimento all’Ucraina si snoda nel discorso del presidente della Repubblica: «Abbiamo assistito, in queste settimane – con un profondo senso di angoscia - a scene di violenza sui civili, anziani donne e bambini, all’uso di armi che devastano senza discrimine, senza alcuna pietà». Bucha, Mariupol, Kharkiv i casi che hanno agitato l’opinione pubblica. Mattarella non ha fatto esempi, ma nei giorni scorsi è intervenuto condannando la disumanità della guerra e ancora una volta ha stigmatizzato l’attacco «violento della Federazione Russa al popolo ucraino», concludendo: «non ha alcuna giustificazione».
Mattarella non esclude che il pericolo si estenda: «L’incendio appiccato alle regole della comunità internazionale appare devastante; destinato a propagare i suoi effetti se non si riuscisse a fermarlo subito, scongiurando il pericolo del moltiplicarsi, dalla stessa parte, di avventure belliche di cui sarebbe difficile contenere i confini».
Contro le fake news
Il dibattito pubblico si confonde tra ipotesi e contro ipotesi, così come già avvenuto durante la pandemia, il presidente della Repubblica ha fatto una riflessione sull’informazione: «Il ricordo e l’esempio non vengano cancellati dal passare del tempo o da improvvisate ricostruzioni che sovrappongono pregiudizi ai fatti». Una frase per il 25 aprile che vale anche per la guerra. L’allarme per le fake news non è nuovo. Già la settimana scorsa aveva spiegato: «Lo stiamo vedendo adesso con lo scenario inatteso e imprevedibile di guerra nel nostro Continente. Vi si agitano anche tentavi di notizie false, di nascondere la verità». Insignito del premio Bonino Pulejo, in occasione dei 70 anni della Gazzetta del Sud, dalla sua Sicilia è tornato a invocare «un sistema informativo che non si preclude alcuna voce, ma non subisce i falsi, sa informare con capacità critica i lettori su fatti e realtà».
L’impegno e i sacrifici
L’impegno richiesto per l’Ucraina non è solo teorico. Per Mattarella bisogna «lottare contro la sopraffazione, in aperta violazione del diritto internazionale, scongiurare morti ulteriori e sofferenze ulteriori di un popolo aggredito, è una causa comune che ci interpella e ci vede impegnati». Dopo il 25 aprile, il presidente della Repubblica si prepara a partecipare al Consiglio d’Europa.
Sarà la destinazione della sua prima missione all'estero da quando è stato confermato al Quirinale. Il 15 marzo il Consiglio, che ha tra le sue finalità la tutela dei diritti umani e della democrazia parlamentare, ha escluso la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina, e l'Italia, in questo semestre, presiede il Comitato dei ministri dell'organizzazione. La sua presenza non è una scelta casuale e punta alla compattezza internazionale nella reazione all’aggressione russa.
Mercoledì, durante l’incontro al Quirinale della presidente slovacca Zuzana Caputova, il presidente ha sottolineato con nettezza la necessità di un'Europa che affronti «unita» la minaccia russa in tutte le contromisure sul tavolo, incluse le sanzioni energetiche. Mentre si discute di embargo su gas e petrolio, rispetto al quale l'Europa è ancora alla ricerca della convergenza, il 20 aprile ha dato chiaramente il suo punto di vista: «Continuare a mantenere la compattezza nell'Ue e con la Nato e a operare come abbiamo già fatto con le sanzioni economiche, con l’aiuto all'Ucraina per impedire che il governo della Federazione Russa consolidi l'idea che sia possibile risolvere le controversie con l’aggressione militare». Questo «è l'unico modo per fermare l’allargamento del conflitto che avrebbe conseguenze gravissime», assicura il capo dello Stato.
Il suo è un messaggio di pace sì, ma di opposizione alla «prepotenza»: «Dal “nostro” 25 aprile, nella ricorrenza della data che mise fine alle ostilità sul nostro territorio, viene un appello alla pace». Una pace, specifica, che significa «non ad arrendersi di fronte alla prepotenza. A praticare il coraggio di una de-escalation della violenza, il coraggio di interrompere le ostilità, il coraggio di ritirare le forze di invasione. Il coraggio di ricostruire». E se serviranno sacrifici andranno fatti: «La solidarietà, che va espressa e praticata nei confronti dell’Ucraina, deve essere ferma e coesa. È possibile che questo comporti alcuni sacrifici», ha infatti ammesso. «Ma questi avrebbero portata di gran lunga inferiore rispetto a quelli che sarebbe inevitabile subire se quella deriva di aggressività bellica non venisse fermata subito».
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