- Esce da queste elezioni amministrative ancora più ridimensionato di come vi era entrato. L’ala governista del partito ha assestato un colpo, ma non è ancora quello mortale
- Sintesi: la colpa è dei candidati. Non tanto perché “impresentabili” e visibilmente inadatti rispetto a quelli del campo avverso, ma perché «abbiamo presentato la nostra proposta di cambiamento troppo tardi». Si potrebbe discutere a lungo su di chi sia la colpa di quel «troppo tardi».
- Il leader leghista avverte: «Oggi votavano gli italiani per eleggere 1.348 sindaci quindi se qualcuno usa per abbattere il governo di unità nazionale questo voto fa qualcosa di irresponsabile».
C’erano una volta i muscoli del Capitano (Francesco De Gregori ci perdonerà). Matteo Salvini esce da queste elezioni amministrative ancora più ridimensionato di come vi era entrato. Il “suo” candidato Luca Bernardo non riesce a fermare la corsa di Beppe Sala a Milano, che vince al primo turno. Il resto sono magre consolazioni. Il leader della Lega gioca d’anticipo e, forse anche per invertire la narrazione che da subito lo descrive come il grande sconfitto, è il primo dei big del centrodestra a commentare l’esito del voto.
Sintesi: la colpa è dei candidati. Non tanto perché “impresentabili” e visibilmente inadatti rispetto a quelli del campo avverso, ma perché «abbiamo presentato la nostra proposta di cambiamento troppo tardi». Si potrebbe discutere a lungo su di chi sia la colpa di quel «troppo tardi». Di certo i veti incrociati e la competizione continua tra Lega e Fratelli d’Italia non ha aiutato. Ma in vista del ballottaggio di Roma e Torino è meglio non fare polemiche.
Peraltro i risultati parziali dei partiti mostrano una Lega fortemente ridimensionata, che deve difendersi un po’ ovunque dall’avanzada di FdI. Così fa sorridere che Salvini non trovi niente di meglio da fare che sottolineare l’ottimo risultato della Calabria, dove il partito ha raddoppiato i propri consensi: «Visto che fino a qualche anno fa non esistevamo in nessun piccolo comune calabrese, questo è un motivo di orgoglio».
Chissà se la Lega riuscirà a ripartire da Reggio Calabria, di certo c’è che l’ala governista del partito ha assestato un colpo, ma non è ancora quello mortale. Salvini forse avrà capito che un certo sovranismo populista non funziona più per raccogliere consensi. Che candidati più strutturati e meno “civici” avrebbero ottenuto risultati migliori. O forse penserà che è il governismo a penalizzare un partito che, troppo rinchiuso nel palazzo, non è più in grado di parlare al suo popolo.
Al momento sembra prevalere la prima ipotesi e il leader leghista avverte: «Oggi votavano gli italiani per eleggere 1.348 sindaci quindi se qualcuno usa per abbattere il governo di unità nazionale questo voto fa qualcosa di irresponsabile». Chissà quanto durerà.
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