Il segretario della Lega, scuro in volto, ha analizzato il risultato del 9 per cento, sotto la soglia psicologica della doppia cifra. «Il dato non mi soddisfa», e ha annunciato un consiglio federale per domani. Il calo verticale viene mitigato solo dagli effetti della legge elettorale, che comunque permettono l’elezione di circa 100 parlamentari.
È un Matteo Salvini scuro in volto quello che si presenta a Milano, in via Bellerio, per fare il punto della situazione dopo la nottata di scrutini. Il dato per la Lega è da profondo rosso: sotto il 9 per cento a livello nazionale, molto sotto la soglia psicologica del 10 per cento ricordato come il miglior risultato di Umberto Bossi con la Lega Nord che correva in sole quattro regioni.
Eppure, Salvini punta a resistere contro le voci interne sempre più insistenti sulla necessità di un congresso: «Io ho ancora più voglia di prima di andare avanti, questa volta con un governo solido di centrodestra», ha detto. Quanto alle motivazioni del fallimento, la colpa è tutta del governo Draghi, di cui la Lega ha fatto parte – nella ricostruzione di Salvini – per il bene del paese anche a costo di perdere voti. «Brava Meloni, politicamente parlando, l’opposizione ha pagato», ha ammesso poi a denti stretti, sottintendendo che la vittoria è molto più facile, potendosi permettere il lusso di essere l’unica minoranza.
La legge elettorale
A salvare Salvini è il Rosatellum. Nonostante la percentuale ad una cifra, il correttivo maggioritario e l’exploit di Fratelli d’Italia fanno ben sperare la Lega, quanto a numero di eletti: «Puntiamo a 100 parlamentari e ce la batteremo con il Pd per il secondo gruppo in parlamento», ha detto Salvini. Secondo i dati, infatti, la Lega dovrebbe aver eletto 30 senatori e 41 deputati, e sono in ipotesi altri 28 nei proporzionali, più un parlamentare in circoscrizione estero.
Esattamente come il Pd, che pure ha preso il 19 per cento e più del doppio dei voti della Lega.
«Il dato non mi soddisfa, il 9 per cento non è il risultato per il quale ho lavorato», ha aggiunto il segretario, che però ha ringraziato i militanti che si sono dedicati alla campagna elettorale. Proprio questa sottolineatura sembra un velato riferimento all’onda che si sta alzando dentro al partito al nord, con richiesta sempre più insistente di una resa dei conti interna.
Niente congresso
«Abbiamo fatto 610 congressi cittadini, ne mancano 800», ha tagliato corto Salvini. Come a dire che prima si dovrà terminare il giro dei congressi locali, poi nel caso si potrà parlare d’altro.Tuttavia, per domani è convocato un consiglio federale «in cui analizzeremo i dati sui territori e io ascolterò tutti», ha dovuto concedere il segretario.
Troppo è il malumore interno che sta montando, con dati che spaventano soprattutto nelle regioni storiche leghiste, dove Fratelli d’Italia ha doppiato il partito di Salvini. In Veneto, la Lega si è fermata al 14 contro il 32 per cento di FdI; in Friuli è addirittura al 10 per cento contro il 32. In Lombardia c’è il divario inferiore: 13 per cento della Lega contro il 27 di Meloni.
Proprio in questa regione, Salvini si è affrettato a puntellare il suo candidato alle regionali, l’uscente Attilio Fontana, il cui nome dopo questi risultati è evidentemente in bilico: «Squadra che vince non si cambia», ha detto, anche se Letizia Moratti – ottimi sondaggi e un rapporto privilegiato con FdI – aspetta ancora alla finestra.
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