Vorremmo iniziare la conversazione dalle donne. Perché l’ultimo Sorelle (Rizzoli) di Maurizio De Giovanni di donne parla, donne mature, spione dei servizi segreti, signore piene di sfumature («Per disegnare una donna ci vuole una di quelle vecchie scatole di pastelli che ci regalavano da piccoli, quelle da 64», spiega), sorelle di sangue e donne che praticano la sorellanza.

Ma De Giovanni – scrittore, sceneggiatore, fra i più letti autori di gialli in Italia, classe ‘58, occhi magnetici e c’è del verde laggiù, lo incontriamo in una giornata organizzata dalla vicepresidente dell’europarlamento Pina Picierno a Foqus, Fondazione Quartieri Spagnoli, un epicentro di rigenerazione urbana e sociale, ombelico di sole in mezzo ai vicoli impavesati della vittoria del Napoli di cui, manco a dirlo, lui è tifoso irredimibile – De Giovanni insomma ha un’inscalfibile passione sociale.

Racconta che, da presidente della Fondazione Premio Napoli, dopo la strage di migranti al largo di Pilos, si è rivolto all’Unione europea per chiedere «una commissione che accerti le responsabilità degli stati membri in caso di mancati e ritardati soccorsi» e «una giornata di lutto europeo».

Non è successo: né lutto, né altro.
L’Europa è assente. Ma non è solo l’Europa. Quattro idioti noleggiano una Lamborghini, si infilano in una Smart e uccidono un bambino di cinque anni, orrore, disgusto. Ed è la prima notizia di tutti i tg. Ma quando cento bambini nella stiva di una nave affondano e finiscono a 5mila metri, e forse non verranno recuperati mai, questa notizia quasi non la trovo. Perché? Perché è più bambino un bambino di cento bambini?

Ma l’Ue ci sta dando i fondi per il rilancio del paese.
Ma dovrebbe farsi sentire: siamo il paese del mondo che rende più problematica l’adozione. Il paese che parla sempre di famiglie, ma quali se dobbiamo assistere a manifestazioni in ogni città dove migliaia di persone non vedono riconosciuto il diritto di essere famiglia? E perché ragazzi che nascono, crescono e studiano, pagano le tasse, imparano la lingua e anche il dialetto di un luogo, poi non debbono essere cittadini di quel luogo? Le parlo della mia città, Napoli, una grande capitale europea. Napoli è malata. I sintomi sono la delinquenza e il lavoro nero. Sui sintomi si interviene con la guardia di finanza, la polizia. Ma la causa della malattia sono i tre bambini su dieci che non vanno a scuola, che alimentano il lavoro nero, la criminalità organizzata e la delinquenza minorile: e per forza, perché loro e le loro famiglie devono campare, stasera, non fra cinque anni quando il Pnnr sarà completato, se lo sarà.

Fra cinque anni sarà legge l’autonomia differenziata.
Appunto. Restiamo nella mia Napoli, tre milioni e mezzo di abitanti senza uscire dalla città, brulicante di storia, di storie, un’area decisiva per il paese. Che però rientra in una regione per la quale l’Italia alza un muro. Si chiama autonomia differenziata. Questo paese fa il contrario di quello che ha fatto la Germania, che dall’abbattimento del Muro ha creato il motore interno dell’integrazione che l’ha resa il paese guida del continente. Noi vogliamo fare il contrario, ci stiamo disintegrando. Un muro all’altezza di Frosinone, che dividerà il paese in due. I nostri diplomi varranno la metà di quelli di Modena. Io per curarmi dovrò andare altrove. Possibile che in Europa nessuno eccepisca su queste porcate, vorrei trovare un sinonimo ma non lo trovo?

È la destra. Sono le storie che lei spesso racconta, del resto.
C’è un solo modo per raccontare le storie ed è immedesimarsi. Perché se non ti immedesimi tu che la racconti, non si immedesima il lettore o lo spettatore. Però va detto che l’immedesimazione fa rabbia, furia, dolore. Anche per i tg della sera che per settimane hanno parlato di un primo ministro che ha avuto i funerali di Stato. Neanche a Cavour li hanno fatti.

È la destra. Berlusconi ha contato nella storia del paese, è innegabile. Quanto ha contato?
Ha legittimato il pensiero piccolo. Se penso qualcosa di cui mi vergogno, lo riconosco e non lo dico. Se qualcuno fra gli applausi dice le cose che tenevo nascoste e di cui mi vergognavo, io quelle cose le urlo.

Il governo non doveva istituire il lutto nazionale?
Per carità, massimo cordoglio per il dolore di una famiglia, ma il lutto nazionale è un momento di riflessione che si dà una comunità su un problema grande per tutti. È possibile che con 700 morti e cento bambini non abbiamo fatto una giornata di lutto europeo? Questo lutto nazionale è il drammatico riconoscimento della pochezza morale di questo paese.

Parliamo di donne? Iniziamo da Giorgia Meloni.
Lei ora ha un grosso problema, ha messo in piedi un ingranaggio di governo, a cui però manca una guarnizione. Perché questo era Berlusconi ormai, un cuscinetto sedicente moderato tra due forze decisamente contrastanti, Fratelli d’Italia, che ha l’identità nazionale come bandiera, e la Lega che ha come bandiera la secessione del nord, mascherata da federalismo costruito sulle diseguaglianze. Meloni ha un problema, a medio termine si vedrà meglio. Certo per la destra il potere è un gran collante.

Per tutti tranne che per la sinistra.
A sinistra il problema è il cupio dissolvi, il masochismo.

Elly Schlein farà la differenza?
Elly Schlein è una grande occasione per la sinistra. Se verrà lasciata lavorare, se sarà accettata come leader, cosa che nel Pd è sempre una questione controversa e un terreno di scontro. Nutro seri dubbi. Ma se la lasciassero fare sarebbe una gran bella novità.

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