Adesioni con punte superiori all’85 per cento e un migliaio di dimostranti in piazza a Roma per protestare contro la legge di Bilancio che non mantiene le promesse
«Viviamo in una condizione che definire drammatica è poco: stipendi bassi, strutture fatiscenti, violenza, assenza di medicina sul territorio, e a pagare le conseguenze sono i cittadini».
Dalla piazza di Roma, il segretario del sindacato Anaao Assomed, Pierino di Silverio denuncia la situazione più che critica del sistema sanitario nazionale. Erano circa un migliaio in piazza nella capitale per protestare contro la legge di bilancio del 2025, ma lo sciopero nazionale, per le sigle sindacali, ha raggiunto quote di adesione «molto alte, fino a punte dell'85 per cento compresi gli esoneri previsti per legge», anche se in Veneto, per esempio, la percentuale media di adesione è stata sotto il 5 per cento.
«Circa il 20 per cento delle Aziende – però – non ha dato al personale disposizioni sul contingentamento minimo per lo sciopero, creando grandi difficoltà per circa 20mile medici e 100mila infermieri e professionisti sanitari».
Secondo Di Silverio, le colpe sono condivise: «Sono 15 anni che ci sono costanti «disinvestimenti nella sanità pubblica – dice – e ora si danno 14 euro in più al mese». Servono riforme, risorse, sicurezza e formazione. Se non dovessero arrivare azioni concrete, «dobbiamo arrivare alle dimissioni di massa. Se la nostra presenza non è apprezzata, faremo sentire pesantemente la nostra assenza».
Anche il presidente degli infermieri del Nursing Up, Antonio De Palma, ha fatto capire che questo è quasi un punto di non ritorno: «Non accettiamo più di essere considerati dei fantasmi. Il governo stanzi le risorse. Perché anche gli infermieri stranieri che si vogliono far arrivare andranno via dall'Italia a queste condizioni, come già hanno fatto 30mila infermieri italiani andati all'estero».
Lettera a Meloni
I sindacati hanno anche scritto una lettera a Giorgia Meloni, in cui spiegano che la protesta «affonda le radici negli anni passati, caratterizzati – sia a destra che a sinistra - da una visione politica della sanità pubblica estremamente miope che, di fatto, non tutela la salute dei cittadini». La legge di bilancio presentata non mantiene le promesse del ministro della Sanità, Orazio Schillaci. «È vero che l’attuale governo ha stanziato più risorse in assoluto per il Fondo sanitario nazionale – spiegano i sindacati –, ma le stesse sono spalmate nei prossimi 5 anni e, al netto dei rinnovi contrattuali, sono ben al di sotto del tasso inflattivo». Schillaci ha parlato dello sciopero sostenendo che la salute è al centro dell’agenda politica del governo, ricordando di aver ricevuto i rappresentanti sindacali più di una volta e «li incontreremo anche dopo questo sciopero», ha detto.
Dall’opposizione, Giuseppe Conte ha invitato il governo e la presidente Meloni ad ascoltare «il grido di dolore di chi ogni giorno vive sulla propria pelle i disagi e le carenze di ospedali e pronto soccorso». Conte ha anche evidenziato che nella manovra è previsto un record di investimenti in armi, che l’M5s vorrebbe invece venissero reindirizzati sulla sanità.
Attacchi al governo sono arrivati anche dalla segretaria del Pd Elly Schlein, che ha annunciato una mobilitazione negli ospedali contro i tagli del governo al settore: «Il Pd non resterà a guardare lo smantellamento della sanità pubblica, proseguiremo la mobilitazione sulla difesa della sanità pubblica, continueremo ad andare nei luoghi di cura a incontrare medici, infermieri, ooss che sono in difficoltà». Schlein ha inoltre messo in luce come, a dispetto della spesa pubblica sulla sanità più alta in senso assoluto, «la spesa sanitaria sta scendendo a livelli di minimo storico dagli ultimi 15 anni, sotto il 6% del Pil».
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