La premier copre a colpi di slogan il rimpatrio del generale libico. Il procuratore attaccato per i voli di stato cancellati dal governo
Le parole di Giorgia Meloni sembrano la registrazione di un messaggio di Silvio Berlusconi: «Alcuni giudici vogliono governare». La presidente del Consiglio ha fatto proprio il mood del fondatore di Forza Italia anche sulle responsabilità della magistratura. «Il problema è che se io sbaglio gli italiani mi mandano a casa, se sbagliano loro non succede niente. Se alcuni giudici vogliono governare si candidino alle elezioni», ha detto tornando sulla comunicazione di indagine della procura di Roma sul caso Almasri. Così da sommergere a colpi di slogan il pasticcio combinato sul rimpatrio del generale libico.
La leader di Fratelli d’Italia ripete uno slogan ormai entrato stabilmente nel lessico della sua propaganda. «È un atto voluto» da parte del procuratore, Francesco Lo Voi. «Tutti sanno che le procure hanno la loro discrezionalità», ha ripetuto, dettando ancora lo spin a Fratelli d’Italia e all’intero governo. Fino a definirlo, nell’escalation verbale, un «danno alla nazione».
Insomma, i toni non si abbassano. Anzi, vengono portati all’estremo dello scontro, all’insegna di «noi contro i nemici», con i magistrati messi in cima alla lista. Soprattutto uno: quel Lo Voi che, senza volerlo, ha fatto un grande regalo alla propaganda governativa. Va attaccato, senza se e senza ma. Alla fine, se tutto sarà archiviato resterà la propaganda vittimistica della caccia al governo. Quello di martedì, con l’annuncio delle indagini, non era uno sfogo dal sen fuggito. È stato l’avvio di una strategia precisa, orchestrata dal sottosegretario, Giovanbattista Fazzolari e condivisa dai fedelissimi.
Niente parlamento
La premier ormai imperversa, scegliendo sempre di giocare in casa come il collegamento con Nicola Porro. Innescando un cortocircuito istituzionale: il parlamento è stato bloccato; l’informativa a Montecitorio del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è stata cancellata per le indagini in corso, ma la presidente del Consiglio discute della stessa indagine in un evento pubblico.
«Giorgia Meloni dovrebbe riferire al Paese nelle sedi istituzionali e non ai propri follower», ha attaccato la segretaria del Pd, Elly Schlein. «Il parlamento, non Instagram, è il luogo in cui le opposizioni hanno chiesto alla presidente del Consiglio di chiarire il suo operato, ma continua a evitarlo, a scappare», ha incalzato la leader dem.
Una questione che è stata rilanciata da altre forze di opposizione. «Non sei sopra la legge», ha sottolineato il presidente dei Cinque stelle, Giuseppe Conte, rivolgendosi a Meloni. In un clima avvelenato, il leader e deputato di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, ha denunciato minacce di morte sui social. «Quando si fanno minacce di morte, o si evoca la P38 si travalica un confine netto», ha scritto l’ufficio stampa del partito in una nota.
Ma non c’è stato troppo spazio per il fairplay. Il messaggio di battaglia lanciato da Meloni è stato ampiamente recepito da Antonio Tajani, ringalluzzito dal verbo berlusconiano tornato in voga. «La decisione di Lo Voi non è un atto dovuto, ma è stata frutto di una richiesta di un avvocato che era stato al governo di sinistra», ha detto.
Con tanto di deliberata omissione del passato politico di Luigi Li Gotti, a lungo militante del Movimento sociale italiano, il partito della fiamma che Fratelli d’Italia ha ereditato. «A pensar male si fa sempre bene. Iniziative come queste non fanno il bene dell’Italia», ha poi aggiunto il vicepremier tanto impalpabile nei giorni del caso Almasri e tanto loquace nelle ultime ore di furente scontro con la magistratura.
I voli intrecciati
Poi ci sono i voli che si intrecciano. Il volo di stato, concesso per il rimpatrio di Almasri, ha fatto scoppiare un putiferio. E i voli di stato, quelli che sarebbero toccati a Francesco Lo Voi, hanno rappresentato un altro capitolo dello scontro.
La notizia era stata già anticipata da Domani: il sottosegretario, Alfredo Mantovano, ha deciso di cancellare i voli di stato al magistrato, usati per ragioni di sicurezza dal 2017. Un atto voluto, tanto per usare una locuzione molto in voga nelle ultime ore, quello di palazzo Chigi nei confronti del procuratore. E che ha innescato la strumentalizzazione di una presunta vendetta del magistrato nei confronti del governo. Questa è la vulgata della maggioranza.
«È doveroso fare chiarezza sulla vicenda che coinvolge il procuratore Lo Voi, il quale sarebbe entrato in contrasto con palazzo Chigi per l’utilizzo dei voli di stato per fini personali», ha detto il vicecapogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Manlio Messina, chiedendo sulla vicenda «trasparenza assoluta». Affermazioni quantomeno audaci, come ha fatto notare il portavoce di Europa verde, Angelo Bonelli: «La destra senza vergogna in queste ore si occupa di voli di stato, ma non del volo di Stato che ha consentito ad Almasri di sfuggire all’arresto della Corte penale internazionale».
Una questione è certa: il governo ha individuato l’obiettivo Lo Voi. È stata tirata in ballo un’altra vicenda, quella svelata da Domani sui controlli compiuti dall’Aisi, i servizi segreti interni, sul capo di gabinetto di palazzo Chigi, Gaetano Caputi. I documenti sono stati inseriti negli atti di conclusione delle indagini per un esposto presentato proprio da Caputi nei confronti di Domani per una serie di articoli pubblicati lo scorso febbraio.
Meloni e il suo inner circle non sono intenzionati a far passare la vicenda sottotraccia. Nessun chiarimento sui fatti, ma si valuta l’esposto per violazione di segreto o l’avvio di una segnalazione al Csm. Così da accompagnare Lo Voi alla porta della procura romana senza i «distinti ossequi», che hanno caratterizzato l’atto della procura agli indagati.
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