Un Dpcm ha istituito alla presidenza del Consiglio il dipartimento per il programma di governo. Non è solo un cambio di etichetta: il sottosegretario avrà a disposizione più risorse per occuparsi di nuove funzioni nell’attuazione del Pnrr. La premier gli ha affidato anche la supervisione sull’operato dei colleghi di governo
- Un Dpcm ha istituito alla presidenza del Consiglio il dipartimento per il programma di governo che prende il posto del precedente ufficio per il programma di governo.
- Non è solo un cambio di etichetta. Il sottosegretario Fazzolari avrà più risorse e allargherà il raggio delle sue funzioni nell’attuazione del Pnrr. Sarà anche il supervisore di fatto dell’operato dei colleghi di governo.
- La premier Giorgia Meloni si affida sempre di più a un suo uomo di fiducia, nonostante un primo bilancio deficitario sull’emanazione dei decreti attuativi.
Più compiti e maggiori poteri al sottosegretario Giovambattista Fazzolari a palazzo Chigi, con un occhio al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma non solo.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha deciso di ridisegnare il perimetro delle funzioni alla presidenza del Consiglio, attraverso un Dpcm, che tra i vari interventi prevede proprio un potenziamento del ruolo assegnato a uno dei suoi fedelissimi.
Facendone una sorta di plenipotenziario dei decreti attuativi, che può mettere bocca sul lavoro degli altri ministri e ponendolo giusto un passo indietro rispetto al ministro Raffaele Fitto sulla realizzazione del Pnrr.
Un dipartimento ad hoc
Nel decreto appena pubblicato è stato istituito il dipartimento per il programma di governo, che prende il posto del precedente ufficio per il programma di governo. Solo un cambio di etichetta? Non proprio.
La novità rafforza l’apparato in dotazione a Fazzolari a palazzo Chigi: avrà a disposizione due uffici, unità esecutive della struttura, che a loro volta possono suddividersi in tre servizi, che dal punto di vista pratico sono delle ulteriori articolazioni.
Fino a qualche settimana fa, l’ufficio per il programma di governo contava solo su due servizi, con un raggio d’azione limitato. Un potenziamento significativo per un uomo di fiducia di Meloni, che secondo alcune indiscrezioni interne a Fratelli d’Italia sarebbe in calo nel gradimento della premier dopo alcune incaute dichiarazioni. I fatti dicono altro e vanno in continuità con il legame di vecchia data.
Legame antico
La vulgata vuole che si stato Fabio Rampelli il mentore politico di Meloni, ma nella realtà è stato Fazzolari ad accompagnarla nella crescita all’interno del mondo politico di destra.
Il senatore, che si tiene lontano dalla vita della capitale avendo preferito abitare a Fregene, sul litorale romano, ha fama di essere studioso e scrupoloso nell’esame delle documentazioni, tanto da essersi guadagnato il soprannome di Spugna. La ragione risiede nella capacità di acquisire nozioni e informazioni.
Tuttavia, è consapevole di non possedere il piglio del capo: per questo, alla fine degli anni Novanta in Alleanza nazionale, l’attuale sottosegretario è stato politicamente folgorato dalla giovane Meloni, e ha sostenuto l’ascesa della ragazza della Garbatella, intravedendo la sua capacità di leadership.
Una mano tesa che ha consentito alla premier in carica di approdare alla guida di Azione giovani, la formazione giovanile di An. Il rapporto si è cementato negli anni in cui lei è stata vicepresidente della Camera e lui era al suo fianco nelle vesti di consigliere.
Successivamente Meloni è stata nominata ministra della Gioventù nel governo Berlusconi e Fazzolari è diventato suo capo della segreteria tecnica, prendendo dimestichezza con la complessa macchina di palazzo Chigi.
Così Spugna ha seguito la leader in ogni decisione, compresa la fondazione di Fratelli d’Italia, diventando l’estensore del programma del partito, lavorando in asse con il deputato Francesco Filini, il delegato al centro studi di FdI.
Dall'insediamento dell’esecutivo, Fazzolari è chiamato a sovrintendere la realizzazione di quel programma nei panni di sottosegretario.
Risultati deludenti
Il primo bilancio non è proprio esaltante: dalla mole di decreti attuativi contenuti nei vari provvedimenti, 246 in totale, solo 28 sono stati pubblicati, circa l’11,5 per cento. Ma la premier non lo ha rimproverato
Anzi, gli ha conferito nuovi poteri che non sono solo relativi a una maggiore dotazione di uffici. Rispetto al passato, il dipartimento seguirà «l’attuazione delle politiche governative, compresa l'attuazione dei provvedimenti legislativi contenuti nel Pnrr».
Prosegue insomma l’accentramento a palazzo Chigi per la realizzazione del Piano: Fitto è in prima fila e Fazzolari alle spalle a seguire le attività di attuazione.
Sempre nel decreto appena firmato da Meloni è stato previsto poi una sorta di “commissariamento” dei vari ministeri: il «dipartimento monitora in particolare la tempistica degli iter istruttori, anche di competenza delle amministrazioni di settore, prodromici alle iniziative legislative del governo attuative del programma presentato alle camere e sul quale le stesse hanno espresso la fiducia», si legge nel testo.
E ancora la struttura gestita da Fazzolari potrà «elaborare appositi indicatori temporali, qualitativi, quantitativi e finanziari che evidenzino lo stato di avanzamento dell’attuazione del programma di governo, a supporto sia dell’azione delle amministrazioni interessate», di fatto dettando i tempi ai singoli ministri.
© Riproduzione riservata