- Si profila sempre più chiaro un passo indietro del governo sulla normativa che doveva alzare il limite dei pagamenti al di sotto dei quali i commercianti non sono più obbligati a permettere i pagamenti elettronici prima a 60, poi almeno a 30 euro.
- Dopo la dichiarazione di Meloni nella maggioranza la confusione è grande: le parole della premier non sono ancora state discusse, né tantomeno si è parlato dei metodi alternativi evocati da Meloni.
- A Montecitorio infatti si spera di ottenere il via libera della commissione Bilancio con mandato al relatore di riferire in aula entro la mezzanotte di oggi.
Il sogno della maggioranza di cancellare l’obbligo per i commercianti di offrire ai clienti la possibilità di pagare con il Pos si infrange contro la Commissione europea.
Si profila sempre più chiaro un passo indietro del governo sulla normativa che doveva alzare il limite dei pagamenti al di sotto dei quali i commercianti non sono più obbligati a permettere i pagamenti elettronici prima a 60, poi almeno a 30 euro.
La battaglia sul Pos
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, spiega la situazione in tarda mattinata, lasciando l’aula del Senato, dove è appena terminato il concerto di Natale condotto dalla maestra Beatrice Venezi.
«È un obiettivo del Pnrr e quindi lo stiamo trattando con la Commissione. Se non ci sono i margini, ci inventeremo un altro modo per non far pagare agli esercenti le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti» promette la premier.
La soluzione che si delinea nel pomeriggio è quella di ridurre il limite sotto cui i negozianti non sono obbligati a offrire il pagamento elettronico a 30 euro, o di cancellare del tutto la riforma.
Un duro colpo per la premier, che soltanto sabato sera, in chiusura di Atreju, dileggiava la sinistra sul pagamento elettronico: «Segnalo a questa gente che non hanno il Pos, e come si fa a pagare con la carta di credito se non hanno il Pos nei rave party?»
A districare l’ultimo nodo è il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che in serata si presenta in audizione in commissione Bilancio alla Camera.
Ma dopo la dichiarazione di Meloni nella maggioranza la confusione è grande: le parole della premier non sono ancora state discusse, né tantomeno si è parlato dei metodi alternativi evocati da Meloni per consentire agli esercenti di non pagare le commissioni.
Le prossime tappe
L’impressione che emerge, a sentire i parlamentari della maggioranza, è che la soluzione del problema sarà rinviata a data da destinarsi.
Per il momento, l’obiettivo principale è mettere un punto alla trattazione della manovra in commissione, avanzata a rilento negli ultimi giorni e con numerose sospensioni dei lavori.
A Montecitorio infatti si spera di ottenere il via libera della commissione Bilancio con mandato al relatore di riferire in aula entro la mezzanotte di oggi, dopo l’approvazione dell’ultimo pacchetto di emendamenti. A quel punto, il testo dovrebbe ricevere il via libera in aula, per essere approvato con la prima fiducia del governo Meloni probabilmente giovedì 22.
Appuntamento alla settimana tra Natale e Capodanno per l’approvazione, con ogni probabilità a scatola chiusa, al Senato. Meloni continua a sottolineare la velocità con cui il suo governo ha consegnato il testo della manovra al parlamento e vuole vederla chiusa e approvata da entrambi i rami del parlamento il prima possibile.
Anche perché la sua agenda è piena di altri impegni: entro oggi ha promesso di comunicare il nome del candidato del centrodestra per le elezioni regionali del Lazio.
Gli altri provvedimenti
Mentre la questione Pos ha lasciato col fiato sospeso la maggioranza fino all’ultimo, Forza Italia porta a casa il rialzo delle pensioni minime degli over 75 a 600 euro, uno dei punti su cui gli azzurri avevano insistito fin dalle prime trattative di maggioranza.
Meno disponibilità, come da tradizione, per le proposte dell’opposizione, anche se Meloni ci tiene a sostenere che «L’opposizione fa il suo lavoro, come è giusto che sia. Noi siamo stati molto disponibili anche a valutare nel merito le singole proposte che arrivavano, perché se arrivano buone proposte non ci sono problemi ad approfondirle. Se invece l’approccio è pregiudiziale, il governo deve fare il governo e l’opposizione fa giustamente l’opposizione».
. Respinto per esempio il ripristino del cashback, rilanciato dal Movimento 5 stelle, che critica la decisione del governo: «I sovranisti delle valigette e dei bustoni di plastica pieni di contante hanno appena bocciato in commissione bilancio della Camera l'emendamento del M5s che prevedeva la reintroduzione del cashback. Registriamo l'ennesima posizione antistorica e antieconomica da parte di governo e maggioranza di centrodestra» scrivono i parlamentari Cinque stelle in commissione.
«Vale la pena ricordare che il cashback era già stato bocciato da uno studio del ministero dell'Economia durante il Governo Draghi (lo stesso che hanno sostenuto) perché “non sembra aver conseguito effetti significativamente differenti per i settori a più elevata propensione all'evasione fiscale”» replicano da FdI .
La maggioranza ha invece accolto alcuni spunti delle opposizioni sul sud e il credito d’imposta. Il nuovo testo, sottoscritto dai capigruppo di Pd, Movimento 5 stelle, Italia Viva e Forza Italia è stato depositato nel tardo pomeriggio. «È il primo segnale di unità del parlamento dopo giorni di lavoro» ha detto il relatore azzurro Roberto Pella.
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