Il faccia a faccia tra le due leader si terrà da Bruno Vespa. Ma tutto potrebbe saltare per le norme che regolano la comunicazione in campagna elettorale. Era già successo nel 2022
Da mesi si parla del confronto televisivo fra Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ed Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, e ora finalmente ci sono la data e la sede: il prossimo 23 maggio nella trasmissione Porta a porta di Bruno Vespa.
Ma potrebbe trattarsi di un film già visto. Anzi, non visto, così come non si vide il dibattito fra Giorgia Meloni ed Enrico Letta, allora segretario del Pd, programmato in occasione delle elezioni politiche del settembre 2022.
Secondo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) esso avrebbe violato la “par condicio” preelettorale, in assenza di adeguati accorgimenti.
Il confronto fra le leader
Anche Letta e Meloni si sarebbero dovuti sfidare a Porta a porta, secondo quanto avevano concordato, e l’Agcom era stata investita della questione relativa alla valutazione del rispetto della par condicio.
Secondo l’autorità, «un unico confronto televisivo tra due soli soggetti politici», cui avrebbero fatto da contorno le relative attività di comunicazione, non sarebbe stato «conforme ai principi di parità di trattamento e di imparzialità dell’informazione, essendo suscettibile di determinare, in capo ai soggetti partecipanti al confronto, un indebito vantaggio elettorale rispetto agli altri».
In altre parole, non sarebbe stata assicurata la «pari opportunità tra gli aventi diritto»: il confronto fra i due maggiori personaggi del momento avrebbe offerto a questi ultimi una ribalta che altri leader, ad esempio intervistati singolarmente, non avrebbero avuto.
Inoltre, continuava l’Agcom, «la definizione delle modalità di eventuali confronti fra esponenti politici non può essere rimessa agli esponenti politici medesimi», ma va inserita in un quadro di tutela delle pari opportunità la cui definizione compete ai direttori responsabili dei programmi.
Le criticità
Potrebbe obiettarsi che per le elezioni del parlamento europeo la situazione è un po’ diversa da quella del 2022. Oggi alcuni segretari di partito non si sono candidati, ma fanno comunque campagna elettorale, mentre altri, come Meloni e Schlein, si sono candidati ma ammettono che, in caso di vittoria, non andranno comunque a Bruxelles (con l’eccezione di Matteo Renzi), per cui la loro candidatura serve solo a procurare voti al partito che guidano.
Siccome la posizione di chi si candida è su un piano di parità sostanziale rispetto a quella di chi non si candida affatto, il principio affermato dall’Agcom resterebbe comunque valido.
Ancora, ci si chiede come andrebbe applicata, durante il confronto, la regola che esclude dal conteggio dei tempi per la “par condicio” gli interventi su «materie inerenti all’esclusivo esercizio delle funzioni istituzionali svolte». Meloni ne sarebbe avvantaggiata. Si tratta di una delle criticità che avevamo evidenziato già durante l’approvazione dei regolamenti sulla “par condicio” per questa tornata elettorale.
Per rendere possibile la realizzazione dell’evento servirebbero accorgimenti che, come detto dall’Agcom nel 2022, siano in grado di «garantire all’elettorato una rappresentazione completa e imparziale delle diverse proposte politiche in vista del voto»: ad esempio, lo svolgimento di confronti incrociati tra leader diversi. Ma al momento non se ne ha notizia.
Parità senza elezioni
Anche se il confronto fosse stato realizzato nei mesi scorsi, al di fuori del periodo preelettorale, quando non era necessario il bilancino per garantire la par condicio, sarebbe stato comunque necessario assicurare una parità tra tutti i protagonisti politici.
Come affermato anche dalla Corte costituzionale, il diritto dei cittadini a essere informati nel modo più completo e obiettivo è connesso «al corretto svolgimento del confronto politico su cui in permanenza si fonda, indipendentemente dai periodi di competizione elettorale, il sistema democratico».
Mentre in tali periodi – afferma la Consulta – la par condicio tutela la «pari visibilità dei partiti», in ogni altro momento la «necessaria democraticità» dell’ordinamento dev’essere assicurata da un «processo continuo di informazione e formazione dell’opinione pubblica». Un confronto televisivo fra due soli leader distorcerebbe tale processo, concentrando su di loro l’attenzione mediatica, a discapito degli altri.
Nei mesi scorsi, quando l’evento con Meloni e Schlein sembrava imminente, non si è tenuto conto di questi principi; né pare se ne stia tenendo conto ora, in prossimità delle elezioni, correndo il rischio che l’evento stesso non si faccia. Si reputa forse che la “caciara” a contorno possa supplire al confronto stesso?
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