Il candidato del centrodestra al confronto Sky: «Si parla di fascismo e di comunismo. Io ricordo che quando entrarono i carri armati a Budapest, il Pci stava dalla parte degli oppressori mentre io, che facevo parte della Dc, stavo dalla parte degli oppressi». La replica di Roberto Gualtieri: «La Dc mai avrebbe messo Casapound in lista. Sabato sarò alla manifestazione della Cgil senza dubbio. Mi auguro che tutti partecipino perché è in ballo la difesa della Costituzione».
«Mi sembra un pochino strano che si facciano ancora differenze fra comunismo e fascismo. Io ricordo che quando entrarono i carri armati a Budapest, il Pci stava dalla parte degli oppressori mentre io, che facevo parte della Dc, stavo dalla parte degli oppressi». Enrico Michetti, il candidato del centrodestra romano, la prende molto alla larga per dire che non sarà alla manifestazione «Mai più fascismo» convocata sabato alle 14 a piazza San Giovanni di Roma dai sindacati Cgil Cisl e Uil. Parte dai carri armati sovietici in Ungheria, anno 1956. Il professore di storia Roberto Gualtieri, candidato del centrosinistra, replica con facilità: «I valori dell’Europa, della Costituzione e dell’antifascismo, ricordo, erano sostenuti anche dalla Dc che mai avrebbe messo Casapound in lista».
Non dà grandi brividi il confronto su SkyTg24 fra i candidati della capitale al ballottaggio di domenica. «Confronto civile», dirà poi Gualtieri, e si augura che «questi saranno i toni anche dopo». Civile, ma evidente l’imbarazzo di Michetti quando spiega che «non si fa dare lezioni di legalità» dall’avversario, che ha fatto un’iniziativa «in un immobile abusivo» (forse voleva dire occupato, tratta di SpinTime, il palazzo occupato in zona San Giocanni dove l’elemosiniere del papa nel 2019 aveva riattaccato la luce staccata dal comune). O quando sugli schermi alle spalle passano le immagini dell’assalto di Forza nuova alla sede nazionale della Cgil lo porta a pasticciare con gli argomenti: non sarà alla manifestazione di sabato perché «bisogna rispettare il silenzio, se c’è una regola va rispettata. Io rispetterò le leggi dello Stato» e la condanna non deve essere rivolta agli arrestati ma «contro tutti i totalitarismi e tutto ciò che è contro la libertà. Si può fare anche martedì o mercoledì senza che ciò incida sul voto». Gualtieri va sul sicuro: sarà alla manifestazione, «mi auguro che tutti partecipino perché è in ballo la difesa della Costituzione. Sarà una piazza in cui andare con la bandiera italiana in una mano e la Costituzione nell’altra. Sono stato già sabato sera alla Cgil e ho visto la devastazione attuata da questi squadristi. Sostengo la solidarietà portata dal premier Draghi e trovo incredibile ascoltare posizioni che tentano di dare la colpa alla polizia invece che ai violenti».
Il confronto è anestetizzato anche dal tentativo dei duellanti di accalappiare l’elettorato degli esclusi Carlo Calenda e Virginia Raggi. Gualtieri può rivendicare l’endorsement del primo e di Giuseppe Conte, entrambi però «a titolo personale». Michetti insegue e quindi corteggia la sindaca uscente elogiando «il suo grande lavoro» sulle periferie. Si barcamena anche sui diritti civili: «Roma è una città inclusiva che ha accolto sempre tutti, una città ecumenica, è il centro della cristianità. Purtroppo ci sono barriere architettoniche, è una città trattata male che avrebbe bisogno di rifarsi il trucco e diventare più accessibile». Più sciolto Gualtieri: «Sul fronte dei diritti civili c’è un grande tema di discriminazioni. Per questo realizzeremo un ufficio ad hoc per i rapporti con la comunità Lgbt in modo di definire insieme le politiche migliori e di effettiva garanzia della parità di diritti a tutti. Roma è la città del Pride, deve essere capitale dei diritti e deve fare di più anche per integrare e tutelare la parità di diritti di cittadinanza di tutte le romane e i romani».
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