Il ministro dell’Interno ha risposto alla Camera durante il question time, giustifica le nuove misure del decreto Cutro che limitano l’istituto con la mancanza di integrazione. Lo stato d’emergenza per il ministro «non è ideologico»
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, mentre il parlamento comincia a votare il decreto Cutro si prepara a ridimensionare la protezione speciale e a rendere più disagevole l’attesa per i richiedenti asilo, ha difeso alla Camera la posizione del governo e ha detto addirittura che la richiesta da parte dei migranti potrebbe essere «un espediente per entrare nel nostro paese». Seduto accanto a lui il ministro dei Trasporti Matteo Salvini con cui ha confabulato tra un in intervento e l’altro.
Le risposte
Due le interrogazioni a cui il ministro ha risposto ribadendo la linea. Prima alla richiesta di Nicola Fratoianni (Alleanza Verdi-Sinistra) di intervenire con l’accoglienza diffusa e invece di concentrare tutti gli sforzi sull'accoglienza straordinaria e sui rimpatri.
Ma per il ministro la protezione speciale è «distorsiva» e non aiuta chi la richiede a integrarsi: «Risulta che solo una limitatissima percentuale, intorno al 5 per cento dei permessi rilasciati è stata convertita in permessi di lavoro, il che testimonia anche l'inidoneità dell'istituto a favorire reali percorsi di integrazione del migrante nella nostra società, divenendo in buona sostanza un fattore distorsivo delle regole di ingresso e soggiorno previste dal nostro ordinamento».
Ha dato anche alcuni numeri: «I dati della Commissione nazionale per il diritto di asilo, riferiti al 2022, evidenziano che su 58.446 decisioni adottate sono state, al netto di 33.407 decisioni di rigetto, ben 10.506 quelle di protezione speciale, mentre sono state 7.494 quelle riferibili allo status di rifugiato, e 7.039 quelle relative alla protezione sussidiaria».
La protezione speciale viene concessa laddove lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, sesso, orientamento sessuale, identità di genere, opinioni politiche e condizioni personali o sociali. Ma per il ministro merita comunque critiche, espresse rispondendo alla seconda interrogazione di Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, sui prossimi passi: «La protezione speciale è diventata una larga incidenza, prevediamo un regime transitorio per chi ha questo status e chi ne è richiedente». Il governo, ha concluso, «vuole garantire che l'istituto della protezione speciale tuteli a pieno chi fugge da un effettivo pericolo e non sia un espediente per chi vuole entrare nel nostro pese».
Sull’accoglienza, nonostante gli emendamenti al decreto Cutro vanno nella direzione del potenziamento dell’accoglienza di tipo emergenziale e aumentino il rischio per i migranti di finire in un Centro per i rimpatri, per Piantedosi «nessuna cancellazione dell'accoglienza diffusa è rinvenibile nei provvedimenti del governo né legislativo né amministrativo». L’esecutivo inoltre, ha aggiunto il titolare del Viminale, «ha favorito i canali di ingresso legali in percentuali decisamente maggiori rispetto al passato».
Il commissario
Il ministro Piantedosi già rispondendo alle altre interrogazioni aveva detto che «lo stato di emergenza deliberato dal governo non è una qualificazione ideologica, ma una scelta finalizzata a disporre di strumenti e procedure più sollecite ed adeguate alle caratteristiche dello straordinario afflusso di persone sbarcate sulle nostre coste».
E ha respinto le accuse: «Dire che la tragedia di Cutro sarebbe stata l'occasione per complicare ancor più le operazioni di soccorso in mare ritengo si tratti di un’offesa alla professionalità e alla dedizione delle nostre istituzioni deputate al soccorso che, dall'inizio dell'anno ad oggi, hanno portato in salvo 21.988».
È poi tornato sulla questione commissario rispondendo a una terza interrogazione: «La necessità di intervenire con misure straordinarie, come noto, è stata determinata principalmente dall'esigenza di decongestionare in tempi rapidi l'hotspot di Lampedusa, che è la struttura di accoglienza maggiormente soggetta a picchi di sovraffollamento».
Nelle scorse settimane, si sono registrate presenze fino a tremila persone, «costrette in gran parte a trascorrere le notti all’addiaccio o sul selciato, in assoluta assenza di condizioni igienico-sanitarie e senza la fornitura dei kit di primo ingresso e dei pasti».
Il commissario «con il coinvolgimento di operatori privati ed in deroga alle disposizioni vigenti» dovrà individuare un servizio continuativo di trasferimento, con assetti aerei e navali, dei migranti dagli hotspot (in particolare quello di Lampedusa) ai centri e strutture di accoglienza.
Il Commissario, curerà, inoltre, «il coordinamento delle attività volte all’ampliamento della complessiva capacità del sistema di accoglienza nazionale, anche attraverso la realizzazione di nuovi punti di crisi e la costituzione di strutture di accoglienza provvisoria». Ruolo che, una volta che sarà approvato il decreto Cutro, dovrà portare avanti insieme ai prefetti.
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