Prima di votare la risoluzione che chiedeva il coinvolgimento in ITsArt, la maggioranza se ne era già andata quasi tutta a casa. Sul mancato intervento pesa l’incertezza sulle intenzioni del progetto e dei membri della commissione a riguardo. Intanto sono partite le selezioni per il rinnovo del Cda della Rai
«Maggioranza battuta». Così un’agenzia delle 21:46, dava per vincente Fratelli d’Italia in commissione vigilanza Rai: «Non è stata approvata la risoluzione che imponeva alla Rai l'ingresso in ITsArt», la “Netflix della cultura” voluta dal ministro Dario Franceschini. Peccato che la maggioranza se ne fosse già andata quasi tutta a casa. Per far passare la risoluzione presentata dal presidente, Alberto Barachini, sarebbero stati necessari 21 voti a favore – i membri della commissione sono 40 -, ma la maggioranza si è fermata a 18 più l'astensione del senatore del Movimento 5 stelle Alberto Airola e del presidente. Una strana situazione in tempi di larghissime maggioranze nate tra Camera e Senato a supporto di Draghi. «Decisivi i 2 voti contrari di FdI di Federico Mollicone e Daniela Santanché per impedirne l'approvazione» si legge ancora nel lancio notturno. La verità è che Mollicone e Santanché sono stati gli unici due no, decisivi solo perché in aula erano presenti 22 parlamentari in tutto: quindi sì il numero legale per votare, ma alla fine non sufficienti per raggiungere la maggioranza necessaria visti i due no e i due astenuti. Sull’entusiasmo dell’agenzia «non bisogna dare retta alle veline» dice in maniera diretta Michele Anzaldi di Italia viva, membro della commissione. Eppure qualcosa da questo voto andato male è emerso: «Bisognerebbe capire perché non c’era nessuno», infatti «quando si vuole votare qualcosa non ci vuole niente a fare girare un messaggio e fare passare un documento».
Il nodo ITsArt
«Ah, ma non era un voto così importante», dice il vice presidente della commissione Primo Di Nicola. Una risoluzione non è vincolante, ma anche l’incertezza della maggioranza, riferisce un’altra fonte della commissione, ci ha messo il suo. La risoluzione, si legge, nello specifico invitava il Cda della Rai «a individuare le modalità più efficaci, in conformità al Contratto di servizio, di coinvolgimento e di collaborazione della Società concessionaria con la piattaforma digitale ITsArt, nonché a favore di iniziative - promosse in particolare dal ministero della Cultura - volte a sostenere il mondo della cultura e dello spettacolo».
Il dossier ITsArt, ribattezzato “la Netflix della cultura”, risale a qualche tempo fa. Il ministro Franceschini all’epoca del Conte 2 ha lanciato la piattaforma che, come scritto da Domani, sarebbe dovuto diventare un portale per ospitare, distribuire e monetizzare contenuti prodotti dalla Scala, come dal Museo del Novecento di Milano o dal Maxxi, ma anche prodotti seriali, dedicati ai grandi artisti o ai luoghi dell’opera, con il Mibact in prima linea nella definizione della linea editoriale. Il portale è nato, ma al momento reca solo il logo e la consueta scritta “Stiamo arrivando”.
Nel corso di un’audizione ai primi di marzo Franceschini è tornato sul tema, riferendo che la televisione pubblica non parteciperà direttamente, non potendo distribuire e vendere eventi non prodotti da lei, ma non ha escluso che in futuro potrà esserci una qualche forma di partecipazione. Una situazione così incerta da rendere pressoché inutile la presa di posizione della commissione.
A rendere ancora meno pressante l’urgenza, un altro tema più scottante, ovvero la Rai in pieno rinnovo di consiglio d’amministrazione. Oggi è partita la selezione dei nuovi membri, come riporta il sito della Camera, in vista della nomina del nuovo presidente e del nuovo amministratore delegato. Una battaglia ben più seria, così ieri sera nessuno se la sentiva di impuntarsi sulla Netflix della cultura. «Anche perché erano quasi le dieci», racconta con onestà un altro parlamentare. Il tema, assicurano più fonti, verrà ripreso.
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