- Il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) Enrico Giovannini ha completato la sua stagione di nomine con la conferma di Massimo Sessa alla guida del Consiglio dei lavori pubblici e con il ripescaggio di Ilaria Bramezza, manager vicina al presidente leghista del Veneto, Luca Zaia.
- Sessa è alla guida del Consiglio da 16 anni, Bramezza era già stata al ministero con incarichi di rilievo ai tempi del primo governo Prodi e del primo governo D’Alema.
- Confermata tutta la squadra politica voluta dalla precedente ministra, Paola De Micheli, dal capo di gabinetto Stancanelli al capo della struttura di missione Catalano.
Con un’operazione che un tempo molti suoi amici del centrosinistra avrebbero chiamato «cambiamento nella continuità» domenica 17 maggio il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims), Enrico Giovannini, ha completato la sua stagione di nomine. Ha confermato Massimo Sessa nel suo incarico di presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici e riaperto le porte a Ilaria Bramezza, una manager con un curriculum zeppo di incarichi, considerata vicina alla Lega e in particolare al presidente del Veneto, Luca Zaia. E che aveva già ricoperto posizioni di vertice in epoche passate nello stesso ministero. La conferma di Sessa al Consiglio superiore rientra nella logica della continuità. Sono la bellezza di 16 anni che è presidente generale o di sezione del Consiglio ricalcando le orme di un altro presidente storico di cui è amico, Aurelio Misiti, nominato dopo che nell’ambito della commissione d’inchiesta sulla sciagura aerea di Ustica di cui faceva parte, aveva sostenuto la tesi dell’esplosione interna come causa del disastro, ricostruzione poi giudicata non plausibile dalla magistratura.
La nomina della trevigiana Ilaria Bramezza come capo dipartimento delle opere pubbliche è allo stesso tempo un ripescaggio e una novità. È un ripescaggio perché Bramezza al ministero c’era già stata alla fine degli anni Novanta come capo della segreteria tecnica del ministro Paolo Costa (governo Prodi I) e come responsabile della redazione di un piano dei trasporti con Enrico Micheli ministro del primo governo di Massimo D’Alema. È anche una novità perché dopo quelle esperienze Bramezza era tornata in Veneto, salvo una parentesi dal 2006 al 2008 come capo delle relazioni esterne della fallimentare Alitalia di Giancarlo Cimoli.
Da Roma al Veneto
In Veneto Bramezza ha continuato a occuparsi di trasporti, costruzioni e concessioni autostradali di cui nel curriculum tiene a precisare di essere un’esperta. Con qualche puntata al di fuori, nel mondo del commercio e della moda, per esempio, dove però è andata a sbattere su un singolare infortunio. Aveva chiesto e ottenuto dalla regione Veneto un contributo di 34mila euro per Luxury Swapping, un negozio specializzato nel baratto di vestiti di lusso a patto, però, che restasse aperto almeno 4 anni. E invece dopo 2 anni aveva tirato giù la saracinesca e per questo si era vista intimare la restituzione di almeno 5mila euro.
Il contrattempo non aveva impedito a Zaia di nominarla prima direttore della regione e poi capo di una task force per la Pedemontana Veneta di proprietà della stessa regione, una superstrada lunga meno di 100 chilometri in costruzione da una trentina d’anni. Lì Bramezza ha incrociato Marco Corsini, nominato commissario della Pedemontana nonostante i burrascosi incidenti a ripetizione e le inchieste rimediate ai tempi in cui era assessore all’urbanistica del comune di Roma con Gianni Alemanno sindaco. In precedenza la signora Bramezza aveva lavorato per la A4 Brescia-Padova come responsabile delle relazioni istituzionali e poi come esperta di concessioni negli anni in cui si elaboravano grandi lavori come il raddoppio dell'autostrada con una sorta di sistema di complanari, un progetto poi naufragato e che stava coinvolgendo nomi blasonati dell’imprenditoria del settore, da Tecnital a Grandi lavori Fincosit della banca Finnat (i romani Nattino) ad un imprenditore condannato dalla Corte dei conti per la vicenda del Mose, il sistema delle paratie mobili di Venezia.
Il ministro ha lasciato intatta la struttura politica di vertice avuta in eredità dalla ministra precedente, Paola De Micheli (Pd) e che avrebbe potuto cambiare usando la legge sullo spoils system. Giovannini ha confermato il capo di gabinetto, Alberto Stancanelli, indicato da più parti come il vero motore del ministero nonché il punto di riferimento della continuità. E poi il capo della Struttura tecnica di missione, Giuseppe Catalano, portato al ministero da un altro ministro Pd, Graziano Delrio. Ha lasciato al suo posto come capo dell'ufficio legislativo l'avvocato dello Stato Mario Capolupo e infine ha di fatto rinnovato la fiducia anche a Felice Morisco, il dirigente a cui è affidato il compito delicatissimo dei rapporti con le concessionarie autostradali. Nello stesso tempo Giovannini ha riportato al ministero Mauro Bonaretti, capo di gabinetto e suggeritore delle scelte più contestate dell'ex ministro Delrio, immancabilmente a favore dei concessionari autostradali.
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