Il nodo sulla Libia però, confermano fonti parlamentari, esiste. Uno dei punti più spinosi è il finanziamento alla Guardia costiera libica, che secondo il Foglio dovrebbe passare attraverso la missione europea Irini. Per Orfini (Pd) «non è che il governo deve trovare un modo per non andare in imbarazzo in Aula. Non deve più fare quella porcheria». II decreto missioni approvato il 18 giugno non è ancora arrivato in parlamento
Non aumenterà il contingente militare italiano in Libia, lo Stato maggiore di Difesa smentisce in maniera ufficiale la ricostruzione fornita dal Foglio: «In esito alle notizie di stampa circa il raddoppio del contingente italiano in Libia, lo Stato maggiore della Difesa comunica che si tratta di informazioni destituite di ogni fondamento». L'attuale presenza militare italiana è di 250 unità su un totale massimo autorizzato di 400, a quanto spiegato a Domani da fonti della Difesa si tratterebbe di circa 230 a Misurata e la restante parte a Tripoli.
Attualmente, riporta la nota dello Stato maggiore, «non c'è alcuna interlocuzione con le autorità libiche finalizzata all'aumento del contingente nazionale come ipotizzato da fonti non qualificate». E, a quanto aggiungono dalla Difesa, non ci sarà un incremento nel prossimo decreto missioni neanche nelle regioni del Niger e del Mali, due paesi interessati dai flussi migratori.
Il capo di stato maggiore italiano, Enzo Vecciarelli, due giorni fa era a parlare a Tripoli con il suo omologo libico, Mohamed al Hadad riporta ancora il Foglio. Una circostanza che lo Stato maggiore non smentisce. Dalla Difesa spiegano che le visite di Vecciarelli sono frequenti, e questo non significa che l’Italia abbia intenzione di mandare un maggior numero di militari.
La Guardia costiera
Il nodo sulla Libia però, confermano fonti parlamentari, esiste. Uno dei punti più spinosi è il sostegno alla Guardia costiera libica, che potrebbe passare attraverso la missione europea Irini. Il deputato Matteo Orfini (Pd) che l’anno scorso aveva criticato aspramente la collaborazione con la Guardia costiera, commenta a Domani: «Sono due anni che ci dicono che cambieremo il memorandum con la Libia. La parte sulla Guardia costiera non cambia niente, resta la scelta di fondo. Continuano i respingimenti illegali». Per Orfini è un’ipocrisia: «Il punto è di sostanza, non è che il governo deve trovare un modo per non andare in imbarazzo in Aula. Non deve più fare quella porcheria». Orfini ripete: «Non si sente mai la parola diritti umani. Se lo schema è tutto come prima, ma passa da una scelta europea cosa cambia? Continueranno a stuprarli, torturarli e ammazzarli».
Ad aprile la guardia costiera libica ha deciso di non intervenire lasciando che morissero 130 migranti in Mediterraneo. Pochi giorni dopo, la Ong tedesca Sea-Watch ha documentato con un video come un altro gruppo di migranti sia stato intercettato e costretto con la violenza a tornare in Libia.
Le missioni
Le prossime intenzioni ufficiali dell’Italia ancora non sono note. Lo scorso 18 giugno è stato approvato in consiglio dei ministri il decreto di rinnovo delle missioni, quasi dieci giorni dopo non è ancora arrivato in Parlamento: «Probabile che si attendesse il Consiglio Europeo di oggi» commenta Orfini. Nello specifico si tratta di 17 missioni rivolte verso quella parte del continente Africano che si sviluppa all'interno di un immaginario triangolo, i cui vertici congiungono quadranti tra loro distanti ma interconnessi: a sud-ovest c'è il Golfo di Guinea, a sud-est il Como d'Africa, e al vertice nord, sulle sponde del Mediterraneo, c'è la Libia, in cui «il mantenimento della pace rappresenta una priorità per sostenere al meglio l'iniziativa delle Nazioni Unite di accompagnare il paese alla stabilità».
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