Nel decreto legge Ristori sono confluite le nuove regole per la giustizia: processi a porte chiuse o da remoto, digitalizzazione, possibilità per gli avvocati di depositare gli atti via pec
- Il ministro Alfonso Bonafede ha risposto così alle sollecitazioni che nei giorni scorsi gli erano arrivate sia dai magistrati che dagli avvocati.
- Nel pacchetto di norme sono previste alcune misure che erano già state adottate nella fase 1 della pandemia. I penalisti, però, si sono detti contrari alla «remotizzazione della discussione del processo», perchè incompatibile coi diritti di difesa.
- Intanto, nei tribunali italiani la situazione è sempre più allarmante: a Genova il palazzo di giustizia è stato dichiarato inagibile perchè il sistema di areazione non è a norma. A Milano si effettuano tamponi rapidi per chi lavora in tribunale.
La parola chiave è digitalizzazione: secondo il ministero della Giustizia è l’unica via per contemperare le esigenze di giustizia e quelle della salute. Per questo, negli appunti con cui il ministro Alfonso Bonafede è entrato al consiglio dei ministri le parole più ripetute sono udienze da remoto, depositi con posta certificata e smart working.
Il guardasigilli ha presentato un pacchetto di misure per mettere al sicuro i tribunali, una parte delle quali ricalca quelle già utilizzate durante la fase 1 della pandemia. Le previsioni sono confluite nel dl Ristori approvato in Consiglio dei ministri: le udienze civili e penali in presenza si dovranno sempre celebrare a porte chiuse e le separazioni consensuali e i divorzi congiunti possono avvenire con udienza scritta se le parti sono d’accordo. Sul fronte penale, sono ammesse le indagini preliminari con collegamenti da remoto, compreso l’interrogatorio; l’indagato può essere sentito in collegamento dallo studio del difensore (ma l’avvocato può opporsi) e i consulenti del pubblico ministero in collegamento dal proprio studio. I detenuti devono in ogni caso poter prendere parte alle loro udienze penali con partecipazione da remoto; tutte le udienze penali possono svolgersi da remoto tranne quelle di discussione finale e quelle in cui devono essere esaminati testimoni, parti, consulenti o periti (solo con il consenso delle parti). Queste misure hanno incontrato il fermo no da parte dell’Unione camere penali italiane, che in un documento ha ribadito la propria contrarietà «alla remotizzazione delle attività di raccolta della prova e di discussione » in quanto «incompatibili con le regole del contraddittorio e del giusto processo».
Depositi via pec
Il ministero ha invece accolto e inserito nel decreto legge le sollecitazioni dell’avvocatura sul fronte della digitalizzazione: tutti gli atti, i documenti e le istanze dovranno poter essere depositati mediante posta elettronica certificata, evitando così ai difensori di doversi recare fisicamente nei tribunali e fare le file nelle cancellerie. Lo stesso dovrebbe valere per gli atti successivi alla discovery: gli avvocati potranno accedervi da remoto senza dover andare in cancelleria per vedere il fascicolo. Quanto allo smart working per i cancellieri, è prevista la possibilità di accedere da remoto ai registri in modo da non bloccare l’attività amministrativa per mancanza di personale: il ministero ha già acquistato un totale di 20 mila pc portatili per il personale, dotandoli di accesso alla rete riservata dove è gestita e archiviata tutta la mole di documenti che compongono i fascicoli e i registri. Infine, per i giudici che si trovano in quarantena o isolamento fiduciario (entrambe condizioni che non sono state ritenute qualificabili come malattia) è stata prevista la possibilità di partecipazione all’udienza da remoto anche da luogo diverso dal tribunale.
La bozza è la risposta del guardasigilli alle sollecitazioni arrivate da tutto il mondo della giustizia. A inizio settimana, infatti, l’Anm aveva espresso in una durissima nota le sue preoccupazioni, parlando di «pandemia che avanza» mentre «le istituzioni competenti sono ad oggi silenti» e segnalando i disservizi: magistrati che lavorano con «applicativi inadatti» e «reti di connessione inefficaci», personale giudiziario «senza le annunciate dotazioni informatiche» e avvocati, giudici e utenti costretti a utilizzare «aule e spazi inadatti». Anche l’avvocatura – Cnf e Anf in testa - ha manifestato preoccupazioni non solo procedurali per le udienze da remoto, ma anche per l’organizzazione degli uffici: la richiesta è stata quella di «norme chiare da applicare su tutto il territorio nazionale». In questi mesi, invece, il ministero ha delegato ai capi degli uffici la gestione concreta dell’organizzazione e le prassi diverse da tribunale a tribunale hanno prodotto disagi per gli utenti e per gli avvocati.
Tribunali
Intanto, la situazione degli uffici giudiziari in giro per l’Italia si fa di giorno in giorno più difficile: a Genova tutte le aule del tribunale sono state dichiarate inagibili in base alla normativa Covid perchè il sistema di areazione è inadeguato, le udienze dei prossimi giorni sono state rinviate in attesa di trovare un altro stabile, in attesa che gli impianti siano messi a norma. Il tribunale di Milano, dove la settimana scorsa sono stati individuati 6 magistrati positivi, è iniziato un piano di screening di massa con tamponi rapidi di tutto il personale che lavora nell’edificio.
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