La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha chiesto al suo ministro alla Salute, Orazio Schillaci, di seguire il percorso delle proposte di legge parlamentari sull’oblio oncologico. «L’obiettivo che ci poniamo», ha detto Meloni, «è di arrivare, nel più breve tempo possibile, ad una norma capace di dare risposte ad un problema estremamente concreto e che incide molto sulla vita di tantissimi italiani».

Lo stesso Schillaci, poco prima, aveva detto che «il governo è pronto a dare il proprio supporto per trovare soluzioni adeguate a quella che ritiene una problematica di particolare rilievo per tanti cittadini guariti dal cancro, costretti ancora ad affrontare numerose difficoltà burocratiche per il ritorno ad una vita normale».

Cos’è l’oblio oncologico

Ma cos’è l’oblio oncologico? Il concetto si scontra con il tabù della malattia e riguarda il diritto, soprattutto per chi l’ha superata, di non essere identificato con la patologia. In altre parole «Io non sono la mia malattia», secondo uno slogan utilizzato dalle associazioni che stanno chiedendo da tempo un intervento legislativo sul tema.

L’oblio è un concetto giuridico ampio, che già riguarda il diritto alla dimenticanza di reati già espiati, o vicende del passato che non si vuole vengano riproposte. L’oblio oncologico si riferisce a una sfera altrettanto delicata per le persone: la storia clinica.

Chi è stato malato di tumore può essere a rischio di discriminazione, per esempio quando chiede un mutuo, quando si sottopone a un colloquio di lavoro, quando vuole adottare un figlio o sottoscrivere una polizza assicurativa. Leggi di questo tipo sono già disponibili, ad esempio, in Francia, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi.

La nuova legge

La nuova legge imporrebbe il divieto, da parte del datore di lavoro, di banche, assicurazioni e tribunali, di indagare sulle malattie che ha avuto un individuo, proprio per evitare questo rischio di pregiudizio, almeno per chi ha concluso le terapie da 10 anni.

L’Unione europea ha già approvato una risoluzione sul tema a febbraio 2022. Si chiede che «entro il 2025, al più tardi, tutti gli stati membri garantiscano il diritto all’oblio a tutti i pazienti europei dopo dieci anni dalla fine del trattamento e fino a cinque anni dopo la fine del trattamento per i pazienti per i quali la diagnosi è stata formulata prima dei 18 anni di età».

In Italia la deputata di Italia viva Maria Elena Boschi è prima firmataria di una proposta di legge sul tema. Nei giorni scorsi aveva fatto un appello alla premier, chiedendo un suo interessamento. Ora è arrivata la risposta positiva. 

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