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Fra una settimana l’ora della verità. Da destre e giallorossi letture opposte. Il leghista Ostellari è «ottimista» sulla possibilità di accordo. Per il Pd restano «distanze siderali»..
- Entro venerdì i gruppi dovranno presentare le proposte di modifica al testo Zan, che resta come testo base. Martedì nuova riunione.
- Per i dem resta la certezza del calendario: il 6 luglio il voto in aula per l’avvio della discussione generale che inizierà il 13 luglio.
Finisce con un passetto in avanti il tavolo di un accordo di maggioranza per modificare la legge contro l’omofobia. Ma è un passetto così piccolo da sembrare inutile. I due fronti, le destre di governo e gli ex giallorossi, danno letture opposte della riunione di ieri al senato. Il presidente della commissione giustizia , il leghista Andrea Ostellari, si dichiara «ottimista» sull’ipotesi di un testo condiviso. Il collega Franco Mirabelli, Pd, racconta invece un dettaglio rivelatore: «Quando uno come Malan (Lucio, senatore di Forza italia, ndr) si siede al tavolo per trovare una mediazione e si alza poco dopo per andare a una conferenza stampa dal titolo “La legge Zan viola il Concordato”, diciamo che i motivi per sospettare ci sono tutti». Sospettareche Lega e Fi vogliano fare con altri mezzi l’ostruzionismo fatto fino a qui per rimandare l’ora della verità, il voto dell’aula.
Le destre giocano su due tavoli. Da una parte c’è quello di maggioranza, in cui fanno professione di dialogo, dall’altra la commissione, dove il presidente manda avanti la serie infinita di audizioni per lo più a senso unico. Il tavolo della maggioranza è riconvocato martedì 6 luglio alle 11. Entro venerdì i gruppi dovranno presentare le proposte di modifica al testo Zan, che resta il testo base. Ostellari tenterà una sintesi. Scettici e pronti alla rottura Pd e M5S: «Le distanze restano siderali», secondo Mirabelli, «la mediazione continua ad apparire difficile e non c’è chiarezza sulla necessità di chiudere il provvedimento al più presto, cosa che abbiamo chiesto come priorità. E resta il legittimo sospetto che sia l’ennesimo tentativo di perdere tempo».
In mezzo ai due fronti c’è la strana partita di Italia viva. Davide Faraone, come le destre, propone qualche modifica alla legge (dopo che Iv l’ha scritta e sostenuta insieme agli ex alleati giallorossi). Nel merito riscrive l’art.1 cancellando la contestata definizione «identità di genere» (ma inserita alla camera proprio su suggerimento della ministra della Famiglia Elena Bonetti, renziana), cancella l’art.4 (quello che fa salva «la libera espressione di convincimenti od opinioni» purché «non idonee determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti») e infine inserisce nell’art.7 il rispetto dell’«autonomia scolastica» – del resto ovvio – nella prescrizione alle scuole di organizzare cerimonie e incontri contro le discriminazioni nel giorno della (istituenda) giornata nazionale contro l’omofobia.
Se il testo arriverà in aula senza accordo qualche emendamento potrebbero passare a voto segreto. sarebbe uno smacco per il Pd e il suo segretario Letta innanzitutto, che ha chiesto ai suoi senatori di andare avanti verso l’aula. E anche uno smacco per la vecchia e ormai malconcia maggioranza giallorossa. Due sconfitte che piacciono a una parte di Italia viva. Dalla quale invece vengono indicati i grillini come possibili franchi tiratori perché ormai fuori controllo. C’è anche un pugno di senatori e sentatrici dem tentati da qualche voto in dissenso.
Mirabelli non chiude la porta ai correttivi di Iv: «Il punto è che non vanno bene alla Lega dalle cose che abbiamo sentito al tavolo. Per una mediazione serve il consenso di tutti». Per i dem resta fermo il voto dell’aula, piega la presidente dei senatori Simona Malpezzi: il 6 luglio alle 16 e 30 il calendario, a maggioranza dovrebbe passare la scelta del 13 luglio come data certa per l’inizio del dibattito.
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