Le sovvenzioni statali del valore di 72 milioni di euro l’anno, scadute a luglio a favore di Tirrenia sono state già prorogate due volte da due differenti governi, il Conte II e quello di Draghi
- La concessione al gruppo Onorato del valore di 72 milioni di euro l’anno per i collegamenti con la Sardegna è scaduta a luglio di un anno fa, ma due diversi governi l’hanno prorogata già due volte e sono previste altre proroghe.
- Al ministero dei Trasporti si sono «dimenticati» di indire per tempo le gare per l’individuazione del miglior offerente per il servizio di «continuità territoriale».
- Negli ultimi anni dalle casse del gruppo sono usciti trasferimenti a favore di Beppe Grillo (120mila euro l’anno per due anni), Casaleggio (600mila euro) e 400mila euro per i partiti.
Fine della concessione mai. Come per le autostrade dove ogni scusa è buona per prolungare il più possibile la durata dei contratti tra lo stato e i concessionari, contratti ovviamente vantaggiosissimi per i signori del casello, così anche per certi collegamenti marittimi con le isole, Sardegna in particolare, sembra un’impresa ardua cambiare qualcosa nel sistema di concessione che premia un solo privato, il gruppo dell’armatore Vincenzo Onorato.
Come da un rubinetto escono a suo favore pure in tempo di Covid-19 sovvenzioni per garantire la cosiddetta «continuità territoriale». Che in poche parole consiste in questo: dal momento che a torto o a ragione si suppone che nessun armatore sia in grado di garantire anche nei periodi morti di autunno e inverno i collegamenti con le isole, allora interviene lo stato a coprire le perdite aiutando le imprese a navigare.
Per la Sardegna le sovvenzioni sono un bel gruzzolo, circa 72 milioni di euro l’anno, soldi che da circa un decennio defluiscono nelle casse del gruppo Onorato proprietario delle compagnie Moby, Tirrenia-Compagnia italiana di navigazione (Cin) e Toremar. E probabilmente quelle somme in quelle tasche ci finiranno ancora chissà per quanto perché nonostante la concessione sia scaduta il 18 luglio di un anno fa, due governi di fila, prima quello Cinque stelle-Pd, poi quello ecumenico guidato da Mario Draghi, hanno provveduto ad allungarla con due proroghe.
La prima in vigore da luglio 2020 fino al 28 febbraio del 2021 e poi, scaduta questa, una seconda proroga dal 31 marzo 2021 con una scadenza teorica il 31 maggio, ma con la clausola esplicita che può essere rinnovata per altri 30 giorni e una clausola non detta, ma probabile, che anche a causa del Covid-19 si andrà avanti di rinvio in rinvio chissà per quanto tempo.
Gare dimenticate
Per un motivo semplice: quelle rotte dovrebbero essere messe a gara una per una in base a una indicazione dell’Art (Autorità di regolazione dei trasporti) del 2019 con lo scopo di individuare il miglior offerente.
Il ministero dei Trasporti si è però dimenticato di indirle per tempo quelle gare, così che la proroga a favore del gruppo Onorato è apparsa ineluttabile. Come se volessero recuperare il tempo perso, di recente al ministero hanno preparato in fretta e furia bandi di gara che hanno il pregio di recepire le indicazioni dell’Autorità dei trasporti, ma il difetto di essere considerati così sfacciatamente sbilanciati a favore del vecchio concessionario Onorato che i principali concorrenti, che pure avevano sollecitato le gare, ora le contestano con azioni legali serrate.
Resta un mistero il motivo per cui i bandi siano stati approntati fuori tempo massimo e in maniera così arrembante. Si possono solo fare supposizioni.
La più ovvia è che ancora una volta abbia prevalso la sciatteria della peggiore burocrazia ministeriale. Ma c’è chi maligna che la burocrazia abbia avuto la politica come alleata, e ci sia stato nei fatti uno scambio di favori con il gruppo Onorato che in questi ultimi anni è stato assai prodigo nei confronti dei partiti e dei movimenti politici.
Nella memoria consegnata dallo studio legale Gianni&Origoni alla sezione fallimentare del tribunale civile di Milano con la proposta di concordato preventivo per le società del gruppo questa prodigalità è dettagliata nel paragrafo «Trasferimenti di denaro meritevoli di attenzione».
Trasferimenti a Beppe Grillo
In cima alla lista c'è il trasferimento «in favore di Beppe Grillo Srl in relazione a un accordo avente finalità pubblicitarie per un corrispettivo annuo di euro 120 mila della durata di due anni». Subito dopo viene il trasferimento «in favore di Casaleggio associati in relazione a un contratto avente lo scopo di sensibilizzare le Istituzioni sul tema dei marittimi, per un corrispettivo annuo pari a euro 600.000 mila circa della durata di due anni (risolto consensualmente a decorrere dal primo marzo 2020)».
Poi c'è il trasferimento «in favore dei partiti politici per complessivi euro 400mila» probabilmente comprensivi dei 300mila che lo stesso Onorato ha dichiarato di aver corrisposto alla fondazione Open di Matteo Renzi nel corso di un'intervista rilasciata a Nello Trocchia, ora giornalista di Domani. Escluso fino a prova contraria che l'eventuale scambio tra la politica e l'armatore sia di natura corruttiva, è plausibile che i partiti e il ministero si siano «dimenticati» di indire le gare per i collegamenti con la Sardegna allo scopo di scongiurare l'ennesima catastrofe sociale nel sud. Il gruppo Onorato si trova in condizioni economiche e finanziarie compromesse e la proposta per il concordato preventivo del Tribunale civile di Milano è la riprova.
Tra l'altro Onorato non ha mai finito di pagare per intero nemmeno Tirrenia acquistata dallo stato nel 2012 al prezzo pattuito di 380 milioni di euro. Tirrenia è la compagnia dedicata all'espletamento della continuità territoriale con la Sardegna e per essa Onorato ha pagato solo 200 milioni, restano insolute le rate del 2016, 2019 e 2021.
Date queste condizioni è plausibile ritenere che senza i 72 milioni di euro l'anno di contributi statali il gruppo difficilmente potrebbe proseguire la sua navigazione. In pratica finirebbero per strada molti dei 6mila dipendenti, in gran parte napoletani e campani dell'area di Torre del Greco.
Sarebbe l'ennesima bomba sociale che si sommerebbe all'Ilva, alla Whirpool e alle altre crisi endemiche del mezzogiorno. Tutto questo la politica non se lo può permettere, soprattutto in questo momento di crisi lacerante per il Covid-19. Nei cinque anni che hanno preceduto il tracollo, dalle casse del gruppo Onorato sono continuati a uscire soldi come se la crisi fosse un'eco lontana.
La relazione degli avvocati al tribunale di Milano informa, per esempio, che sono stati spesi 4,5 milioni di euro per l'acquisto e la ristrutturazione di villa Lilium a Porto Cervo, 5 milioni e 100mila per le sponsorizzazioni del team velico Mascalzone Latino, 2,8 milioni per il noleggio di un jet Falcon, 550mila euro a Roberto Mercuri.
Poi 400mila euro per la locazione e ristrutturazione di un immobile in via Brera a Milano, 600mila per il noleggio e il riscatto di auto di lusso (alcune poi rivendute), 50mila euro per i gioielli della signora Erika Pollack, madrina del varo di una nave intitolata al marito defunto Alf. E infine 232mila euro a favore del presidente Vincenzo Onorato «di cui non è stato possibile acclarare la natura».
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