La prossima settimana il Nazareno deve dare indicazioni sullo schema da seguire per scegliere i candidati per Bruxelles. L’ipotesi della segretaria seconda o terza ovunque
La promessa di Elly Schlein ai dirigenti più vicini era che «chiuso l’accordo in Basilicata» si sarebbe finalmente aperto il fatidico dossier europee. È vero che giovedì «l’accordo in Basilicata», contrariamente agli annunci trionfali di mercoledì sera, era tutt’altro che chiuso. Ma è altrettanto vero che per il Nazareno non è possibile rimandare troppo a lungo una discussione a carte scoperte sulle liste per Bruxelles.
Dunque da lunedì la segretaria deve cominciare a sbrogliare la matassa. Cominciare, e anche finire presto: il tempo stringe e la campagna elettorale non è una passeggiata di salute per tutti: ma soprattutto per gli eventuali candidati outsider che Schlein sta cercando, per rinnovare «il profilo» della delegazione dem a Bruxelles e comporla a sua immagine e somiglianza. Le circoscrizioni sono sterminate, per chi vorrà tentare di essere eletto ci sono chilometri e chilometri da macinare.
Dunque il responsabile organizzazione Igor Taruffi, dopo aver sudato sette camicie per scovare il candidato lucano, in questo caso in tandem con il responsabile enti locali Stefano Baruffi, dovrà subito rimettersi al lavoro per trovare la quadra per le liste: e al momento è un altro caso impossibile.
Cos’è il «panino»
I tanti dem interessati alla questione brancolano nel buio. L’ultima suggestione che circola è lo schema del «panino» al vertice di ogni lista: una donna, tendenzialmente outsider (ma non esclusivamente, per evitare l’accusa di trattare le donne del partito come una «bad company»), poi un uomo, tendenzialmente di partito, e poi una donna: tendenzialmente Schlein.
Lo schema serve a sfruttare al massimo l’opzione dei tre voti che si possono esprimere nella scheda. Schlein medita di schierarsi per terza in ogni circoscrizione, o seconda – se per capolista c’è un uomo –, comunque in una posizione che possa essere raccontata come «una candidatura di servizio».
L’ipotesi non si è ancora solidificata. Ma l’esempio più esplicativo potrebbe essere quello della circoscrizione Nord-Ovest: capolista Cecilia Strada, attivista e già presidente di Emergency (è figlia di Teresa Sarti e Gino Strada), seguita da un uomo dall’elettorato solido, per esempio Giorgio Gori – l’alternanza di genere è d’obbligo, né la minoranza potrà essere confinata ai piani bassi – e al terzo posto la segretaria.
L’invito agli elettori sarà quello di usare tutte e tre le preferenze (lo hanno chiesto in molte nel corso della conferenza delle donne, lo scorso 9 marzo), per non penalizzare nessuna.
I problemi
Ma lo schema del «panino» fatica a reggere già nel Nord est, dove circola il nome dell’immunologa Antonella Viola, ma per certo per ora c’è solamente il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Altro big, qui, Alessandro Zan, vicino a Schlein.
Buio anche sul nome della capolista al centro: qui per certo ci sono alcuni “big” come Nicola Zingaretti e Dario Nardella. Così forti che rischierebbero di azzoppare un’altra candidatura eccellente (ma poco probabile) quella dell’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, il pacifistissimo che pure può contare sull’appoggio di Demos e di grandi simpatie negli ambienti bergogliani. Discorso a parte è la circoscrizione Sud, dove i dirigenti tendenza Schlein, uomini e donne, sono pochi. E si devono misurare con assi pigliatutto come Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci. Che non sarà capolista, ma rischia di fare il pieno del voto organizzato.
Insomma, l’idea del «panino» circola, ma mancano gli ingredienti: le donne a cui Schlein affiderebbe il compito di «allargare» l’elettorato del Pd (si parla delle scrittrici Chiara Valerio e Elena Stancanelli, per esempio) non sono molte. Nel Pd c’è chi lavora ad un ripensamento della giornalista Lucia Annunziata, che però già a suo tempo si è sfilata.
Dunque crescono i malumori. Perché la segretaria fin qui non ha condiviso con il gruppo dirigente neanche il ragionamento sullo «schema». Ha chiesto di aspettare il voto sardo, poi quello abruzzese. Ora non può chiedere di aspettare anche quello lucano. Il «panino» di Schlein, se non verrà servito a tavola presto, rischia di essere già scaduto. E di andare di traverso a molti e molte.
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