- La Lega rilancia l’impegno alla tassazione sugli utili aggiuntivi anche per il settore bancario. Ma a Matteo Salvini non basta: vuole lo scostamento di bilancio, seguito dai Cinque stelle di Conte.
- Fratelli d’Italia vuole limitarsi a una correzione della tassa sugli extraprofitti. Ma a destra, in questo caso, sono tutti d’accordo sull’aumento dell’imposizione fiscale.
- Nel Pd l’auspicio è di portare l’aliquota oltre l’attuale 25 per cento sugli extraprofitti. Il Movimento 5 stelle indica la soglia del 45, i rossoverdi chiedono tutto indietro alle società.
La parola magica è diventata “extraprofitti”. Da destra a sinistra, tutti usano l’argomento per consentire l’abbattimento dei rincari delle bollette per famiglie e imprese. È ormai un tema cruciale della campagna elettorale per provare a conquistare consensi negli ultimi giorni prima del voto.
Gli slogan costruiti a tavolino, i programmi che promettono un cambiamento mirabolante si sgonfiano di fronte a una semplice domanda: come affrontare i rincari? Gli italiani sono evidentemente preoccupati dal possibile razionamento di elettricità e gas nelle case e nelle aziende, e dalle relative conseguenze per l’economia.
L’aumento del prezzo del gas sta mettendo in affanno decine di migliaia di realtà produttive, ma sta anche favorendo gli introiti per i colossi del settore, insieme ad altri comparti che indirettamente vedono crescere gli incassi a fine mese. Da qui è scaturita, nelle scorse settimane, la decisione del governo Draghi di mettere una tassa al 25 per cento sui cosiddetti extraprofitti, da cui arriveranno parte delle risorse necessarie per coprire il terzo decreto Aiuti. Nei giorni scorsi il ministero dell’Economia aveva addirittura prospettato l’ipotesi di un raddoppio del prelievo fiscale.
Voto last minute
Nell’attesa di capire le decisioni del governo in carica, la risposta al caro energia è sempre più un argomento per scardinare le resistenze degli indecisi e tentare di conquistare il voto umorale, last minute. Un mezzo di propaganda.
Ne sa qualcosa il leader della Lega, Matteo Salvini, che ha parlato della tassazione degli extraprofitti come un’opzione temporanea perché «non è la soluzione». Il suo mantra alza l’asticella, puntando allo scostamento di bilancio e a un provvedimento da 30 miliardi di euro. Lo ripete in ogni incontro pubblico, invitando gli altri leader a seguirlo su questa rotta. E anzi manifesta stupore che quasi nessuno aderisca alla sua iniziativa. Paradossalmente, per ora, ad averlo seguito sono il leader di Azione, Carlo Calenda, che non ha escluso questa possibilità, e il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, creando un inedito tridente pro scostamento di bilancio.
Al netto della battaglia sullo scostamento di bilancio, la Lega, attraverso il responsabile energia Paolo Arrigoni, ha già rilanciato l’impegno per il prelievo sugli extraprofitti «anche delle banche, che fanno i derivati di copertura del rischio in campo energetico», proponendo poi la «prosecuzione del prelievo delle extramarginalità dei produttori rinnovabili». Giorgia Meloni, pure su questo capitolo, deve rintuzzare gli attacchi dell’alleato, o presunto tale, tanto che ha rivolto una lamentela a Salvini: «È sempre più polemico con me che con gli avversari».
Linea Draghi
Sugli extraprofitti la leader di Fratelli d’Italia è allineata al governo: bisogna proseguire con la tassazione, senza fughe in avanti. Il responsabile economico di FdI, Maurizio Leo, ha comunque indicato la possibilità di aumentare le risorse individuando una diversa base imponibile (a suo giudizio quella di oggi «è sbagliata»).
Resta un fatto, la destra, paladina contro l’aumento delle tasse e sostenitrice della flat tax, prevede in questo caso un’eccezione e si allinea alla battaglia per un incremento di pressione fiscale, seppure limitato ad alcune società, quelle che appunto beneficiano degli extraprofitti. Ma alla fine non fornisce una quantificazione esatta.
Chi invece indica delle soglie precise è il M5s. Uno dei vice di Conte, Riccardo Ricciardi, ha rilanciato l’aumento al 45 per cento, prevedendo l’estensione «ai settori bancario, farmaceutico e assicurativo». Anche in questo caso ricreando l’antica sinergia con la Lega che ha portato alla nascita del governo gialloverde.
Il Pd porta avanti la battaglia, seppur non particolarmente visibile, di elevare la percentuale di tassazione ben oltre il 25 per cento. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, aveva prospettato l’ipotesi, in sintonia con le indiscrezioni filtrate dal ministero dell’Economia, di un possibile raddoppio al 50 per cento.
Eppure la cifra non soddisferebbe del tutto l’alleanza rossoverde di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, che pensa direttamente di richiedere indietro 50 miliardi di euro di extraprofitti, o comunque fino all’ultimo centesimo di introiti aggiuntivi rispetto al passato. Ma da chi chiede la patrimoniale, la cosa non sorprende. A differenza di altri.
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