L’emendamento al disegno di legge di bilancio firmato dall’ex presidente del Pd e da Nicola Fratoianni (LeU) è stato dichiarato inammissibile. I parlamentari hanno fatto ricorso e adesso sarà riconsiderato: «Se non verrà ammesso lo ripresenteremo al Senato». Il dibattito ormai è aperto: «Attendo una riunione del Pd»
- L’emendamento al disegno di legge di Bilancio firmato dall’ex presidente del Pd e da Nicola Fratoianni (LeU) che istituisce una tassa patrimoniale è stato dichiarato inammissibile. «Secondo me è un errore – dice Orfini -, non vogliamo essere malevoli, correggeranno l’errore».
- I parlamentari hanno fatto ricorso e adesso sarà riconsiderato: «Se non verrà ammesso lo ripresenteremo al Senato». Il dibattito ormai è aperto: «Attendo una riunione del Pd».
- Anche l’altra parte della maggioranza non sembra disponibile. Di Maio ha detto di no. Per Orfini ha dimostrato di essere di destra. Nei Cinque stelle però «ci sono sensibilità diverse, anche se ce ne sono altri di destra, come Alessandro Di Battista».
Matteo Orfini, il deputato ex presidente del Pd, non ha intenzione di desistere sulla patrimoniale. L’emendamento al disegno di legge di Bilancio che istituisce la nuova tassa sui beni a seconda di quanto si possiede è stato dichiarato inammissibile in commissione bilancio per mancanza di coperture: «Questa è una tesi abbastanza affascinante» dice il deputato, la ragioneria «interviene in un secondo momento, l’inammissibilità preventiva è stata stabilita dalla presidenza della commissione».
Il presidente della commissione è Fabio Melilli del Pd: «Secondo me è un errore, non vogliamo essere malevoli, correggeranno l’errore e consentiranno la discussione. Non si vede sennò in quale altra discussione dovrebbe essere affrontato un articolo simile se non nella legge di Bilancio, è ovvio che è ammissibile».
L’emendamento riporta come prima firma Nicola Fratoianni (LeU), ma anche altri parlamentari del Pd hanno firmato. Negli scorsi giorni il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, in un messaggio su Telegram ha rilanciato una una notizia che bollava l’emendamento come un’iniziativa non appoggiata dal gruppo: «Erano fonti del gruppo, non esiste una dichiarazione. La politica che parla per fonti non la considero. Non commento fonti anonime. Attendo una posizione del Pd, una riunione».
Attualmente nessuno si è esposto. Appena è emerso il dibattito, il parlamentare aveva immaginato una posizione favorevole del ministro Giuseppe Provenzano o del vicesegretario Andrea Orlando, però nessuno ha risposto: «Mi pare che siano stati silenziosi fino a qui».
La discussione intanto continuerà alla Camera dove questa sera la commissione deciderà: «E se non lo riammettono lo ripresenteremo al Senato. Il dibattito ormai è nel paese, al netto del merito della nostra singola proposta un dibattito nel Paese lo abbiamo aperto e sarebbe un delitto non proseguirlo. Con questo tema si devono misurare tutti, in primo luogo coloro che si dichiarano di centro sinistra».
Mentre nel Pd c’è il silenzio, nel paese il tema è stato molto discusso. Patrimoniale è stato Twitter trend per oltre 24 ore: «Reputo che sia un fatto positivo che sia stato rotto un tabu, prima non se ne poteva neanche parlare, adesso se ne sta discutendo con tante persone, dai singoli cittadini a personalità di rilievo che dicono che il principio è giusto». Anche se l’attenzione è arrivata dopo che il tema ha preso spazio nel resto d’Europa: «Intanto è arrivato, non sprechiamo l’occasione».
La destra ha detto compatta di no, da Forza Italia a Fratelli d’Italia, fino alla Lega. Matteo Salvini ha detto anzi che è «da arresto», Orfini dice: «Fa il suo mestiere, difende il 10 per cento della popolazione più ricco, lo fa con argomenti falsi, dicendo che colpisce i più deboli, cosa falsa, visto che diminuisce la pressione sulla stragrande maggioranza della popolazione e aggredisce il percentile più ricco. La destra, come tutte le destre del mondo, difende i più ricchi, con motivazioni false».
Anche Luigi Di Maio, parte della maggioranza si è detto contrario, anzi, che lo è da sempre tutto il movimento: «Lo includo nelle categoria delle destre, per me – commenta il deputato del Pd - Di Maio è di destra per quello che dice, e me lo ha confermato». Nei Cinque stelle però «ci sono sensibilità diverse, anche se ce ne sono altri di destra, come Alessandro Di Battista». Adesso «aspettiamo l’esito del ricorso» conclude Orfini.
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