Non servono le temperature glaciali richieste dalla “catena del freddo” prevista per il prodotto della concorrente Pfizer. Ma restano molte incognite
- Una settimana dall’annuncio di Pfizer, ieri l’azienda biotech americana Moderna ha pareggiato i conti con la “rivale” e dichiarato un’efficacia del 94,5 per cento per il suo candidato vaccino.
- Il farmaco non sarà disponibile su larga scala fino a primavera: le prime 20 milioni di dosi andranno direttamente sul mercato americano e potenzialmente saranno prodotte poi tra 500 milioni e 1 miliardo di dosi entro il 2021.
- Resta però la cautela come ingrediente fondamentale in attesa di dati certi sulla sicureazza e la durata dell’efficacia del vaccino.
Più efficace, più facile da conservare, più vicino al traguardo. A una settimana dall’annuncio di Pfizer, ieri l’azienda biotech americana Moderna ha pareggiato i conti con la “rivale” e dichiarato un’efficacia del 94,5 per cento per il suo candidato vaccino che, come il concorrente, ha iniziato la sperimentazione di fase 3 nel mese di luglio. Questo secondo vaccino ha un vantaggio immediatamente comprensibile: si mantiene per un mese nei comuni frigoriferi e fino a 6 mesi nei freezer farmaceutici a una temperatura di meno venti gradi. Non c’è paragone rispetto a quello Pfizer, nome in codice BNT162b2, che ha bisogno di temperature glaciali e di freezer speciali in grado di congelare fino a meno 70-80 gradi e di una catena del freddo tutta da costruire con una logistica costosa che segna immediatamente un confine netto tra i paesi che potranno farlo e quelli che hanno meno possibilità.
La sperimentazione dell’mRNA-1273, così si chiama il preparato, ha coinvolto circa 30mila volontari negli Stati Uniti. I dati relativi alla prima fase dimostrano che su 95 persone positive al Covid-19, solo 5 dei volontari che avevano ricevuto il vaccino Moderna hanno sviluppato sintomi mentre sono stati 90 riscontrati fra coloro che avevano ricevuto il placebo. Il vaccino di Moderna non ha avuto effetti collaterali, solo poche linee di febbre e un po' di spossatezza e ha bisogno di una seconda dose dopo quattro settimane, quello Pfizer invece dopo tre settimane.
Prima gli americani
Il farmaco non sarà tuttavia disponibile su larga scala fino a primavera: le prime 20 milioni di dosi andranno direttamente sul mercato americano e potenzialmente saranno prodotte poi tra 500 milioni e 1 miliardo di dosi entro il 2021. Il vaccino Moderna è veramente “born in Usa”, poiché è realizzato insieme ai National Institutes of Health (Nih), di cui Anthony Fauci è uno dei direttori storici, e proprio il Nih in una nota, diffusa dopo che il Comitato indipendente di monitoraggio dei dati e della sicurezza, ha spiegato: «Questa revisione ad interim dei dati suggerisce che il vaccino è sicuro ed efficace nel prevenire Covid-19 sintomatico negli adulti».
Nel frattempo, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha già avviato l’analisi dei dati del vaccino di Moderna. Nello specifico, fa sapere l’ente, si è deciso di avviare la procedure del cosiddetto “rolling review”, ovvero il primo step del processo di approvazione, sulla base dei risultati preliminari degli studi non clinici e dei primi studi clinici effettuati sugli adulti, da cui emerge che il vaccino stimola la produzione di anticorpi e cellule immunitarie T (cellule del sistema immunitario) che prendono di mira il virus.
L’annuncio di ieri ha avuto un immediato effetto-accaparramento, con il governo britannico che si è assicurato 5 milioni di dosi del vaccino Moderna e con la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ha comunicato di lavorare a un accordo «da finalizzare presto» proprio con la biotech americana. L’Europa ha già stretto conque accordi per altrettanti potenziali vaccini e questo con Moderna sarebbe il sesto da aggiungere al portfolio contro il Covid-19.
A che punto sono gli altri
Poiché l’effetto annuncio ha funzionato, in pochi giorni per due case farmaceutiche è probabile ne arrivino altri a brevi, sempre poco supportati da dati pubblici. A fronte di 239 Vaccini in fase di studio in tutto il mondo, ben 39 sono - secondo l'osservatorio del Milken Institute di Pasadena - sono in fase di sperimentazione clinica.
Tra questi, una decina sono quelli che hanno avviato la fase 3 di sperimentazione e si trovano ormai in procinto di concludere questa tappa fondamentale. Sul filo di lana ci sono 5 candidati Vaccini prodotti da aziende che hanno sede in Europa o negli Stati Uniti o da consorzi di imprese ed istituzioni di ricerca euro-americane, da altri quattro vaccini prodotti da aziende cinesi e uno prodotto dal Gamaleya Institute di Mosca. Farmaci molto diversi tra loro per caratteristiche biologiche e per stato di sviluppo e di sperimentazione.
I vaccini di Pfizer e Moderna utilizzano il metodo dell'Rna messaggero che prevede l’iniezione di un gene sintetico che entra nelle cellule del nostro corpo e impone loro di produrre la spike, il famoso “gancio” sulla punta della corona del virus che punge e stimola il nostro sistema immunitario.
Resta però la cautela come ingrediente fondamentale in attesa di dati certi sulla sicureazza e la durata dell’efficacia del vaccino. La stessa Organizzazione mondiale della sanità non si sbilancia e ha parlato solo di dati incoraggianti. Soumya Swaminathan, scienziato capo dell'Organizzazione mondiale della sanità, in conferenza stampa a Ginevra lo ha chiarito «Aspettiamo però i dati completi per quanto riguarda l'efficacia, ma anche la sicurezza e gli effetti collaterali. Dalla ricerca sui vaccini in questi giorni stanno arrivando notizie incoraggianti, prima da Pfizer, ora da Moderna. Ma ci sono ancora delle domande cui dobbiamo avere risposte».
L’arsenale di vaccini contro il Covid sembra poter contare su molte armi, ma manca il proiettile magico che vada a bersaglio senza rischiare di tornare indietro come un boomerang.
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