Il capogruppo del Pd alla Camera avverte sui numeri delle Camere adesso che 58 parlamentari del Movimento si sono detti pronti a tutto pur di non avallare la riforma del meccanismo. I democratici non arretrano, neanche il vice segretario Orlando, che pure ha usato toni concilianti: «Fino a un certo punto». Per i Dem Braga e Stefano sono soldi che servono
Con post su twitter, dichiarazioni e comunicati il Pd serra i ranghi sul meccanismo europeo di salvaguardia degli stati, il Mes, e il capogruppo del Pd, Graziano Delrio lo dice: «si rischia la maggioranza». A niente è valso l’appello del presidente del consiglio Giuseppe Conte che in diretta in prima serata giovedì ha chiesto: «Non drammatizziamo».
Il fondatore del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo ha pubblicato un post sul suo blog scrivendo che «la Mes è finita», ma il coro del Pd, dal vice segretario Andrea Orlando al presidente della commissione politiche Ue, Dario Stefano, gli dimostra che per i Dem non è così.
Delrio ha difeso il Mes a radio Inblu, la radio della Cei.«La revisione del Mes è un cambiamento in meglio di questo strumento, costringe ad una maggiore solidarietà, fa un passo verso l'Unione bancaria ed il mercato unico dei capitali, in sostanza verso un Europa più politica, più forte ed anche più solidale». Il Mes «è uno strumento che si può decidere di utilizzare o meno, ma se dopo aver fatto attendere un anno l'Europa ora l'Italia non dovesse procedere rischia di perdere la sua credibilità».
Il problema adesso però è anche la maggioranza, soprattutto a Palazzo Madama. «Il fatto che alcuni parlamentari non intendano accettare questa modifica mette a rischio la maggioranza, soprattutto al Senato». Secondo l’esponente democratico la disponibilità del Pd alle mediazioni così come «a tenere unita la maggioranza ed il governo ma non è possibile che non si vada avanti, per noi è un punto non eludibile». Lui, conclude, crede «che ci voglia ragionevolezza, l'Italia che grazie a questa maggioranza ha ritrovato credibilità in Europa ora non può rischiare di perderla».
Chiara Braga, coordinatice del programma e deputata, si spinge oltre. Non si tratta solo della riforma del meccanismo, per il Pd bisogna proprio prendere i fondi: «Per il Partito Democratico l'obiettivo principale, di fronte ai dati drammatici di queste ore, è rafforzare la sanità pubblica e universale a partire dalla medicina territoriale». Per questo «è incomprensibile non utilizzare i fondi del Mes e non avere una maggioranza in politica estera su temi così importanti per il futuro del Paese» ha detto ai Tg.
Dario Stefano, presidente della commissione Politiche Ue al Senato ha attaccato su twitter chi dice no: «Sorge spontanea una domanda: quanti di quelli che, in queste ore, discutono, dichiarano e si schierano per il no alla riforma del Mes conoscono realmente i contenuti della riforma? Quanti hanno letto o approfondito e quanti lo fanno solo per partito preso?».
Il vice segretario Andrea Orlando in mattinata sulle colonne del Corriere della Sera, ha cercato di conciliare le posizioni. Fino a un certo punto: «Comprensibile, sino ad un certo punto, che in un momento come questo si glissi sulle questioni più divisive».
Per lui «se è anche ragionevole che si tolga al Mes ogni carica ideologica» dall’altra parte «mi pare che siamo tutti d’accordo che sulla sanità ci voglia un significativo investimento e se il Recovery dovesse tardare». A meno che «i nostri partner di governo non abbiano particolari strumenti persuasivi nei confronti di Orbán» ha ironizzato. «Il tema di avere un flusso finanziario diventa fondamentale». Per lui «può essere sbagliato, in presenza di alternative, dire “O Mes o morte”, ma può essere suicida dire “Mai il Mes”».
© Riproduzione riservata