Calabria, un Pd in pieno marasma, è alla ricerca di un candidato per le prossime elezioni regionali. Lotte interne, balcanizzazione del partito in correnti e gruppi di potere, fette di notabilato locale che trattano con  la destra, hanno spinto il giovane Nicola Irto a ritirarsi dalla corsa. Un colpo per il Nazareno. Irto aveva scritto una dura lettera a Enrico Letta prima del suo passo indietro, non ottenendo mai una risposta. Ieri il segretario del Pd ha deciso di occuparsi del dossier Calabria.

Domani manderà a Catanzaro l’ex ministro Francesco Boccia a tentare di dipanare la matassa. Boccia ha in serbo una proposta che dovrebbe mettere d’accordo le varie “anime” del Pd calabro. Un nome forte, autorevole: quello di Enzo Ciconte. Alcuni notabili starebbero già sondando il terreno. Ciconte è calabrese, negli anni Settanta-Ottanta è stato dirigente e deputato del Pci dopo una lunga esperienza a Torino. Alla fine della sua esperienza politica si è dedicato agli studi diventando uno degli storici della ‘ndrangheta più apprezzato nel mondo civile e in quello accademico.

Il suo nome potrebbe calmare le acque agitatissime del Pd calabrese, ma aprirebbe una serie di problemi con il Movimento Cinquestelle. I grillini in riva allo Stretto sono spaccati, la base non vuole l’alleanza col Pd, altri vogliono le primarie e puntano su Dalila Nesci, la sottosegretaria al Sud. Dal canto suo Ciconte non si mostra meravigliato. «C’è solo un problema – commenta – nessuno mi ha chiamato. Se nessuno ti chiama non puoi un sì, un no, oppure un adesso ci penso».

«Un nome – dice un dirigente del Pd calabrese – non risolve i problemi posti da Irto. Quando un candidato si ritira e parla di medioevo politico, di un partito “dominato da troppi feudi”, e da piccoli feudatari “che giocano a fare gli strateghi per garantirsi una poltrona”, di pezzi di notabilato che trattano con la destra, pone un problema di qualità ed etica della classe dirigente. Questioni che andavano affrontate prima, e che non risolvi con un nome autorevole, suggestivo, come quello del professor Ciconte».

Disordine

Grande è il disordine sotto il cielo. In Calabria e al Nazareno. Perché se dopo il ritiro della candidatura di Irto, Letta si era affrettato a dichiarare stima e proporre sostegni, ventiquattr’ore dopo spunta il nome di un altro candidato. Un fatto che certamente non induce Irto a cambiare posizione e tornare sui suoi passi. A questo punto anche l’ipotesi primarie sembra sfumare. Non solo per una questione di tempi tecnici, ma per motivi squisitamente politici.

I Cinquestelle sono spaccati sull’ipotesi di un accordo col Pd e con il centrosinistra. A far aumentare i dubbi, anche la tempesta che si è scatenata a Napoli, dove una parte consistente dei grillini (due consiglieri regionali, l’ex candidato sindaco di cinque anni fa, esponenti storici dei meetup) hanno attaccato i vertici del Movimento (il Presidente della Camera Fico, in primo luogo) e minacciato di presentare una lista indipendente. Ma il vero incubo del Pd e del centrosinistra si chiama Luigi de Magistris.

Il sindaco di Napoli, ed ex pm a Catanzaro, gira il territorio da mesi, ha già le liste pronte e guadagnerebbe terreno, secondo alcuni sondaggi riservati. Ieri l’ex pm ha lanciato un appello agli «uomini e alle donne non compromessi». «Venite con noi per rompere il sistema e costruire il buon governo». Poi una stilettata al Pd. «Quando l’ex segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti afferma che il suo partito pensa più alle poltrone che agli interessi del Paese e quando il candidato alla presidenza della regione Calabria per il Pd dice che il partito è in mano ai feudi, qualche problemino evidentemente esiste da quelle parti».

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