Il ministro dell’Interno alla Camera: «Ad oggi dall’inizio del 2023 sono arrivate via mare 140.586 persone» e «La presenza delle ong continua a costituire un catalizzatore dei flussi attraverso il canale di Sicilia»
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è intervenuto con una informativa alla Camera, fornendo una serie di dati sui flussi migratori e le politiche del governo. In questo contesto ha spiegato la linea del governo, che è quella di «fermare gli ingressi illegali» e chiamato in causa l’Unione europea, cui ha chiesto di finanziare la costruzione dei nuovi cpr.
I numeri
«A oggi dall’inizio del 2023 sono arrivate via mare 140.586 persone, mentre nello stesso periodo degli anni 2021 e 2022 ne erano arrivate, rispettivamente, 49.764 e 75.833», ha detto Piantedosi, spiegando che «uno dei principali fattori scatenanti sono i conflitti armati e alle porte dell’Ue, tra cui ci sono i conflitti in Ucraina e ora Israele, senza dimenticare il rischio delle radicalizzazioni islamiste».
Quanto alla provenienza, si è registrato un aumento di partenze dalla Tunisia del «376 per cento, con 91 mila migranti sbarcati», mentre è diminuito del 4 per cento il flusso dalla Libia, del 46 per cento dall’Algeria e del 55 per cento dalla Turchia.
La Tunisia
Per questo Piantedosi ha ribadito l’importanza del piano Mattei e degli accordi bilaterali con la Tunisia che il governo Meloni ha iniziato a tessere, «che avrebbero migliore effetto se anche l’Europa intervenisse. È essenziale che l’Ue sostenga la Tunisia».
Servono «investimenti di ampio respiro e lungo termine e un piano Mattei per l’Africa per rendere possibile il sogno delle nuove generazioni africane di non essere costrette a emigrare».
Colpa delle Ong
«La presenza delle Ong continua a costituire un catalizzatore dei flussi attraverso il canale di Sicilia sebbene gli interventi normativi in materia di gestione dei flussi migratori, introdotti con il decreto legge del gennaio scorso, abbiano sensibilmente contribuito a disciplinarne le attività assoggettandole alle direttive emanate dalle autorità competenti per il search and rescue e a quelle di pubblica sicurezza. Dalle informazioni acquisite dai migranti, è emerso che i trafficanti tendono a sovraccaricare le imbarcazioni e a rifornire le stesse di una quantità minima di carburante, in previsione dell'intervento delle navi Ong presenti nelle acque del Mediterraneo centrale», ha detto Piantedosi, anche se non sono mai emersi da documenti ufficiali effetti di pull factor a causa della presenza delle navi Ong in mare.
Piantedosi, tuttavia, ha ribadito il buon funzionamento del cosiddetto dl Cutro, che ha limitato il numero di salvataggi per uscita in mare alle navi Ong, assoggettate a un regime di controlli strutturali più stringenti.
L’ordinanza di Catania e Cpr
Il ministro ha anche affrontato il caso del provvedimento della giudice di Catania, cui sono seguite altre decisioni analoghe, che ha disapplicato il decreto del governo che prevede la cauzione di 5.000 euro a migrante per uscire dai Cpr. «Ne prendiamo atto con quel rispetto pregiudiziale, in senso letterale, che si deve alle decisioni giudiziarie, ma il Governo impugnerà tali decisioni nella ferma convinzione, avvalorata dalle valutazioni dei nostri esperti e dalle continue interlocuzioni che sto avendo a Bruxelles, che le norme in questione siano pienamente coerenti con la cornice giuridica europea di settore e con la Costituzione. I provvedimenti del Governo sono, infatti, ponderati nell'ambito della cornice europea, in un bilanciamento tra esigenze di sicurezza e rispetto dei diritti fondamentali delle persone, e continueranno ad esserlo».
In relazione alla costruzione di nuovi Cpr deliberata in consiglio dei ministri con lo sforzo anche del genio militare, Piantedosi ha detto che lo sforzo dovrà essere coadiuvato anche dall’Unione europea: «Abbiamo varato un programma per l'incremento dei Centri per i rimpatri per la cui realizzazione chiediamo che l'Unione europea ci supporti con risorse finanziarie straordinarie. Si tratta, infatti, di strutture che tornano a beneficio dell'intera Unione e i cui oneri, quindi, non è ragionevole che siano sostenuti dai soli Stati maggiormente esposti agli arrivi».
Il caso Lampedusa
Quanto al caso Lampedusa, «sono sbarcate, dall'inizio dell'anno al 6 ottobre, oltre 94mila persone pari a circa il 70 per cento del totale delle persone arrivate in Italia via mare nel corso del 2023» e «abbiamo trasferito 64.051 persone nel solo periodo dall'1 giugno al 30 settembre. Nello stesso periodo è stata registrata una media di 1.214 presenze giornaliere, con un picco di 6.344 il 13 settembre».
Secondo Piantedosi, tuttavia, i trasferimenti sono stati efficienti ed è stato possibile contenere le presenze sempre entro il limite di 640, che è la capienza dell’hotspot sull’isola.
Arresti e rimpatri
Quanto all’efficacia dei nuovi strumenti del governo, Piantedosi ha detto che al 4 ottobre sono stati arrestati 183 scafisti e rimpatriati 3.471 migranti, «rispetto ai 2.997 dell'analogo periodo di riferimento del 2022 e ai 2.802 del 2021».
E, rispetto ai Cpr, «il 70 per cento degli stranieri rimpatriati è transitato per un Cpr. Ad oggi, circa il 50 per cento degli stranieri lì trattenuti viene rimpatriato». Questi dati mettono in «correlazione positiva» rimpatri e posti nei Cpr, che oggi non bastano e per questo «il governo ha messo in campo diverse misure per ampliarne la capacità ricettiva».
Ha però sottolineato che i trattenimenti nei Cpr sono solo per «migranti adulti privi di titolo a restare in Italia e, come tali, destinati ad essere espulsi, i quali non collaborino alla loro identificazione ovvero presentino profili di pericolosità sociale» e quindi esattamente le persone che gli enti locali considerano più problematiche per l’ordine pubblico. «La presenza di Cpr non diminuisce, bensì aumenta i livelli di sicurezza dei territori di localizzazione».
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