Era il medico di Lampedusa, oggi è un eurodeputato. Sono passati 10 anni da quando un barcone naufragò vicino alle coste dell’isola, una strage nel Mediterraneo, 368 vittime, molti bambini. «Credo oggi ci sia una strategia: dimostrare che in Italia c’è un’invasione e che l'Europa ci ha abbandonato. A Meloni dico: è una mamma, una donna, ritrovi la parte buona di sé».
I sacchi per i cadaveri sulla banchina del molo Favaloro. «Una fila interminabile». Quelli, Pietro Bartolo non riesce a dimenticarli. Il 3 ottobre del 2013 era il medico di Lampedusa, oggi è un eurodeputato. Sono passati 10 anni da quando un barcone naufragò vicino alle coste dell’isola, una strage nel Mediterraneo, 368 vittime, molti bambini. Erano a poche miglia dalla Sicilia. Dall’Europa. Bartolo dovette contarli tutti. Il mondo si è accorto di lui nel 2016, quando Gianfranco Rosi girò il documentario Fuocoammare, Orso d’oro al Festival di Berlino.
«Aprii i sacchi uno per uno. Nel primo c’era un bimbo, avrà avuto 3 anni, aveva dei pantaloncini rossi e una maglietta bianca, lo avvicinai a me per sentirgli il cuore, poi il polso. Non c’erano segnali di vita ma i suoi occhi non erano spenti, sembravano guardarmi, chiedere aiuto. Così provai ancora, e ancora. Li sogno di continuo, quegli occhi, sono il mio incubo. Mi capita ancora di svegliarmi con lui».
Come si convive con quei ricordi?
Ci sono tanti momenti che mi tornano alla mente: il mio amico pescatore che piange disperato per non essere riuscito a portare in salvo più persone, le donne con i corpi ustionati dal mix di benzina e acqua di mare sulle barelle. Un girone infernale da cui riesco a uscire solo pensando alle persone che ho aiutato, come la piccola Anila, partita da sola a 8 anni in cerca della madre o Kebrat. Anche lei era stata messa in un sacco per cadaveri, ma non era morta. Ricordo come un miracolo il lieve battito del polso dopo interminabili secondi di silenzio. Ora ha una famiglia e la vita che cercava.
Che cosa è rimasto nella società della strage di Lampedusa?
Non abbiamo tratto nessun insegnamento, a parte nella prima fase, con la messa in campo dell’operazione Mare Nostrum, di cui dobbiamo essere orgogliosi. E poi tutto come prima: i morti e gli sbarchi continuano.
Se riusciamo a fare accoglienza, non c’è integrazione. Ora vogliono i Cpr, prigioni per persone che non hanno commesso reati. E questa cosa orrenda che non so come chiamare, 5mila euro per non finire lì dentro: un pizzo di stato.
Il tribunale di Catania ha dichiarato illegittima la cauzione.
Perché è orrenda e inverosimile. Lo è anche il decreto Piantedosi che vuole criminalizzare le Ong. Oltre alla legge del mare ci sono le regole internazionali: se non salvi è omissione di soccorso.
Nei giorni scorsi è tornato a Lampedusa con un gruppo di europarlamentari. Cosa le hanno raccontato i suoi concittadini?
L’isola paga le conseguenze di una cattiva informazione, gli imprenditori turistici lamentano un arresto delle prenotazioni. Non è la prima volta, succede sistematicamente.
Parla di cattiva informazione. La situazione non è critica?
Nell’hotspot ci sono poche centinaia di persone. Tutto quello che abbiamo visto si poteva evitare. Credo ci sia una strategia: dimostrare che in Italia c’è un’invasione e che l'Europa ci ha abbandonato, così da giustificare anche l’accordo con la Tunisia, come se fosse la soluzione a tutti i mali.
Lei ha detto: strategia. Intende problemi creati apposta?
Credo proprio di sì, per giustificare l’atteggiamento del governo, le sue scelte, i Cpr. O l’accordo con il tunisino Saied, accordo non rispettato, visti i nuovi arrivi. Nell’arco dell’anno, siamo arrivati a 130mila persone, non è un’invasione. Ma questa è la comunicazione che passa: un’invasione “senza precedenti”.
Invece sono numeri che abbiamo già visto. Mi sembra ridicolo che un paese come l’Italia non riesca a trasferire 7.000 persone. Se le tieni a Lampedusa, certo, hai una difficoltà. Tant'è vero che finita la buriana, nel giro di 24 ore li hanno trasferiti tutti. Quando si vuole si può.
Lei ha ricordato il 2011, quando c’era il governo Berlusconi.
Certamente, certamente, sono arrivate in due giorni circa 7mila persone, forse qualcosa in più. In quel periodo c’era un braccio di ferro tra l’Italia, il ministro dell'Interno Roberto Maroni, il presidente Silvio Berlusconi, con l’Unione europea, per avere un supporto economico. Quando hanno raggiunto l'accordo, in due giorni hanno svuotato l’isola. Queste cose accadono da 30 anni. Di quale emergenza parliamo?
Perché il Patto sulla migrazione e l’asilo stenta a essere siglato?
Perché l'Italia non è d’accordo sulla redistribuzione in tutti i paesi europei? Sembra assurdo, e poi ci lamentiamo perché il problema è nostro. Cercano accordi con Paesi terzi, addirittura Ursula von der Leyen ha detto che il modello tunisino è virtuoso, da replicare. Continuiamo a far patti con i dittatori, con Erdogan, la Libia, la Tunisia. Eppure l’Europa è nata su principi fondamentali: i diritti umani, lo stato di diritto.
Se pensano che Saied lo rispetti, non hanno capito nulla. Ha dato la caccia ai neri, bloccato i magistrati, sciolto il parlamento. Non ho capito a che titolo Meloni, von der Leyen e Mark Rutte sono andati a firmare il memorandum. Sono andati a fare uno show. Hanno gridato al complotto, ma se lo sono costruito loro.
Perché l’Italia non vuole la redistribuzione?
Meloni salvaguarda i suoi amici, l’Ungheria di Viktor Orbán e la Polonia. Ma le popolazioni e gli imprenditori vedono la necessità dell’incremento dell’immigrazione. Le estreme destre intervengono sull’immaginario collettivo. Un ministro ha detto finanche «carico residuale». Come se fosse della merce avariata. Sono persone con storie terrificanti, io le ho sentite tutte: violenze sessuali, torture, devastazioni psicologiche, anni di umiliazione. Basterebbe ascoltare. E poi ci sono gli altri che muoiono nel mare, in questo mare davanti a noi. È inumano e immorale. L’Europa non può comportarsi così, in alcuni casi ci ha resi orgogliosi, come quando abbiamo accolto milioni di ucraini senza che nessuno abbia detto nulla, 5 milioni in un mese, e di fronte a 100mila in un anno reagiamo in altro modo. Questo si chiama razzismo.
C’è qualcuno che si oppone?
In parlamento abbiamo licenziato a larga maggioranza il patto. Il voto contrario era di Lega e Fratelli d’Italia, ma lo abbiamo approvato lo stesso. Le notizie false hanno creato una certa assuefazione o fastidio, però tanta gente lavora in silenzio. Siamo un po’ disorganizzati, però esistono, sa? Parlar male è facile, recuperare è difficile.
Io mi sono inventato attore, scrittore, vado nelle università e nelle scuole, ecco, dovremmo essere in tanti a farlo, mostrare che stiamo parlando di esseri umani. Non dovrebbe essere una questione di destra o di sinistra. La destra vuole esternalizzare le frontiere e difenderle. Ma da chi? Da bambini che muoiono in mare? Non possiamo ridurre tutto a una questione politica o di interesse elettorale. È disumano.
Come mai allora gli elettori votano per le destre?
Dinanzi a una comunicazione che parla di invasione, malattie, delinquenza, è ovvio che la gente si spaventi. Ma quando si parla con i migranti - e i lampedusani lo fanno - si capisce solo che sono persone, non delinquenti. Se il problema è la pelle siamo ridicoli. In questo momento sulla spiaggia sono tutti al sole ad abbronzarsi, non è paradossale questa cosa?
Lei è nato a Lampedusa ed è tornato a lavorarci, quasi per caso ha assistito dei migranti. Poi ha scelto di fare politica. È deluso?
Sono diventato medico dopo una brutta esperienza, sono stato anch’io un naufrago. Sono tornato per dare sanità ai miei concittadini, poi mi sono trovato di fronte al fenomeno migratorio e mi sono occupato di queste persone per 30 anni. Solidarietà, accoglienza, rispetto dei diritti umani. Per questo ho scelto di diventare europarlamentare, credo nella politica fatta con onestà e passione. È un’arte nobile, ha il compito di affrontare i problemi e risolverli. L’immigrazione invece è stata acuita per interessi elettorali, per quattro miseri voti, sulla pelle della gente. Al molo Favarolo ai miei assistenti dicevo sempre: il primo approccio non deve essere sanitario, ma umano.
Cosa intende?
Bisogna fargli capire che sono arrivati in un posto dove nessuno più gli farà del male. Ho calcolato di aver visto più di 350mila persone passare da qui, con il terrore negli occhi, la paura per ciò che gli potrà capitare. Vedono tutti bardati, la Finanza, la capitaneria, i Carabinieri, persone con i giubbotti arancioni. Io sono sempre andato vestito normale, ho messo i guanti per loro, non per me.
Come vorrebbe che venisse ricordata la strage del 2013?
Non c’è solo il 3 ottobre di Lampedusa, ma anche Pylos, Cutro, l’11 ottobre del 2013 (la cosiddetta strage dei bambini ndr). Era più lontano e pare non ci interessi. Vorrei che l’Italia e l’Europa si svegliassero e ritrovassero la strada della solidarietà. L’Europa vuole diventare una fortezza con muri e filo spinato. Non hanno mai funzionato. Cambiamo strategia, cambiamo paradigma, cambiamo visione.
Cosa direbbe oggi a Giorgia Meloni?
Sbaglia tutto, è accanita nei confronti di queste persone: parla di blocchi navali, di paesi terzi. Sarà difficile che io riesca a convincerla, ma una cosa gliela voglio dire. Lei è una mamma, una donna, dovrebbe avere nel suo intimo anche un lato positivo nel suo cuore. Io spero che ritrovi questa parte buona.
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