Mentre procede la terza chiama, il Movimento si spacca sull’opportunità di sostenere il presidente del Consiglio, inviso a molti, tra cui il presidente Conte, oppure farsi tentare dalla proposta di centrodestra di Matteo Salvini
Aggiornamento: Beppe Grillo ha smentito in diretta su La7 il contenuto della telefonata con Conte, dichiarando di non aver «mai parlato dell'argomento di votare Draghi al telefono» con il presidente del M5s. Ma Grillo non smentisce di aver ricevuto una chiamata, che le nostre fonti invece confermano, da parte di Luigi Di Maio sul tema.
Nelle ore frenetiche in cui Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza attendono ancora che il centrodestra decida se accettare o meno l’offerta del centrosinistra di aprire un tavolo comune sulla scelta di un candidato condiviso per la presidenza, a movimentare la mattinata del terzo voto per il Quirinale arriva un giro di telefonate in casa Cinque stelle.
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Come riporta anche l’agenzia AdnKronos, in queste ore il fondatore del Movimento Beppe Grillo ha deciso di chiamare il presidente Conte per chiedergli di individuare un «candidato autorevole e super partes». L’agenzia racconta anche di «Piena sintonia tra i due sulla linea della trattativa che Conte sta conducendo per il Colle».
La mano di Di Maio
Secondo diverse fonti interne al Movimento, consultate da Domani, l’origine della telefonata è riconducibile a una chiamata precedente intercorsa tra Grillo, che finora era rimasto ai margini della corsa al Quirinale, e Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri avrebbe chiesto al fondatore di intervenire per portare anche Conte a tornare nello schieramento che sostiene Mario Draghi ed evitare di farsi tentare dalla proposta di Matteo Salvini, che propone di convergere su un candidato di centrodestra.
In effetti, la definizione «super partes» citato anche dall’agenzia non sembra attribuibile ai nomi evocati come possibili candidati del centrodestra nelle ultime ore.
Una mossa in linea con lo scouting che sta procedendo in queste ore: a Di Maio viene attribuito un grande attivismo per sondare gli umori del gruppo di grandi elettori Cinque stelle sulla possibilità di mandare al Quirinale l’ex banchiere e attuale capo del governo.
Una discesa in campo del fondatore può essere decisiva nell’universo Cinque stelle. Mentre nelle ultime elezioni del capo dello stato aveva dato spunti decisivi per la scelta dei candidati di bandiera del Movimento, all’epoca all’opposizione, per il momento non ha ancora voluto dire la sua. Ma basta ricordare la formazione del governo Draghi: dopo che l’allora capo politico Vito Crimi aveva annunciato di non voler partecipare all’esecutivo, Grillo aveva costretto maggiorenti e parlamentari a una giravolta garantendo all’ex banchiere il sostegno del M5s.
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